Tokyo Ghoul: cinque curiosità su Kishou Arima, dal suo passato al perché del suo soprannome

Cinque cose che non tutti sanno su Kishou Arima

Kishou Arima è un personaggio che nella storia di Tokyo Ghoul ha spronato, seppur indirettamente molti altri ad entrare a far parte del CCG.

Il suo talento come investigatore sembra infatti precederlo al punto da averlo reso un vero e proprio personaggio per cui provare ammirazione.

Curiosità che non tutti sanno su Kishou Arima

Questa è l'immagine del personaggio

Kishou Arima è il protagonista dello spin-off Tokyo Ghoul: Jack

- Si scoprirà che Koshou Arima è il re da un occhio solo, un titolo che infine passerà nelle mani di Ken Kaneki

- È nato lo stesso giorno di Ken Kaneki, ovvero il 20 Dicembre

- Nelle carte da gioco ufficiali è rappresentato da uno dei Jolly

- È considerato l'investigatore più forte tra tutti e tra i tanti allievi ha avuto Akira Mado, Take Hirako, Koori Ui, Sasaki, etc...

Analisi del personaggio

Kishou Arima è un personaggio alquanto controverso. Ammirato dai colleghi, in passato è stato al centro di non poche invidie proprio per la sua estrema bravura che negli anni lo ha portato ad esser etichettato con il soprannome di Shinigami della CCG ovvero il Dio della morte della CCG.

Leader della quadra S3 ha avuto un avanzamento di carriera (che ha iniziato all'età di 16 anni) piuttosto rapido, specie dopo aver colpito il gufo con un occhio solo, riuscendo a portargli via un braccio.

La sua bravura è tale da aver ispirato persino Koutarou Amon a diventare un investigatore e a seguirne le orme in tutto e per tutto. Nella sia vita ha infatti ucciso tantisismi ghoul (tra cui la sorella di Yomo), al punto che questo sarà uno dei crucci che si porterà dentro negli anni, considerandosi qualcuno in grado solo di togliere la vita altrui.

A renderlo un personaggio spesso ammirato e invidiato dagli altri è anche il suo temperamento sempre tranquillo al punto da farlo apparire a tratti distaccato. Un modo di essere che sembra venir meno con Haise verso il quale inizia a sviluppare sempre di più sentimenti di affetto ed un rapporto che sembra quasi più simile a quello tra padre e figlio. Alla sua morte, infatti, sarà lui stesso ad ammettere che l'unica cosa buona che sente di aver lasciato è appunto Haise.