Il voto delle donne: come e quanto il cinema è diventato "per lei"?

Il 1° febbraio si ricorda l'introduzione del diritto al voto alle donne in Italia. Ma la battaglia per la parità di genere non è finita e passa anche dal cinema

Chi segue le cronache del mondo hollywoodiano sa bene che quello della emancipazione femminile è un tema evergreen. Non solo perché nelle sale continuiamo ad assistere alla presenza di pellicole che, con toni diversi e intenti altrettanto differenti, accendono i riflettori sulle cosiddette quote rosa. Ma anche perché il mondo della settima arte è un mondo sessista. Sì, hai letto bene: nella democraticissima California il dibattito sul sessismo è all'ordine del giorno ed emerge ogni volta che si parla di cachet e compensi. Non si tratta forse di discriminazione delle donne se nello stesso film il protagonista si intasca fino al trenta per cento in più rispetto alla controparte femminile? Ti potresti chiedere perché parlarne ora. Potresti domandare quale attrice ha subito l'ennesimo torto di discriminazione di genere. Nessuna, per ora. Ma il fatto che il 1° febbraio si stia avvicinando, presta il fianco a trattare meglio un tema strettamente collegato ai diritti delle donne. Che cosa hai detto? Ti sei dimenticato che cosa accade il 1° febbraio? Allora continua a leggere.

Il 1° febbraio del 1945 fu introdotto il diritto di voto alle donne in Italia. Da allora sono passati 72 anni, ma, storicamente, il raggiungimento del suffragio universale in Italia è cosa dell'altro ieri. Passo fondamentale per l'emancipazione delle donne, il riconoscimento di questo diritto può considerarsi comunque tardivo rispetto a quanto avvenuto in altri Paesi europei: nel Granducato di Finlandia, per esempio, il suffragio femminile fu introdotto già a partire dal 1907.

Per il diritto al voto passa necessariamente la storia (ancora incompleta) dell'emancipazione femminile in Italia; e più in generale passa la storia dell'emancipazione femminile tout court, che il colpevole mondo del cinema di cui si è scritto poco sopra ricorda sempre nella narrazione e molto meno di frequente nei fatti.

Non film da donne, quindi, ma film sulle donne, sono quelli che ti presentiamo qui di seguito, ricordando sempre che il 1° febbraio del 1945 si è vinta una battaglia importante, ma la guerra per l'ottenimento fattuale della parità di genere è ancora da combattere. Tutti i giorni.

Quel che è un lavoro da donne

Il primo film consigliato è uscito da poco nelle sale cinematografiche americane. È Il Diritto di Contare, storia di Katherine Johnson (Taraji P. Henson), Dorothy Vaughn (Octavia Spencer) e Mary Jackson (Janelle Monae), tre brillanti donne afroamericane che – alla NASA – lavorarono ad una delle più grandi operazioni della storia: la spedizione in orbita dell’astronauta John Glenn, un obbiettivo importante che non solo riportò fiducia nella nazione, ma che ribaltò la corsa allo spazio, galvanizzando il mondo intero.

Tre donne, per giunta afroamericane, che superano i cervelloni maschili in quei campi che il pregiudizio e gli stereotipi hanno sempre precluso all'altra metà del cielo. Il diritto di contare è un film con donne forti e almeno per le donne Italiane ancora più significativo. Nella tua mente sarà già balenato il nome di Samantha Cristoforetti, prima donna italiana negli equipaggi dell'Agenzia Spaziale Europea.

Samantha Cristoforetti e vita privata non sono nemmeno in discussione. L'unico commento che vorremmo vedere sulla donna che detiene il record europeo e il record femminile di permanenza nello spazio in un singolo volo (199 giorni) è quello che chiede un film (anche un piccolo cortometraggio va benissimo) sulle imprese di questo orgoglio nazionale.

La suffragetta Meryl Streep

Dal diritto al voto alle donne in Italia si vola fino in Inghilterra per parlare di un altro film recente e dal cast davvero importante. Si tratta di Suffragette, pellicola del 2015 diretta da Sarah Gavron con protagoniste Carey Mulligan, Anne-Marie Duff e Helena Bonham Carter. Nel cast vi è anche Meryl Streep, nei panni di Emmeline Pankhurst, attivista e politica britannica che guidò davvero il movimento suffragista femminile del Regno Unito.

Il film è ambientato nella Londra del 1912. Maud Watts è una giovane lavandaia che durante una consegna di lavoro si ritrova al centro di una rivolta per il diritto al voto femminile dove riconosce una sua collega, Violet Miller. Incoraggiata da Violet, Maud decide di partecipare a una riunione e di unirsi al movimento delle suffragiste.

Incomincia così la battaglia di Maud e delle altre donne che fecero parte del movimento suffragista per ottenere il diritto al voto, che il parlamento britannico concesse alle donne al di sopra dei 30 anni nel 1918 – con una serie di condizioni che oggi riterremmo assurde, come che fossero già iscritte al registro degli elettori provinciali o che lo fosse il loro marito, oppure che avessero delle proprietà, o che fossero studentesse universitarie in una circoscrizione universitaria, come Oxford e Cambridge.

Nel 1928 tutte le donne al di sopra dei 21 anni ottennero il diritto di votare come i coetanei maschi, pur senza obblighi di leva, come invece previsto per il sesso maschile.
Suffragette è ovviamente un film tratto da una storia vera e, nonostante alcuni critici abbiano mosso accuse su una troppo evidente semplificazione delle vicende storiche, ha il merito di gettare luce sui primi anni della lotta che portò alla emancipazione delle donne di oggi.

Una menzione a parte merita la succitata Meryl Streep (la puoi vedere anche in un film in streaming gratis e senza registrazione, ma di tutt'altro genere: La scelta di Sophie è sempre disponibile su PopcornTv). Perché la più grande attrice vivente di Hollywood è sempre stata fervente sostenitrice delle cause femministe.

Non possiamo non citare, quindi, un'intervista a firma di Arianna Finos per Repubblica.it pubblicata proprio in occasione della premiére italiana del film. 

Ho trovato stupefacente e irritante che sulla storia di questo movimento non fosse mai stato fatto un film. Mi piace che il punto di vista del racconto non sia quello del movimento e dei suoi capi ma quelle delle operaie dell’epoca, inserite in un contesto familiare e sociale che le vedeva svantaggiate.

Film d'azione e film Disney passano alle quote rosa

Il segnale che qualcosa sta cambiando, però, all'interno del maschilista mondo hollywoodiano, si percepisce. Al di là del peso delle parole di un gigante come Meryl Streep, potrebbe non essere un caso – ed è elemento già sottolineato da diversi “addetti ai lavori” – che la nozione di film di genere vada sempre più indebolendosi. In altre parole, si fanno più labili i confini tra i cosiddetti film per ragazzi e film per ragazze. Gli esempi sono tutti da vedere (anche in streaming on line: è sufficiente che tu lo faccia legalmente).

Una delle saghe fantasy/action più grandi e di successo dell'ultimo decennio vede come protagonista un'eroina. Facciamo la conoscenza di Katniss Everdeen nel primo capitolo della serie Hunger Games nel 2012. È un'adolescente forte e sicura che nel giro di 4 film – e in un tempo narrativo davvero molto stretto – diventa una donna emancipata, da tutto e da tutti.

È vero, Jennifer Lawrence interpreta una sorta di rivoluzionaria passiva, che al contrario delle Suffragette di cui abbiamo parlato sopra viene investita dalla rivoluzione e che accetta di esserne suo malgrado simbolo e veicolo. Katniss Everdeen è una femminista di spirito, non per ideologia. E quanto le ideologie possano essere pericolose lo insegna la nemesi della protagonista, anche lei donna, Alma Coin: antagonista subdola e silenziosa della democrazia, simbolo di una dittatura che non fa alcuna distinzione di genere.

La rivoluzione sottobanco del femminismo passa anche – e non sotto silenzio – anche dai film della Disney. La “responsabilità” culturale per aver proposto a intere generazioni lo stereotipo della principessa salvata dal principe azzurro è innegabile. Poi esce Frozen. Il film è un vero successo, sotto quasi ogni punto di vista. La critica lo elogia, il pubblico ne è entusiasta. Quindi la rapida presa di coscienza: a essere protagoniste sono due donne, due sorelle, Elsa e Anna. E quando quest'ultima è in pericolo di vita, è la prima a salvarla. Nessun eroe senza macchia e senza paura. Frozen è davvero il primo film Disney in cui le donne della storia... portano i pantaloni

Un pugno sullo stomaco

Si passa dalle tinte pastello dei film della Disney a quelle molto più dure dei film di denuncia. L'emancipazione femminile più autentica è forse lo stato in cui una donna non ha nulla da temere nell'esser donna. Ci riferiamo ai film di violenza sulle donne, film spesso drammatici che con la vividezza dell'immagine provano a scuotere le coscienze.

Non possiamo non consigliartene uno, visibile in streaming on line senza registrazione su PopcornTv, in cui riconoscerai una delle icone degli anni Ottanta. Lei è Sophie Marceau, l'indimenticabile protagonista di Il tempo delle mele, in Arrestatemi, film duro e drammatico che ripropone il tema della violenza sulle donne in tutta la sua tragica attualità.

L'attrice francese è la donna che si presenta al commissariato confessando l’omicidio del marito commesso esattamente dieci anni prima. Il racconto delle sevizie e delle violenze subite dalla donna a opera dell'umo lasciano tuttavia l'ispettrice inorridita e la inducono a tentare di convincere la colpevole a desistere dall'autodenuncia.

Quanto mai attuale, il film si snoda tra il presente e frequenti flashback che riguardano un torbido passato. È una pellicola che colpisce come un pugno nello stomaco e che pone a nudo senza sconti una grande ingiustizia dei nostri tempi, ma suggerendo allo stesso tempo anche una risposta legalista, che indica una via sociale a un male che origina nel privato.

Il discorso di Emma

Ti ricorderai di sicuro di Emma Watson, la Hermione dei film di Harry Potter tra poco al cinema con il live action di La Bella e la Bestia. Ricordi anche che ha tenuto un discorso sui diritti delle donne a New York, nelle vesti di nuova ambasciatrice del settore UN Women delle Nazioni Unite' Per dieci minuti circa ha promosso la campagna “He for She”, rivolgendosi agli uomini, e invitandoli a fare qualcosa per ridurre le disuguaglianze di genere.

Se smettiamo di definirci l’un l’altro in base a cosa non siamo, e cominciamo a definire noi stessi in base a chi siamo, possiamo essere tutti più liberi. (…) Voglio che gli uomini prendano su di sé questo impegno, in modo che le loro sorelle, madri e figlie possano essere libere dai pregiudizi, ma anche perché ai loro figli sia permesso di essere vulnerabili e umani, rivendicando quelle parti di loro che hanno messo da parte e diventando così la versione più vera e completa di loro stessi.

Il suo toccante intervento è stato visto milioni di volte su YouTube. E per esso ha dovuto subire anche minacce e attacchi sul web.

Il fatto che ci siano stati episodi come questi è la prova che quella marcia incominciata (in Italia) il 1° febbraio con il suffragio universale e diretta verso l'emancipazione femminile e la parità di genere, non è ancora conlusa.