7 km da Gerusalemme: una lezione di catechismo mal riuscita

Il film di Claudio Malaponti non convince e i temi religiosi che tratta perdono il loro reale significato

Quello di portare sul grande schermo le tematiche religiose è un esercizio che molti registi hanno provato a svolgere. La Passione di Cristo di Mel Gibson è uno degli esempi di maggiore successo degli ultimi anni ma, La Tunica uno di quelli più premiati (il film di Henry Koster del 1953 ha anche vinto due Premi Oscar). Ma non sono solamente i cineasti americani a esserci cimentati con tali argomenti, anche qualche italiano lo ha fatto: è il caso di Claudio Malaponti con il suo 7 km da Gerusalemme, film tratto dall'omonimo romanzo di Pino Farinotti. La pellicola non racconta uno specifico episodio tratto dal Vangelo ma è una rivisitazione in chiave moderna del brano di Luca in cui racconta la storia dei due discepoli che, nella strada tra Gerusalemme e Emmaus, incontrano Gesù risorto, lo invitano a cena ma lo riconosco solamente nel momento in cui spezza il pane.

Luca Ward, doppiatore ma anche attore magnetico

In realtà il film risulta essere una mal riuscita lezione di catechismo. Viene dipinto un Gesù moderno, che beve una lattina di Coca Cola e sale su un fuoristrada mettendo la cintura di sicurezza, ma che non riesce mai ad essere protagonista neppure nelle scene in cui lo è. Non convince il modo in cui il personaggio è stato disegnato, neppure quello in cui Alessandro Etrusco lo interpreta: sempre la stessa espressione sul volto e battute troppo fiacche, che di certo non possono appartenere ad un personaggio storico il cui carisma (al di là delle credenze religiose individuali) non è certo in discussione ma è riconosciuto da tutti. Meno male che l'altro ruolo da protagonista è stato affidato a Luca Ward, che riesce a dare sostanza al suo personaggio, il pubblicitario Alessandro Forte che, dopo aver intrapreso il cammino tra Gerusalemme e Emmaus incontra proprio Gesù.

Nonostante i vari difetti che il film ha, Ward con i suoi sguardi e i suoi movimenti riesce a essere magnetico (senza considerare la voce ipnotizzante pace ogni volta di incollare gli spettatori davanti allo schermo, piccolo o grande che sia): la pellicola inizia con un suo monologo che per il ritmo ricorda quella più celebre con cui inizia Trainspotting, ma l'attore e doppiatore romano, per far breccia nella mente dello spettatore, non può contare su una colonna sonora altrettanto travolgente e lo stesso monologo non ha l'intensità di quello scandito da Mark Renton (ovvero Ewan McGregor).

7 km da Gerusalemme: il significato ne esce sminuito

Peccato che neanche Luca Ward riesca a dare un senso ai continui cambi di personalità e al conflitto interiore che vive il suo Alessandro Forte che, per tutta la durata del film, nel giro di pochi minuti passa dall'essere un devoto discepolo di Gesù al non credere assolutamente alle visioni che quotidianamente ha. Eppure, con estrema pazienza, il Messia di prove della sua reale esistenza al pubblicitario ne dà in grande quantità, elargendo miracoli su miracoli come un Babbo Natale qualsiasi fa con i pacchi regalo. Proprio questo è uno degli aspetti che meno piace della pellicola: 7 km da Gerusalemme vuole essere un film religioso, che possa anche avvicinare lo spettatore alla fede cattolica, invece finisce per rendere poco credibile sia Gesù (è questo non può che essere un problema enorme per questo genere di lungometraggio), sia il suo discepolo.

Un vero peccato che Claudio Malaponti non sia riuscito a trasportare al meglio nel mondo della settima arte l'opera letteraria di Pino Farinotti, il noto autore del Dizionario di tutti i film. Come dicevamo all'inizio in tanti hanno provato a portare nel cinema alcuni episodi narrati nelle Sacre Scritture o comunque inerenti alle tematiche religiose: se i due regitati citati in precedenza, Mel Gibson e Henry Koster (rispettivamente con La Passione di Cristo e La Tunica) ci sono riusciti, Claudio Malaponti con il suo 7 km da Gerusalemme non è riuscito a fare lo stesso.

Voto: 4,5

Frase:
“Lo dichiaro subito: non leggo gli oroscopi, siamo soli nell'universo, non mi evolverò in una farfalla o in un santo, per credere ho bisogno di prove".

Fonte foto di copertina: https://www.facebook.com/LucaWard/