Visioni italiane, a Bologna un festival alla ricerca di nuovi autori

In concorso documentari e cortometraggi. Tra gli eventi speciali Palombella rossa di Nanni Moretti e il nuovo film di Ermanno Olmi

Un festival di cinema riservato a documentari e cortometraggi realizzati da autori italiani ai primi passi, "che stanno definendo il loro sguardo e sperimentando cosa e come raccontarlo" (si legge nella presentazione firmata da Gian Luca Farinelli). Ma senza dimenticare chi il suo percorso lo ha trovato da tempo ed è stato fonte di ispirazione per nuove generazioni di filmakers intente a trovare spazio in un cinema italiano alternativo e indipendente rispetto ai colossi generalisti. Questo festival, che esiste da 23 anni, si chiama Visioni italiane ed è uno degli appuntamenti annuali proposti dalla Cineteca di Bologna diretta da Farinelli, che aggiunge: "E' programmaticamente un festival anti-glamour, contro gli sprechi, senza celebrazioni, dove le star sono gli autori di film personali e che per questo pensiamo siano meritevoli di particolare attenzione. Film unici, che ci raccontano un paese estremamente complesso che i media nazionali non sono capaci di vedere".

Diretto da Anna Di Martino, Visioni italiane (27 febbraio-5 marzo 2017) è composto di sei sezioni competitive, dentro le quali immergersi alla ricerca dei nuovi talenti: concoso di corto e mediometraggi, di documentari, per film a tematica ambientale, sul tema "l'acqua come fonte di vita, benessere, salute e turismo", di film fatti da giovani registi sardi, di film inerenti la città. Non sono invece da scoprire, ma da vedere o rivedere, in alcuni casi con grande piacere, in altri con meno interesse, i film inseriti negli eventi speciali. Se l'inaugurazione è stata caratterizzata dallo sguardo retrospettivo con uno dei capolavori di Nanni Moretti, ancora oggi tra le sue opere migliori, Palombella rossa (1989), presentato nella versione restaurata in 4K dalla Cineteca Nazionale con la supervisione del regista e la collaborazione alla correzione del colore di Giuseppe Lanci, direttore della fotografia del film, la proiezione di Vedete, sono uno di voi (martedì 28 febbraio 2017, ore 20.30; il film uscirà nelle sale a marzo in data da definire) è nel segno del presente, trattandosi del nuovo lavoro documentario di Ermanno Olmi. In esso, il regista bergamasco ripercorre la biografia di Carlo Maria Martini, "principe della Chiesa cattolica che ha speso i giorni della sua vita rigorosamente fedele alla sua vocazione e ai suoi ideali; uno spirito profetico che sapeva farsi interrogare dalla realtà storica, interpretandola alla luce del Vangelo".

Sono invece riservati a due cineasti molto apprezzati ma anche estremamente sopravvalutati gli altri eventi speciali. Da una parte, Pietro Marcello, autore di un cinema della contaminazione, partendo da uno sguardo sul reale, inscritto in un falso stupore. Del regista di Bella e perduta sarà in visione (venerdì 3 marzo 2017, ore 17.30) il suo primo lungometraggio Il passaggio della linea (2007), girato su un treno espresso notturno che attraversa l'Italia e lì incontrando una variegata umanità, e verrà presentato il cofanetto dvd Il cinema di Pietro Marcello. Memoria dell'immagine. Dall'altra, Gianfranco Rosi, documentarista che riduce la forza dei soggetti narrati in narcisistiche confezioni estetiche, e non solo nei suoi pluri-premiati Sacro GRA e Fuocoammare. Vedere, per rendersene conto, due dei suoi lavori precedenti scelti da Visioni italiane e in programma domenica 5 marzo 2017 (ore 21): Boatman (2017), un barcaiolo sulle sponde del Gange, e Below Sea Level (2008), un gruppo di persone che ha scelto di allontanarsi dalla società per vivere in un'ex base militare non lontano da Los Angeles situata quaranta metri sotto il livello del mare. I due film sono stati restaurati dalla Cineteca di Bologna e da Doc & Film International.

Il festival è stato vinto da La ville engloutie di Anna de Manincor/ZimmerFrei, racconto di una città, Chalon-sur-Saone, per 50 anni luogo di produzione della Kodak in Europa, declinato secondo lo stile che contraddistingue questo collettivo di artisti atteno alla sperimentazione linguistica. E' il settimo capitolo della serie Temporary Cities.