Aki Kaurismaki conquista Berlino. Sarà Orso d'oro?

Al festival del cinema il regista finlandese racconta con umorismo l'Europa di oggi e l'odissea dei profughi siriani. In sala ad aprile

Torna con un film di bruciante attualità, senza rinunciare all'ironia e all'umorismo che caratterizzano i suoi film, Aki Kaurismaki. Il regista finlandese è a Berlino, al suo debutto in concorso al festival, con The Other Side of Hope. Ed è già diventato il principale candidato per l'Orso d'oro. Bisognerà attendere la cerimonia di premiazione, domenica 19 gennaio 2017, per conoscere il verdetto della giuria presieduta da Paul Verhoeven. Mentre si dovrà attendere il 6 aprile 2017 per vedere questa sua nuova caustica commedia sociale nelle sale italiane.

Con The Other Side of Hope, Kaurismaki continua a disegnare una precisa cartografia del presente, del mondo che viviamo, togliendo dai margini per dare loro la visibilità del primo piano personaggi esclusi dalla società. Senza bisogno di troppe parole, parla di solitudini, immigrazione, ostinata resistenza, di un'umanità sull'orlo dell'abisso. Sei anni dopo Miracolo a Le Havre - favola tenera e spietata sull'Europa dei nostri giorni descritta ricorrendo a un tempo indecifrabile, sospeso fra gli anni Trenta del Novecento e l'oggi, e narrando l'inattesa amicizia tra un ex scrittore e un ragazzino africano - il più noto cineasta della Finlandia dà spazio in The Other Side of Hope a due personaggi segnati dalle esperienze, pur così differenti. A Helsinki si incontrano il siriano Khaled (Sherwan Haji), fuggito dal suo paese in guerra, da Aleppo dove ha perso quasi tutta la famiglia, e il finlandese Wilkstrom (Sakari Kuosmanen), commesso viaggiatore che intende dare una svolta radicale alla sua vita aprendo un ristorante. Haji è un vero rifugiato, al suo esordio al cinema. Kuosmanen, un attore molto legato all'opera di Kaurismaki, avendo interpretato svariate pellicole del regista, fin dagli anni Ottanta.

Da quel decennio prende forma una delle filmografie più originali del cinema contemporaneo. Nascono film di plastica costruzione visiva, di rara precisione formale, dove gli attori sono corpi che recitano attraverso gesti minimi che creano situazioni surreali composte da Kaurismaki in quadri dell'immobilità illuminati dal colore o dal bianconero. Il segno d'autore Kaurismaki lo evidenzia sia rivisitando in chiave moderna monumenti della letteratura (Delitto e castigo di Dostoevskij nel film omonimo del 1983, suo esordio nel lungometraggio di finzione; Amleto si mette in affari, del 1987, ispirato ad Amleto di Shakespeare) sia compiendo scorribande insieme ai Leningrad Cowboys, band rock siberiana (Leningrad Cowboys Go America, 1989); sia elaborando tessiture mélo (La fiammiferaia, 1990, uno dei suoi capolavori, con Kati Outinen, attrice di bravura immensa più volte scelta da Kaurismaki) sia chiamando in periodi diversi come compagno e complice Jean-Pierre Léaud, ovvero l'Antoine Doinel alter ego di François Truffaut (Ho affittato un killer, 1990, Vita da bohème, 1992, Miracolo a Le Havre, 2011). A testimonianza di un cinema, quello di Aki Kaurismaki, colto, cinefilo, raffinato e graffiante, spietato e luminosamente delirante.