Angel Face, Marion Cotillard madre egoista nel dramma di Vanessa Filho

Un pugno nello stomaco Angel Face, opera prima di Vanessa Filho presentata a Cannes 2018 con Marion Cotillard nei panni di una pessima madre.

La dolcezza di un abbraccio apre Angel Face, il film scritto e diretto da Vanessa Filho, presentato in anteprima nella sezione Un Certain Reguard della 71° edizione del Festival di Cannes. Alle prime luci dell'alba una bambina di otto anni accarezza i capelli della mamma visibilmente stordita e le canta una canzone per  farla addormentare. Fin dalla prima inquadratura è chiara la dimensione intima e viscerale di questo dramma che si sviluppa gradualmente, puntando a sconvolgere emotivamente lo spettatore. 

Angel Face: la trama del film con Marion Cotillard

Marion Cotillard è Marlene, una donna sregolata schiava della bottiglia che vive con la figlia in un’area della Costa Azzurra che ha l’aspetto di una desolata periferia. Eccessiva e volgare nell’abbigliamento e nel trucco, la protagonista di Angel Face colleziona uomini e momenti imbarazzanti, preda di una costante confusione personale che la rende una pessima madre. Si aggira per i locali con abiti succinti portando con sé la piccola Elli, che osserva con disapprovazione e rabbia i comportamenti della madre, pur nutrendo per lei un affetto sincero. Marlene sembra non rendersi conto del male che fa ogni giorno alla figlia, una creatura serafica e riservata, costretta a rinunciare alla spensieratezza della sua età per preoccuparsi dell’incolumità di colei che le ha dato la vita. Dopo l’ennesimo incontro con uno sconosciuto in un nightclub, la donna si allontana per molti giorni, abbandonando Elli che deve provare a sopravvivere da sola. 

Angel Face: Marion Cotillard è una madre irresponsabile ed egoista

“Tutto andrà bene, non ti preoccupare. Ti voglio tanto bene, sei l’unica mia ragione di vita” ripete più volte Marlene alla figlia, dal vivo o al telefono. Parole che si rivelano come un’ammissione di colpa, sottolineando una forma di egoismo distruttiva e indiretta, che travolge tutto quello che incontra, senza lasciare superstiti. La regista porta sullo schermo una protagonista sfuggente, che non riesce ad instaurare un rapporto sincero con l’altro sesso, né ad essere una madre responsabile. La sua instabilità e una depressione annegata nell’alcol sono le sue uniche compagne di viaggio, che si sono impossessate di lei e non la lasciano andare. La trama di Angel Face non è sicuramente originale, poiché il rapporto madre-figlia tormentato e conflittuale è stato spesso protagonista sullo schermo. Infatti l’impronta di questo dramma francese ricorda il recente Figlia Mia di Laura Bispuri, mostrato all’edizione del Festival di Berlino 2018, o Fortunata di Sergio Castellitto passato sempre a Cannes lo scorso anno con Jasmine Trinca premiata come Miglior Attrice. Ma, rispetto ai cugini italiani, Vanessa Filho trova la chiave di lettura più adatta alla storia, realizzando un film travolgente dal punto di vista emotivo, e scegliendo una narrazione dal punto di vista della giovane protagonista Ayline Etaix. Forte anche l'alchimia naturale tra le due attrici che funziona, delinenando un rapporto di incomprensione e tenerezza, impegnato in un costante inseguimento della complicità. 

Angel Face: il dolore straziante di una figlia abbandonata

Marion Cotillard veste i panni di un personaggio femminile molto diverso dai ruoli in cui l’abbiamo vista fino ad oggi. La sua ostentata eleganza viene sostituita da uno stile grossolano e volgare, ma l’interpretazione dell’attrice è all’altezza del copione, senza cadere in una rappresentazione caricaturale di una donna sopra le righe. La stampa internazionale sembra aver ritenuto inadatta, in gran parte, la Cotillard per questo ruolo, ma forse è proprio la novità di vederla in una veste diversa che può trarre in inganno e portare a questa conclusione, per altri inesatta e persino ingiusta. Tuttavia la vera protagonista di Angel Face è la piccola Ayline Etaix nei panni della piccola Elli. Il suo sguardo costantemente rabbuiato e inquisitore non è diretto solo alla madre, ma al suo mondo abitato da compagni di scuola che la prendono in giro, amici di famiglia poco raccomandabili e un padre assente. La Filho evidenzia il suo profondo malessere con gli strumenti giusti, e l’effetto è una storia straziante, un pugno nello stomaco che emoziona, commuove e lascia il segno. La regia si sofferma su numerosi primi piani che sembrano ricercare la verità nei volti delle due protagoniste. Una madre e sua figlia legate da un amore imprigionato in un gioco di ruoli che spinge una bambina a rinunciare alla sua innocenza. Ma anche un gioco di specchi in cui Elli è molto arrabbiata con la madre, ma cerca di imitarla nei suoi pochi pregi e numerosi difetti. La sceneggiatura ha alcuni punti deboli, ma procede senza molti dialoghi. Il disagio esistenziale dei protagonisti di questa storia spinosa e coinvolgente, è disegnato dalla regista attraverso inquadrature pop e suggestive anche grazie all'intervento di Guillaume Schiffman come Direttore della Fotografia.

Angel Face: un film emotivamente sconvolgente

I colori vivi e fluorescenti delle notti folli e del trucco eccessivo di Marlene entrano in contrasto con un paesaggio che richiama una deprimente periferia, nonostante la presenza del mare. Per i bambini che giocano sulla spiaggia e le famiglie felici che nuotano e prendono il sole di fronte casa di Elli e Marlene, il mare è una piacevole distrazione, mentre per le protagoniste sembra quasi non esistere, o assume le sembianze di un inquietante giudice pronto a mietere le sue vittime. Angel Face non è un film semplice da metabolizzare, ma è ricco di sfumature emotive, forse più vicine all’universo femminile. Vanessa Filho tocca le corde del cuore, immergendo due anime sfortunate in una dimensione poetica di smarrimento e confusione. Ma il pubblico non viene travolto da una semplice malinconia, bensì da un dolore quasi disturbante. Il ritmo, tuttavia, risente di alcune scene superflue che allungano inutilmente la narrazione, e alcuni eccessi potrebbero risultare ripetitivi. Nel cast presenti anche Alban Lenoir e Anelie Daure. 

Tra i film in concorso per la sezione Un Certain Reguard Angel Face ha una sua identità forte e convincente, e un buon equilibrio tra forma e contenuto, non lontano dal cinema francese contemporaneo più tradizionale. Uno di quei film che non si prestano ad una classica recensione critica, ma chiedono di essere vissuti di pancia, lasciandosi guidare dalle sensazioni e dalle emozioni, nel bene e nel male.

Voto: 8