Annientamento - recensione

Il primo volume della Trilogia dell'Area X, Annientamento di Jeff VanderMeer, ci porta dentro un mondo pieno di riferimenti alla nostra condizione, un romanzo intenso e d'intrattenimento

Annientamento, pubblicato da Einaudi, di Jeff VanderMeer, è il primo volume della Trilogia dell’Area X. Romanzo che già dal titolo, per farla facile, non promette niente di buono per i suoi protagonisti, ma l’essenza della storia può essere colta solo all’interno dell’intera opera progettata e che l’editore Einaudi ha programmato di pubblicare nel giro di pochi mesi.

Il romanzo inizia prima della lettura, la storia comincia sulla soglia della prima pagina. Infatti, non si può non notare la particolare copertina realizzata da Lorenzo Ceccotti, un richiamo grafico all’inquietudine (parola che incontreremo spesso) che avvolge l’intera storia di Annientamento, ma allo stesso tempo è già uno sguardo (letteralmente) rivolto a chi si prepara nella lettura. Un avviso, un monito a chi vuole compiere un passo dentro un mondo dove le leggi della Natura sorreggono la vita e dove l’uomo è un batterio che va debellato per mantenere inalterato quello stesso equilibrio. Jeff VanderMeer riconduce la storia all’interno di quello che può sembrare l’apparente dualità conflittuale tra Cultura vs Natura, ma l’opposizione non è frontale, è qualcosa di meno definibile, qualcosa di strisciante, un po’ come gli animali potrebbero vedere gli umani: padroni e dominatori. Ecco, Annientamento è la metafora di questo visione ma rovesciata, qui dentro i padroni non siamo noi ma la Natura.

L’Area X è un zona da cui non sono tornate undici spedizioni. Un luogo con una vegetazione rigogliosa e inspiegabile in cui avvengono strani fenomeni. Il luogo è in Florida ed è monitorato costantemente dall’agenzia governativa Southern Reach, ma non si riesce a venire a capo dell’origine misteriosa di questo pezzo di terra che sembra impazzito e fuori controllo. Inoltre qualcosa dentro la l’Area X deve accadere per forza perché altrimenti non si spiegherebbe cosa possa essere successo alle spedizioni che si sono succedute avventurandosi dentro la zona. E sicuramente tutti pensano che quello che succede non sia niente di buono.

Ora è in procinto di partire la dodicesima spedizione. Composta esclusivamente da quattro donne: la biologa, la psicologa, l’antropologa e una topografa. Le quattro scienziate una volta penetrate dentro l’Area X fissano il loro campo base e cominciano la perlustrazione della zona alla ricerca dei possibili indizi che spieghino cosa stia succedendo intorno a loro e alle spedizioni precedenti e considerate disperse, se non peggio.

Delle quattro donne, tutte identificate dalla loro professione e quindi equiparate in una spersonalizzazione identitaria che sarà il lento e progressivo slittamento verso il finale temporaneo di questa storia e dei suoi personaggi. Soprattutto la biologa, che ha un coinvolgimento personale, infatti il marito è uno dei dispersi dell’Area X e il suo intento è cercare di capire se sia ancora vivo o no.

Il primo giorno le donne trovano un pozzo, una costruzione che sprofonda nel terreno ma che man mano che si scende in profondità si rivela essere un cilindro di un tunnel che scende nelle viscere della terra. Qui vengono rinvenute sul muro delle strane piante che formano delle parole. La biologa procede all’analisi ma accidentalmente ne inala delle spore, ma decide di non parlarne con le altre. Ma anche questa spedizione comincia a subire l’influsso dell’ambiente circostante e la prima a sparire è l’antropologa, mentre la biologa comincia ad avvertire qualcosa di strano in lei, forse le spore assorbite?

L’ambientazione tropicale rende perfettamente l’idea dell’atmosfera che permea l’intero romanzo: un clima inospitale, permanente caldo e umido che non fa respirare bene; un ambiente ostile e selvaggio circondato da pericoli. Ma le cose stanno veramente così? Forse, ma l’Area X si presenta come un luogo vergine, incontaminato, costantemente a lavoro per la costruzione dell’armonia fra le varie parti che partecipano alla sua crescita. Luogo incontaminato e in armonia, poco ci vuole a capire che l’uomo qui dentro è ospite poco gradito se non un nemico da abbattere, l’ecosistema si difende dal suo peggior avversario che diventa impotente davanti a una forza inspiegabile. L’Area X non agisce solo fisicamente sull’uomo ma interviene anche nel suo spirito: chiunque entri in contatto con essa, se ne esce vivo, rimane completamento svuotato dentro, senza ambizioni, senza sogni, preso da un’inerzia esistenziale.

I richiami che Jeff VanderMeer fa sono molti e non solo letterari, infatti è possibile cogliere i riferimenti a Lost, alla costante inquietudine che permea le azioni dei protagonisti che sembrano spiati e mai soli, avvolti da una forza oscura che tenta di controllarli e loro, i protagonisti, cominciano a sospettare l’uno dell’altra. Il tutto non trova mai una sua riduzione, anche la dualità tra Cultura vs Natura è solo la confezione esterna di una ricerca più profonda sulla costruzione delle identità sociale e, soprattutto, del controllo sociale. La Natura è la metafora del sistema digitale che sempre più ci collega agli altri e alle cose, ci organizza l’agenda, ci detta i ritmi anche del tempo libero. Ci semplifichiamo la vita in molte cose ma per farlo cediamo un pezzo della nostra libertà alla volta senza comprenderne il vero significato. Non poteva essere altrimenti, perché come diceva Manlio Sgalambro l’idea di salvare la Natura è stupida in partenza perché comunque vada a vincere è sempre lei perché prima o poi ci infila a tutti sotto terra. Però al di là delle riflessioni e delle speculazioni Annientamento è prima di tutto un gran romanzo di genere che si legge tutto d’un fiato. Tanto che presto arriverà al cinema, a prendere in mano il progetto è Alex Garland, appena incontrato nella sua opera prima da regista, Ex_Machina.

L’invenzione di Morel, L’isola del Dottor Moreau, il Philip K. Dick di Ubik, Limbo di Bernard Wolfe, così come i lavori di Lovecraft, questi le maggiori fonti d’ispirazione di VanderMeer, autore prolifico e ignorato finora dagli editori italiani nonostante abbia sempre goduto dell’apprezzamento e della stima di molti suoi colleghi scrittori. Jeff VanderMeer usa l’inquietudine di Annientamento per dispiegare molte informazioni alcune delle quali trovano già risposta all’interno del romanzo, ma non dimentichiamoci che questo è il primo volume di una trilogia e che quindi i colpi di scena sono solo all’iniziato.

Massimiliano Pistonesi