Quando i figli litigano per abiti e gioielli di mamma Audrey Hepburn

Causa tra i due figli dell'attrice a causa dell'utilizzo di cimeli appartenuti alla Hepburn

Le liti per una eredità sono all'ordine del giorno: stavolta è della grande Audrey Hepburn che si parla e a litigare sono i suoi figli. Il motivo? I cimeli dell'attrice: oggetti come gioielli, abiti, trofei e copioni di film, di proprietà della Hepburn stanno creando dei problemi ai suoi eredi. Da una parte Sean Ferrer, nato dal matrimonio con Mel Ferrer, che ha lasciato nel 2012 il consiglio di amministrazione dell'organizzazione Audrey Hepburn Children's Fund, quella che raccoglie fondi a favore di organizzazioni che sostengono e aiutano i bambini in difficoltà. Dall'altra Luca Dotti, figlio di Audrey Hepburn e Andrea Dotti, che accusa ora Ferrer di interferire con l'utilizzo degli oggetti della madre. 

Audrey Hepburn: i figli litigano

Nella diatriba è intervenuto l'avvocato Steven E. Young, legale della suddetta organizzazione: il legale ha presentato dei documenti in cui dichiara: "Sean Ferrer cerca di ottenere il controllo totale, limitare e proibire l'utilizzo della proprietà intellettuale dell'attrice a meno che non si sia disposti a pagare una porzione significativa delle raccolte fondi a un'organizzazione scelta da Ferrer, in caso contrario vuole impedire del tutto l'utilizzo del nome Hepburn". Nello specifico l'avvocato sostiene che Ferrer voglia impedire che gli oggetti appartenuti alla madre vengano utilizzati per le mostre, come nel caso di un'esposizione in programma in Cina, e per gli eventi che fino a questo momento hanno avuto il fine di aiutare le organizzazioni di tipo benefico. 

Audrey Hepburn: al tribunale la soluzione

Ora tutto sarà deciso in tribunale, chiamato a pronunciarsi e a decidere se permettere all'Audrey Hepburn Children's Fund di utilizzare gli oggetti in passato di proprietà di Audrey senza dover chiedere il permesso di Ferrer. Quest'ultimo è accusato anche di voler creare dei siti legati ai cimeli dell'attrice, danneggiando ogni attività legata al suo nome dal 1993 in poi.