L’adolescente di Il tempo delle mele compie 51 anni, il 17 novembre 2017: è stata Anna Karenina, Belfagor e ha interpretato donne misteriose e tormentate.
Sophie Marceau è una delle attrici più iconiche e importanti del cinema francese. È nata il 17 novembre 1966 e festeggia il suo 51esimo compleanno. Quando fu scelta dal regista Claude Pinoteau per interpretare la parte di Vic Beretton ne Il tempo delle mele (in originale La boum, “la festa”, uscito nel mese di dicembre del 1980), aveva 13 anni. E per l’adolescente nata a Parigi nel 1966, vero nome Sophie Danièle Sylvie Maupu, stava iniziando non solo una folgorante carriera d’attrice, ma soprattutto un percorso artistico che l’avrebbe portata a modificarsi, a compiere scelte imprevedibili, a rimettersi in gioco, a diventare musa di un cineasta e compagno di vita, il polacco Andrzej Zulaswki, in una tormentata relazione dove cinema e privato si (con)fondevano, a realizzare film come regista rivelando maturità di sguardo e, anche in quel caso, originalità nel descrivere storie e personaggi.
Sophie Marceau: i film e la carriera
Ben presto, la ragazzina che ne Il tempo delle mele scopre per la prima volta battere nel suo cuore l’amore, tra feste in cui ballare e innamorarsi (su Reality cantata da Richard Sanderson) e inevitabili scontri con i genitori (due professionisti del calibro di Claude Brasseur e Brigitte Fossey), si trasformerà, diciannovenne, in incandescente corpo erotico in Amour braque - Amore balordo (1985), ispirato a L’idiota di Dostoevskij, primo dei quattro capolavori interpretati per Zulawski. Lei e l’autore polacco si erano conosciuti un anno prima al festival di Cannes. Fu un colpo di fulmine e una storia d’amore che durerà dal 1985 al 2001. Zulawski entra con la macchina da presa nel corpo, nel volto, nei pori, nella bocca, negli occhi di Sophie Marceau facendo sentire (come in tutto il suo cinema) l’odore, il sudore, le lacrime e gli spasmi del sesso. Tormenti interiori e fisici definiscono anche gli altri tre film della coppia: Le mie notti sono più belle dei vostri giorni (1989), La nota blu (1991), La fidélité (2000).
Contemporaneamente, Sophie Marceau ha lavorato sui set di film più convenzionali, come in una sorta di filmografia parallela. Meritano una segnalazione speciale Police (1985) di Maurice Pialat, con l’attrice nel ruolo di una donna misteriosa, Anna Karenina (1997), notevole versione di Bernard Rose, dove è l’eroina tragica di Tolstoj, Belfagor - Il fantasma del Louvre (2001) di Jean-Paul Salomé, nel quale interpreta Lisa, posseduta dallo spirito di una mummia.
Le prime esperienze da regista
Un anno più tardi, Sophie Marceau fa l’esordio nel lungometraggio dirigendo, e non interpretando, Parlami d’amore. Un film pieno d’energia e adesione a un fare cinema che parte dalle pulsioni, dai dolci nervosismi, che sbanda e si ricompone nel descrivere la crisi di una coppia che vive a Parigi (lui è uno sceneggiatore cinquantenne, lei la moglie più giovane di quindici anni - in questo rapporto si possono anche trovare tracce autobiografiche della relazione tra la regista e Zulawski). Parlami d’amore è impregnato di fisicità, i corpi mettono in scena un estenuante duello carnale e spirituale in luoghi (a partire dall’appartamento della coppia) che trasudano vissuto da ogni dettaglio che compone i loro insiemi. Un’opera prima che seduce e commuove. E nel 2007 Marceau regala un’altra splendida sorpresa, spiazzando ancora. Firma la sua seconda regia, apparendo questa volta anche davanti alla macchina da presa, La disparue de Deauville, omaggio al noir, al polar, al cinema di fantasmi, al cinema sul cinema seguendo il lavoro di un investigatore (Christopher Lambert) che, nel corso di un’indagine, incontra una donna enigmatica che tanto assomiglia a un’attrice scomparsa decenni prima in circostanze oscure (Sophie Marceau nel doppio ruolo di Victoria e Lucie, in costante metamorfosi). Ed è ancora immersa nel mistero la figura cui Marceau dà corpo in Arrestatemi (2013, disponibile in streaming gratis senza registrazione su Popcorn Tv) di Jean-Paul Lilienfeld, quella di una donna che, anni dopo averlo commesso, si reca in una stazione di polizia confessando l’omicidio del marito. Vorrebbe farsi arrestare, ma chi dovrebbe farlo indugia…
Qualche anno prima, Sophie Marceau (il cui film più recente è La taularde, del 2015, ancora inedito in Italia, dramma d’amore e carcerario diretto da Audrey Estrougo) si era regalata un film, Carissima me (2010), per la regia di Yann Samuell. Interpreta Marguerite che, nel giorno dei suoi 40 anni, riceve da un notaio lettere che si era scritta all’età di sette anni, “l’età della ragione”, come dice il titolo originale L’âge de raison. E inizia un viaggio nel passato, raggiungendo il suo paese natale, abbandonando la sua vita di donna in carriera. Film sgangherato, delirante, puzzle di elementi e stili narrativi e visivi, pieno di espedienti e ingenuo, favola romantica, Carissima me è l’ulteriore segno di una filmografia che Sophie Marceau non “contiene” mai in una pre-vedibilità. Sempre fuorviante, non catalogabile. Bellissima.
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