C'è ancora domani finisce sul Financial Times: "Punto di riferimento per la rivoluzione di genere in Italia"

È un film che "tocca un nervo scoperto della cultura machista in Italia", scrive sul quotidiano la giornalista Amy Kazmin

Non smette di sorprendere C'è ancora domani, l'esordio alla regia di Paola Cortellesi e campione d'incassi della stagione. Il Financial Times dedica un lungo articolo alla commedia drammatica in salsa neorealista dell'attrice e regista romana, presentandolo come un film che "tocca un nervo scoperto della cultura machista in Italia". Promuovere la gender revolution: è questo l'obiettivo centrato dall'opera per il FT

C'è ancora domani finisce sul Financial Times

Entrato nella Top 10 dei film italiani più visti di sempre al cinema grazie ad un incasso arrivato a 35 milioni di euro, meglio di Barbie e Oppenheimer, C'è ancora domani "è il ritratto di una famiglia del proletariato alle prese con la violenza domestica quotidiana, in un'epoca in cui le donne italiane erano considerate proprietà della famiglia, anche dalla legge", scrive Amy Kazmin, la corrispondente da Roma per il quotidiano economico-finanziario britannico.

La giornalista intervista la Cortellesi che spiega come l'idea di realizzare "un film contemporaneo ambientato nel passato" sia nata dalla voglia di aiutare la figlia Laura a capire la battaglia delle donne italiane per i diritti e la dignità. Perché molti uomini in Italia "pensano ancora che le donne siano di loro proprietà". "Ciò che non è cambiato è la mentalità. È una mentalità tossica e resistente. Le donne sono emancipate e alcuni uomini naturalmente non lo accettano", spiega l'attrice.

Paola Cortellesi: C'è ancora domani "è per tutte le ragazze"

Nella sua analisi la giornalista del Financial Times ripercorre l'iter legislativo italiano in tema di diritti delle donne, dal divorzio introdotto nel 1970 (nonostante l'opposizione della Democrazia Cristiana) all'abrogazione del delitto d'onore e del matrimonio riparatore avvenuta soltanto nel 1981, fino al passaggio dello stupro da delitto contro la morale a reato contro la persona, un passaggio entrato in vigore nel 1996 con la legge contro la violenza sessuale.

Kazmin cita il caso di cronaca di Giulia Cecchettin (uno dei tanti fattori che ha spinto il pubblico a tornare al cinema per vedere C'è ancora domani), il successo avvenuto grazie al passaparola e le numerose proiezioni nelle scuole, con 56mila studenti portati in sala dai professori.

"Per adesso, C'è ancora domani sembra destinato a rimanere un punto di riferimento per la rivoluzione di genere incompiuta in Italia", scrive la reporter. "I diritti delle donne non sono eterni: bisogna sempre vigilare e restare in allerta. Il mio intento è quello di far sì che le ragazze escano dalla sala con la volontà e il desiderio di sentirsi libere", afferma la Cortellesi.