L’adolescente Moana (nella versione italiana Vaiana) si avventura per mari insidiosi per salvare la sua gente. Umorismo, scene musical e sperimentali in un film meraviglioso
Oltre l’assurdo. Nel nome di una doppia censura e di un moralismo bigotto inaccettabili. Alle porte del 2017. Non solo la distribuzione italiana ha cambiato in Oceania il titolo originale, Moana, dal nome della intrepida protagonista, del nuovo, meraviglioso, appassionante e teorico film d’animazione Disney, uscito nelle sale il 22 dicembre 2016. Non contente, le sentinelle del buon costume nostrano hanno anche provveduto a dare un nuovo nome alla ragazza uscita dalla fantasia dei collaudati Ron Clements e John Musker, ovvero i due registi nella cui filmografia si incontra l’ancora oggi capolavoro seminale La sirenetta (1990). Quindi, nella versione italiana non sentirete mai pronunciare la parola “Moana”, sostituita con “Vaiana”, così è stata rinominata l’adolescente che sfida la leggenda e si avventura oltre le terre e i mari, in luoghi abitati da forze oscure, per salvare il proprio popolo che rischia di estinguersi colpito dalla siccità, gli alberi di cocco non danno più frutti, e dall’assenza di pesci nelle acque frequentabili.
Una doppia censura. Solo perché quel titolo e quel nome richiamano un’icona del porno, ma ben di più, come Moana Pozzi, attrice non solo hard, donna determinata, intelligente, che seppe imporsi e rompere schematismi, scandalizzare con irruzioni televisive e cartacee nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso? Non si tratta neppure di un sospetto. Ma di una schizofrenia e di una paranoia senza limiti, come dire: impediamo ai bambini di riconoscersi nella Moana disneyana perché poi potrebbero incuriosirsi e crescere nel peccato.
La premessa, alla luce di un’operazione così diabolica, era necessaria. Poi, c’è il film. L’originalità del suo soggetto. La potenza del suo stile. L’invenzione di spazi filmici che resteranno nella storia del cinema d’animazione, e oltre. Un film che porta in primo piano la cultura, la tradizione orale degli abitanti delle isole dell’Oceano Pacifico, da Fiji a Samoa, da Tahiti alla Nuova Zelanda. Terre del popolo Maori, della sua danza haka, accennata in alcune scene, che diventa protagonista corale di un film ambientato in un’epoca lontana. Corpi ammantati di tatuaggi che raccontano storie e che, su quello enorme del semidio Maui, ispirato a racconti e leggende tramandati di generazione in generazione, prendono vita, si muovono, interagiscono con quel gigante misogino, apparentemente burbero, invece buono. Il corpo di Maui - che si trova costretto a rimettersi in gioco dall’ostinazione di Moana (chiamiamola con il suo vero nome) nel coinvolgerlo nel viaggio per mare alfine di liberare la dea della natura intrappolata da un incantesimo al quale Maui non fu estraneo - diventa così una vera e propria superficie, uno schermo multiplo, su cui proiettare immagini, come se si trattasse di una primitiva forma di comunicazione, tra i geroglifici e i primi passi del cinema. Basterebbe questa invenzione per fare di Moana (chiamiamolo con il suo vero titolo) un film non solo divertente (c’è molto umorismo e ci sono canzoni che lo rendono un musical), ma sperimentale all’interno di una storia destinata a bambini e adulti.
Tutto il film è già contenuto nel prologo, nella storia che l’anziana Tala, nonna di Moana, racconta ai bambini utilizzando la sua voce affabulatrice e tappeti sui quali sono inscritte le tappe delle tradizioni (ulteriore espressione teorica, quella di inserire, di ritagliare nelle immagini, grazie in questo specifico a degli oggetti, spazi moltiplicati della visione, facendo venire in mente, qui, anche i cantastorie siciliani che incantavano la folla con la loro recitazione e con i cartelli disegnati come uno storyboard…). Mona è una bimba di pochi anni, già entusiasta e attratta dall’acqua, dal mare. Cresce nella durata di una canzone, diventa una sedicenne sexy (come sexy era la sirenetta…), con vezzi da adolescente contemporanea. Sarà lei la prescelta per ridare futuro alla sua gente. L’oceano la accoglie, e una forma di acqua gelatinosa l’accompagna, come la forma aliena sottomarina di The Abyss di James Cameron. Lei combatte, accompagnata oltre che da Maui, da un pollo stralunato e, all’inizio, nella prima, disastrosa per inesperienza, fuga in mare, da un maialino che ritroverà alla fine, ritornata trionfalmente a casa. Moana, non Vaiana.
Il film uscirà in dvd e blu ray, in edizione singola, cofanetto e versione 3D mercoledì 26 aprile 2017.