Che vuoi che sia è una commedia divertente, ma dal sapore amaro...
Che vuoi che sia è il quarto film di Edoardo Leo: un pellicola che sulla carta è leggera e divertente, ma in realtà anche amara e coraggiosa. E' la storia di una coppia con problemi economici che potrebbe guadagnare 250.000 Euro se girasse un video che la ritrae in intimità.
Alla conferenza stampa ecco cosa hanno rivelato Rocco Papaleo, ed Edoardo Leo:
"Ho un’indole che mi porta automaticamente all’autodistruzione. Ho fatto per troppo tempo serie tv in cui ero un bravo poliziotto, il ragazzo pulito della porta accanto, e quindi è subentrata la voglia di disintegrarmi un po’, e poi ho una forte passione per i gradi stronzi della commedia all’italiana, che volevano mostrarsi antipatici.
Per me diventa quasi una missione prendere un personaggio orribile e farlo diventare simpatico, questo qui è antimoderno, odioso, la sfida era portare il pubblico a provare empatia nei suoi confronti: è un percorso più interessante rispetto al creare un personaggio timido, carino, a cui volere bene. Credo che la commedia debba disturbare un po’ e il primo rimprovero che mi faccio è di non essere sufficientemente cattivo nelle mie commedie", ha spiegato Leo.
"Il mio personaggio è un po’ una testa di cazzo, una delle mie caratteristiche è che non sono uno che entra nei personaggi, sono pigro, però qui mi sono dovuto confrontare con un progetto che rifletteva una realtà che Edoardo voleva indagare in profondità e quindi ho cercato di abbracciarlo quest’uomo un po’ vinto dalla vita. Alla fine, ho veramente adorato questa occasione che la sorte mi ha riservato. Sul set mi sono sentito a mio agio come non mai.
Edoardo e Anna sono due super-attori. Erano bravissimi e spontanei, e le giornate in quella casa di merda dove faceva un caldo assurdo perché Leo aveva bisogno di un luogo claustrofobico le ricordo con passione, là dentro fra noi scorreva sensualità, una sensualità emotiva che raramente ho provato al cinema”, dice Papaleo.
"La cosa più difficile da fare è raccontare la realtà, da quando cominciamo a scrivere i film a quando escono, succede l’inferno. E’ più difficile oggi rispetto a una volta fare la commedia di costume, prima cerano due partiti e una religione, ora il mondo è diventato davvero complesso e non posso non confrontarmi con il fatto che i miei coetanei vivano una condizione di precariato.
Soffermarmi sulla vita di una manager di successo non mi interessa. Può darsi che io mi ripeta nei miei film, ma narro ciò che ci sta succedendo. Noi abbiamo cominciato a chiamare commedia un po’ tutto, noi non facciamo tante commedie, noi facciamo tanti film da ridere, questo mi sembrava sufficientemente cattivo per appartenere alla prima categoria. Ho fatto pochi ragionamenti, mi sono confrontato con i Lucisano e con la Warner sui punti forti e deboli del film, poi sono andato dritto per la mia strada", precisa il regista.
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