Il musical candidato agli Oscar e interpretato da Ryan Gosling e Emma Stone è il terzo lungometraggio del cineasta americano. Nei suoi film la musica occupa sempre un ruolo di primo piano
Damien Chazelle ha 31 anni ed è un talento del cinema del nuovo millennio. La La Land è il film che lo ha definitivamente consacrato, prima con l’ottima accoglienza alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia 2016 e poi con le quattordici candidature agli Oscar 2017. Un trionfo per il film e per il giovane cineasta statunitense. Ma con il musical interpretato, cantato e ballato da Ryan Gosling e Emma Stone, Chazelle ha naturalmente spostato nell’artificio più estremo, che da sempre contraddistingue la verità di questo genere cinematografico, la sua passione per la musica, già al centro delle due opere che precedono La La Land. Così, con tre soli lungometraggi in filmografia, Chazelle ha indicato in maniera netta il suo percorso artistico e quella magnifica ossessione che lo attraversa (e che dovrebbe essere lasciata fuori campo nel suo prossimo lavoro, in pre-produzione, First Man, ancora con Ryan Gosling, biografia di Neil Armstrong, il primo uomo che camminò sulla Luna - ma non è detto, perché i passi danzati dall’astronauta potrebbero diventare un’ulteriore coreografia di movimenti sospesi nel ballo…).
Tutto inizia alla fine del decennio Zero del primo secolo del 2000. È il 2009 quando Chazelle, ventiquattrenne, realizza il primo lungometraggio, Guy and Madeline on a Park Bench (mai distribuito in Italia). Girato in un bianconero e con un uso della camera a mano che richiamano il cinema indipendente americano degli anni Sessanta e dintorni, ovvero il New American Cinema che aveva rivoluzionato il linguaggio filmico in quel periodo di radicale rinnovamento prodotto ovunque nel mondo dalle nouvelles vagues, l’opera d’esordio di Chazelle contiene gli elementi che saranno poi distribuiti nei successivi Whiplash (2014) e La La Land (2016). La musica, gli strumenti (la tromba, la batteria), il ballo, personaggi che intersecano le loro vite grazie alla dedizione e passione musicale. E non a caso in Guy and Madeline on a Park Bench Chazelle appare, pur se non accreditato, nel ruolo di un istruttore di batteria. Se una timida ragazza e un trombettista jazz sono i protagonisti di Guy and Madeline on a Park Bench, un severo, fino al sadismo, insegnante di batteria, Fletcher, e un allievo, Andrew, disposto a farsi sanguinare le mani pur di imparare e, soprattutto, di sfidare il proprio maestro, sono i personaggi che occupano la scena in Whiplash, un film che trasmette allo spettatore tutta la fatica, la tensione, la fisicità, il dolore, l’ostinazione di una prova che va oltre la necessità di apprendere per farsi guerra interiore, psicologica, a colpi di batteria fra due esseri che si specchiano sempre più l’uno nell’altro.
Chazelle porta tutto questo enorme, prezioso bagaglio di esperienza in La La Land per costruire non tanto un omaggio al musical quanto un musical che sembra provenire dall’età d’oro del genere. C’è ancora il jazz, il pianoforte al posto della tromba, un pianista, Sebastian, che s’innamora di un’aspirante attrice, Mia, nella terra dei sogni più magica, generatrice di illusioni, desideri, amori: Los Angeles. Come accaduto per i suoi primi due film, Chazelle firma anche la sceneggiatura. D’altronde, parallela a quella di regista, Chazelle svolge l’attività di scrittura, e non solo inerente i suoi film. È sua infatti la storia e la sceneggiatura (con Ed Gass-Donnelly, anche regista del film) dell’horror The Last Exorcism - Liberaci dal male (2013) ed è sua la sceneggiatura (con Josh Campbell e Matthew Stuecken) di un altro horror, 10 Cloverfield Lane (2016) diretto da Dan Trachtenberg. Senza dimenticare che Whiplash nasce da un omonimo cortometraggio girato l’anno precedente del lungometraggio, basato sugli stessi personaggi (e in entrambi i film Fletcher è interpretato dallo stesso attore, J.K. Simmons) e ovviamente scritto dall’enfant prodige Damien Chazelle.