Il tocco inquieto e carnale di Gus Van Sant in mostra a Torino

L’esposizione è un’occasione unica per scoprire il lavoro di fotografo e pittore del regista palma d’oro con Elephant. Alla Mole Antonelliana fino al 9 gennaio

Trent’anni di cinema, e non solo. Gus Van Sant è un cineasta che ha scritto pagine memorabili del nuovo cinema americano indipendente degli anni Ottanta per poi proseguire, con toni sempre personali, un lavoro dietro la macchina da presa che l’ha portato sia dirigere attori celebri come Robin Williams, Matt Damon, Sean Connery e un’attrice icona come Nicole Kidman sia a realizzare testi di pura sperimentazione. Coesistono così limpidamente Mala Noche, il folgorante esordio del 1985, il fondamentale Belli e dannati (1991), con Keanu Reeves e River Phoenix (struggente corpo irrequieto che morirà nel 1993 a 23 anni), Will Hunting (1997) e Scoprendo Forrester (2000), la palma d’oro al festival di Cannes 2003 Elephant, gli sfortunati ma immensi Psycho (1998) e Gerry (2002), La foresta dei sogni, capolavoro assurdamente disprezzato al festival di Cannes 2015. Titoli, questi e gli altri della sua filmografia, che evidenziano le dinamiche che si creano tra i corpi inquieti, adolescenti e non, protagonisti delle sue opere e gli spazi con i quali essi confliggono.

Cinema, e non solo. Fino a lunedì 9 gennaio 2017 la mostra “Gus Van Sant - Icone”, allestita alla Mole Antonelliana di Torino e co-prodotta dal Museo Nazionale del Cinema di Torino con la Cinémathèque française di Parigi e quella di Losanna, permette di scoprire gli aspetti inediti di un autore che si è confrontato, ovunque con il suo tocco profondamente carnale, fisico, con la fotografia, il disegno, la pittura. Si fa così la conoscenza con lo sguardo di un artista al lavoro in contesti diversi rispetto al cinema, al filmare, eppure in stretta connessione con la poetica delle sue opere per il grande schermo.

Curata da Matthieu Orléan (il coordinamento della mostra italiana è a cura di Grazia Paganelli e Stefano Boni), l’esposizione consente di ricostruire la complessa e poliedrica carriera del cineasta nato a Louisville nel 1952. Addentrandosi nella visione dei documenti esposti, si incontrano le polaroid degli anni Ottanta e Novanta scattate da Gus Van Sant a future stelle del cinema, da Joaquin Phoenix a Keanu Reeves, da Nicole Kidman a Matt Damon; si vedono i collage, gli acquerelli in grande formato, i dipinti e i cut-up fotografici. Ma il cinema non è mai estraneo, e non solo per i personaggi fotografati e legati al regista da un percorso filmico. Non lo è in quanto una parte della mostra è dedicata a materiali che comprendono stampe fotografiche originali, disegni preparatori per i lungometraggi (in parte non realizzati), cortometraggi inediti, video musicali, making-of e montaggi con le sequenze più note e significative tratte dai suoi film.

“Avere una mostra che raccoglie gran parte del tuo lavoro è come aprire un armadio o un baule in garage e riguardare il proprio passato - ha affermato Gus Van Sant in occasione dell’inaugurazione della mostra il 6 ottobre 2016, quando fu ospite a Torino - E poi mi sorprende sempre come le mie opere possano generare idee e concetti su ciò che io ho cercato di rappresentare. In questa mostra ci sono anche alcuni dei miei cortometraggi che non erano mai stati mostrati prima per via della fragilità del supporto. Ora sono stati digitalizzati dall’Academy Award e resi disponibili. Uno di questi è Switzerland, su un giovane di Portland, Mike Parker, cui mi sono ispirato per Belli e dannati”.