I Paperoni del cinema italiano: chi sono i registi dai compensi milionari col tax credit

L'Adnkronos, imbeccato dal ministro Sangiuliano, pubblica un documento con tutte le distorsioni del credito d'imposta: Muccino da record per il cachet di "A casa tutti bene"

È un momento delicato per il cinema italiano. Tra conti che non tornano e avvisaglie di tagli al Fondo per lo sviluppo degli investimenti, l'Adnkronos, imbeccato dal Mic e dal ministro Sangiuliano, ha pubblicato un documento riservato con i compensi milionari che alcuni registi di progetti finanziati con il Fondo (da 746 milioni di euro nel 2023) hanno chiesto e ottenuto con lo strumento del tax credit

I registi che guadagnano di più col tax credit

Per la seconda stagione della serie A casa tutti bene, Gabriele Muccino ha strappato un cachet da 2,2 milioni di euro. Il credito d'imposta ha garantito 1,4 milioni di euro a Paolo Genovese per I leoni di Sicilia (dal romanzo di Stefania Auci, su Disney+ dal 25 ottobre) e a Saverio Costanzo per L'amica geniale - Storia del nuovo cognome, la seconda stagione dell'adattamento da Elena Ferrante finanziata per 10,5 milioni complessivi. 

Per la miniserie We Are Who We Are, prodotta da The Apartment e Wildside per HBO e Sky Atlantic e finanziata per 13,2 milioni di euro col credito d'imposta, Luca Guadagnino ha chiesto 1,2 milioni come compenso da regista. Sempre su Sky arriverà nel 2024 M. Il figlio del secolo, la trasposizione della saga bestseller di Antonio Scurati con Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini. Finanziata per 14,9 milioni di euro dal Fondo, la serie è diretta da Joe Wright che ha sollecitato un cachet da 1,7 milioni. 

Tagli al cinema in arrivo: credito d'imposta nel mirino

I compensi faraonici dei registi italiani non sono gli unici dati riportati dal documento dell'Adnkronos. Il file rende palese quello che sanno già tutti: tantissimi film italiani ritenuti "d'interesse culturale nazionale" che hanno ottenuto il tax credit tra il 2019 e il 2022, hanno strappato contributi milionari ma in sala hanno fatto incassi miseri da poche migliaia di euro. Nella migliore delle ipotesi: nella peggiore, nei cinema non ci sono neanche arrivati. 

Il caso più clamoroso è quello del debutto Prima di andare via di Massimo Cappelli con Riccardo Maria Manera e Jenny De Nucci. I produttori dell'opera prima, Massimiliano Leone e Valentina Di Giuseppe di Lime Film, hanno ottenuto 700.000 euro di contributo pubblico, ma il film ha raccolto appena 29 spettatori in sala. Venti film che hanno avuto contributi per 11,5 milioni di euro hanno avuto meno di 1.000 spettatori ciascuno, per un incasso medio di poco più di 2.000 euro. 

Il Ministero della Cultura fa sapere all'agenzia che la documentazione di venti opere ad alto budget, formalmente rispondenti ai requisiti ma con un sospetto di rispondenza sostanziale, è stata sottoposta all'esame congiunto di Mic e Guardia di Finanza. L'esito dovrebbe arrivare nelle prossime settimane.