Festival di Berlino: tutti i segreti (e i film in streaming) dal 1951

Quali sono i film italiani che hanno trionfato al Festival del Cinema di Berlino? E quelli che puoi sempre vedere in streaming on line, senza alcuna registrazione?

È una sfida – se davvero si può parlare di sfida – a tre quella dei festival europei dedicati all'arte cinematografica. Non solo il Festival di Cannes. Non solo la Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Anche il Festival del cinema di Berlino. Conosci davvero la storia e l'importanza di una delle kermesse più attese dai cinefili di tutto il mondo?

Ogni appassionato di cinema scandisce le settimane non solo in base ai titoli che escono nelle sale. Ma anche in base ai più importanti appuntamenti internazionali della settima arte. Così, a maggio è tempo di Costa Azzurra, di croissant e di sfilate sulla Croisette: è tempo del Festival del Cinema di Cannese. Dopo il solleone di agosto, sono maturi i tempi per trasferirsi – almeno con il pensiero – in una delle città più belle del mondo: abitualmente va in scena a settembre, infatti, la Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia.

Il mese di febbraio, in pieno inverno, è ricchissimo di appuntamenti. È alla fine di questo mese la notte degli Oscar, quella che assegna il riconoscimento che è la coronazione della carriera di molti attori o la consacrazione definitva di un particolare film. Ma dall'altra parte dell'Atlantico, nel Vecchio Continente, sempre a febbraio si celebra il Festival del Cinema di Berlino.

Festival del Cinema di Berlino: la storia

Con ogni probabilità, il Festival del Cinema di Berlino è uno dei più giovani. E senz'altro lo è rispetto agli analoghi appuntamenti di Venezia e di Cannes.

Il primo Festival di Berlino si tenne il 6 giugno 1951 nel cinema del Titania-Palast, fondato e diretto da Alfred Bauer fino al 1977. Suo successore fu Wolf Donner dal 1978, seguito da Moritz de Hadeln dal 1980 al 2001. Il film d'apertura della prima edizione della Berlinale fu Rebecca, la prima moglie di Alfred Hitchcock, con Joan Fontaine, l'ospite principale del festival.

Sei anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, Berlino tornò sotto i riflettori mondiali grazie all'iniziativa dei soldati statunitensi di stanza nella parte occidentale della città, in gran parte ancora distrutta. Nonostante la ricostruzione in atto, infatti, Berlino era molto lontana e diversa dal vivace centro artistico che era stata negli anni venti, durante i quali il cinema tedesco aveva conosciuto il proprio splendore con la filmografia espressionista.

Quali sono i film italiani che hanno vinto al Festival di Berlino?

Il cinema italiano ha trionfato nel corso dell'edizione che segnò il decimo anniversario del Festival del Cinema di Berlino, nel 1961 appunto. A vincere fu un film diretto dal grande Michelangelo Antonioni, La Notte (che vinse, tra l'altro, anche il Nastro d'Argento e il David di Donatello per la regia del miglior film).

La pellicola rappresenta un lavoro fondamentale all'interno della filmografia di Michelangelo Antonioni ed è aprte della cosiddetta trilogia dell'incomunicabilità, seguendo di fatto L'avventura e precedendo L'eclisse.

Soltanto due anni più tardi, nel 1963, toccò al film Il Diavolo diretto dal regista Gian Luigi Polidoro. Il film ricevette anche una nomination al Samuel Goldwyn International Award mentre l'interpretazione di Alberto Sordi fu premiata con il Golden Globe.

Le ragazze non ti chiederanno chi sei, quanti anni hai, se hai moglie o figli, non ti faranno sciocche domande. Una di loro ti prenderà per mano, ti porterà nella sua stanza, accenderà due candeline, ti guarderà negli occhi in silenzio... E in quello sguardo profondo e misterioso, comprenderai che, prima di allora, non eri mai stato un uomo felice

Gli anni Settanta si aprirono trionfalmente per l'Italia, visto che l'Orso d'Oro venne assegnato per due anni consecutivi, nel 1971 e nel 1972, a due film nostrani.

Il primo, a vincere, fu Il giardino dei Finzi Contini di Vittorio de Sica, tratto, se davvero c'è bisogno di ricordarlo, dall'omonimo romanzo di Giorgio Bassani.

Vista la successiva e attuale vicinanza di calendario con al Giornata della Memoria, è forse opportuno ricordare che film e romanzo, ambientati nel 1938, hanno reso immortale il nome della famiglia dei Finzi Contini, famiglia ferrarese, di alta borghesia ed ebrea. Le leggi razziali e il seguente scoppio della Seconda Guerra Mondiale sono motore dell'azione e innesco narrativo entro il quale vengono inseriti i personaggi di Bassani e di De Sica.

La relazione che ha legato i due, peraltro, e cha ha segnato i rapporti tra romanzo e adattamento cinematografico, non è stata priva di turbolenze. Durante le prime fasi della lavorazione del film, Bassani intervenne attivamente per la stesura dei dialoghi e della sceneggiatura. Ma dopo alcuni disaccordi e malintesi, tra lo scrittore e il regista fu guerra. Tra gli episodi che crearono in assoluto maggior attrito tra i due ci du la decisione di De Sica di rendere il rapporto tra Micòl e Malnate esplicito. La rottura fu così netta che Bassani chiese e ottenne che venisse tolto il suo nome dai titoli di coda del film.

Esattamente nell'anno successivo alla vittoria di Il giardino dei Finzi Contini, nel 1973, il Festival del Cinema di Berlino salutò un altro grande capolavoro italiano: I racconti di Canterbury, diretto da Pier Paolo Pasolini. È l'episodio centrale della cosiddetta "trilogia della vita", intermezzo, quindi, tra il Decameron (1971) e Il fiore delle Mille e una notte (1974).

È curioso constatare anche come in Italia la pellicola – allora e anche oggi – è stata sottoposta a interventi piuttosto pesanti da parte della censura, mentre già all'inizio degli anni Settanta fu acclamata alla Berlinale.

Dopo il grande successo degli anni 70', il cinema italiano è stato assente per un periodo di tempo molto lungo nella lista dei vincitori del Festival del Cinema di Berlino. È infatti necessario attendere il 1991 per vedere premiato La casa del sorriso, pellicola firmata da Marco Ferreri.

Gli anni Duemila, invece, hanno regalato due altri splendidi successi italiani al Festival del Cinema di Berlino. Nel 2012, per la precisione, l'Orso d'Oro è andato a Cesare deve morire, film diretto da Paolo e Vittorio Taviani (la pellicola ha poi ricevuto anche altre otto nomination ai David di Donatello di quell'anno, vincendone cinque).

Mettere in scena in questo modo il Giulio Cesare di William Shakespeare, attraverso gli sforzi e le interpretazioni di un gruppo di carcerati della Sezione di Alta sicurezza di Rebibbia – che a loro volta scoprono, quasi fosse una sorta di agnizione metateatrale, le passioni e i demoni che macchiano la vita dell'uomo in generale e che hanno già intaccato la loro – è stata una prova di grande sensibilità e di altrettanta intelligenza artisitica.

Un film come Cesare deve morire va forse ricordato con le parole della giornalista Natalia Aspesi, che così lo recensì sulle pagine di Repubblica:

Il film ha vinto il massimo premio al festival di Berlino, e noi italiani molto contenti, tanto più che è da un bel po' che il nostro cinema viene ignorato, e non per spudorata cattiveria. Brontolii invece dai giornali tedeschi e si temeva che potessero avere ragione: per fortuna no, ed è con gran sollievo che si può dichiarare che Cesare deve morire ci restituisce i grandi Taviani, vuoi con berretto o senza e comunque indistinguibili, Paolo e Vittorio, ottantenni tuttora coraggiosi e geniali.

È ancora più recente, recentissimo, l'ultimo trionfo nazionale al Festival del Cinema di Berlino. Fuocoammare di Gianfranco Rosi si è aggiudicato l'Orso d'Oro nel 2016. E oggi il suo film è più attuale che mai, in tutta la sua drammaticità. Come giornali e televisione ci hanno sommariamente istruito Fuocammare è un documentario che porta sul grande schermo l'isola di Lampedusa e gli sbarchi dei migranti che affollano le sue coste. Il film è una perla rara all'interno della scarsa (in numeri) filmografia sull'immigrazione in Italia.

Raccontare quella che può essere unanimemente considerata una delle più grandi tragedie moderne senza scadere nella retorica o nei toni sensazionalistici dei grandi titoli di giornale è un compito molto difficile. Gianfranco Rosi, però ci è riuscito. E facendolo ha saputo conquistare anche il Festival di Berlino.

Direttamente dal Festival del Cinema di Berlino: i tuoi film in streaming on line e senza registrazione

Anche se si tratta di film italiani e anche se hanno vinto l'Orso d'Oro, le migliori pellicole del Festival del Cinema di Berlino non godono ancora di una distribuzione soddisfacente. Per fortuna c'è PopcornTv, per fortuna c'è lo streaming on line (legale) e per fortuna puoi fare tutto senza alcuna registrazione.

La nostra prima proposta è un film unico nel suo genere, insignito dei più prestigiosi riconoscimenti internazionali, tra cui, appunto il premio come Miglior Regista al Sundance Film Festival del 2014 e l'Orso di Cristallo al Festival di Berlino 2014. «Un film rivoluzionario» lo ha definito l'Huffington Post. Non faticherai a crederci nemmeno tu stesso, dopo aver saputo che per girarlo ci è voluto un anno intero.

52 Tuesday, film inedito sottotitolato solo su Popcorn Tv, racconta il percorso di crescita adolescenziale di Billie, accelerato, quando la madre rivela di voler cambiare sesso e il loro tempo insieme diventerà limitato al solo martedì pomeriggio. Il film è stato girato, come si accennava poco sopra, nel corso di un anno, una sola volta alla settimana, il martedì; queste regole di produzione cinematografica hanno portato quest'opera ad essere una rara autenticità e questa storia è emotivamente carica di desiderio e responsabilità.

Un altro film di grande valore che ti proponiamo è Beneath Clouds. «Un lavoro fantastico, in grado di toccare le nostre anime». Lo ha definito così la giuria del Festival del Cinema di Berlino, che ha conferito il First Movie Award al regista Ivan Sen. Beneath Clouds è semplicemente irresistibile.

Ma non solo: Beneath Clouds, un film inedito sottotitolato è anche il vincitore del premio nuovo talento a Danielle Hall, premio miglior film a Ivan Sen (Festival internazionale di Berlino), premio miglior direzione a Ivan Sen, premio miglior fotografia a Allan Collins (Australian film institute). La storia è quella di Lena, la figlia dalla pelle chiara di una madre aborigena e padre irlandese, e Vaughn, un ragazzo in un carcere di minima sicurezza nel nord ovest. Eventi drammatici li gettano insieme in un viaggio senza soldi e nessun mezzo di trasporto. Per Lena, Vaughn rappresenta la vita da cui sta scappando. Per Vaughn, Lena incarna la società che lo ha respinto. E per un brevissimo lasso di tempo, essi sperimentano una rara vera felicità insieme.