Con 12 Anni Schiavo il Cinema affronta la Schiavitù

L'uscita del pluricandidato all'Oscar 12 anni schiavo è l'occasione di ricordare insieme alcuni dei modi in cui Hollywood ha raccontato questa orribile piaga.

Con 12 Anni Schiavo il Cinema affronta la Schiavitù. Schiene insanguinate e incise da colpi di frusta, catene, torture ed esecuzioni sommarie, combattimenti all'ultimo sangue per il piacere di ricchi e annoiati patrizi, schiene curve nei campi di cotone, governanti asservite e fedeli confidenti, concubine e oggetti di piacere, schiavi arsi vivi o linciati, impiccati dai lugubri individui incappucciati del Ku Klux Klan: è questa l'immagine brutale che vediamo quando pensiamo alla schiavitù.L'uscita del pluricandidato all'Oscar 12 anni schiavo di Steve McQueen film diretto da un inglese e considerato la più fedele descrizione mai fatta del punto di vista di uno schiavo - è l'occasione di ricordare insieme alcuni dei modi in cui Hollywood ha raccontato questa orribile piaga. Considerato un capolavoro del cinema, Nascita di una nazione di D. W. Griffith è anche passato alla storia come film razzista, tanto che il regista, per difendersi dalle accuse, l'anno successivo girò Intolerance. Sicuramente Griffith non condivideva le brutalità sugli schiavi, ma il film ha sequenze a dir poco discutibili sul ruolo del Ku Klux Klan come tutore dell'ordine. Con l'eccezione di pochi ruoli importanti, quasi tutti gli interpreti neri del film sono bianchi truccati. Un testo fondamentale sull'argomento è il drammatico romanzo “La capanna dello zio Tom”, scritto dall'attivista e abolizionista di ispirazione cristiana Harriet Beecher-Stowe, la cui importanza nella causa fu riconosciuta dal presidente Lincoln in persona. Sembra infatti che incontrandola le abbia detto: “così è lei la piccola signora che ha scatenato questa grande guerra?”. Il primo adattamento cinematografico di questo libro tanto importante è del 1903, seguito da molti altri che non hanno lasciato traccia nella storia del cinema. E' famosissima invece la Mami di Via col vento, interpretata da Hattie McDaniel, schiava e fedele governante della capricciosa Southern Belle, Rossella O'Hara. Per questo ruolo McDaniel - che finì per specializzarsi in ruoli di cameriera - fu la prima attrice di colore a vincere l'Oscar, ma la comunità nera la criticò per aver perpetuato un'immagine servile,  stereotipata e deleteria alla causa dell'emancipazione, con il suo atteggiamento e il buffo modo di parlare, da molti preso a pretesto per sfottò razzisti. Steven Spielberg omaggia con il fim Lincoln l'uomo che dedicò la sua vita a cancellare la tremenda vergogna della schiavitù in un paese lacerato al suo interno. Il film si concentra sull'approvazione del Tredicesimo Emendamento, ma nonostante i 7 Oscar ottenuti, si sono levate critiche da parte di storici e studiosi, che hanno sottolineato l'assoluta assenza -contrariamente alla realtà - di figure di colore attive, come se l'emancipazione fosse solo una concessione dei bianchi. Nel 2013 infine, Quentin Tarantino con il suo Django definito da Michael Moore: Uno dei migliori film satirici di sempre. Un raro film americano sulla schiavitu e sulle origini della nostra perversa storia razzista.