Daredevil la serie -recensione

La serie tratta dal personaggio della Marvel è trasformata da Netflix in un gioiello narrativo che va oltre il cinema

Chi l’avrebbe mai detto che la Terra Promessa è un posto per eretici? Cinema, tv, fumetti, roba del Novecento che si sono scambiati contenuti, ma sempre rivendicando un’autonomia esclusiva, lo specifico del mezzo si dice in accademia, comunque ponendo sempre un limite al loro possibile scambio e integrazione, difendendo orgogliosamente ciascuno i propri confini.

Poi è arrivato lo streaming (ok, d’accordo, prima c'è stato un altro bel po’ di roba ma fare l’elenco adesso non mi sembra il caso) e le cose sono cambiate e di molto. Pensate a Netflix e a come sta trasformando l’universo degli audiovisivi, il modo di vedere le immagini in movimento, ma soprattutto come ha messo al centro della visione uno spettatore non più passivo ma libero di muoversi dentro e fuori dagli universi narrativi.

Ho appena visto tutti e tredici gli episodi della prima stagione di Daredevil che Netflix ha realizzato in collaborazione con la Marvel, e che dire? Se potessi urlare al capolavoro lo farei, perciò lo faccio: Daredevil- la serie è un capolavoro.

Raramente si vede qualcosa del genere e certamente è ancora più raro vederlo al cinema che ormai, diciamocelo, sta cedendo il passo nei confronti di questa nuova forma di narrazione filmica che è rappresentata dalla serialità non televisiva (vedete come anche trovare le definizioni sia complicato a riprova che stiamo assistendo alla nascita di qualcosa di completamente nuovo e inaspettato nel mondo degli audiovisivi).

Daredevil ha già avuto una sua trasposizione cinematografica nel 2002 ma è meglio dimenticarsene. Nella serie invece succede qualcosa di incredibile, siamo oltre il cinema e più vicini al romanzo Ottocentesco: qui dentro, nella serie, c’è il sapore di Dostoevskij più che di Spielberg. Prendetemi pure per matto ma un giorno ce lo spremo ridire.

Scordatevi i superpoteri, dimenticate il fanta e “qualcosa”, qui siamo di fronte a una storia tragica e umanissima: la storia di un uomo, Matt Murdock, solo con la sua sofferenza e la sua volontà, con il suo turbamento di rabbia e paura. Matt ha paura di scoprire che quello che fa gli piace: che gli possa piacere dare dolore picchiando gli altri, questo è il suo diavolo che gli si agita dentro. Cerca di reprimerlo diventando un vigilante notturno, lui che è rimasto cieco da bambino e che può fidarsi solo degli altri sensi che lo guidano nella notte.

Ma la cecità non è un limite, la vista distrae, un po’ come quando Kafka parlava male del cinema dicendo che metteva l’uniforme all’occhio, ecco, Matt Murdock è libero dall’obbligo di vedere, lui può solo sentire. Il tutto è reso in un noir metropolitano dalle tinte forti e violente, dove i buoni non lo sono mai fino in fondo e il nemico è altrettanto reale e fatto di carne e ossa che si potrebbe sedere a fianco a noi sulla metropolitana e neanche lo noteremo.

L’eccezionalità di questo prodotto, che è già stato rinnovato per una seconda stagione, risiede nell'avere in qualche modo saputo mettere via gli aspetti meno utili dell’immaginario fumettistico e si è piegato tutto il resto allo stile Netflix (perché ormai esiste uno stile Netflix) per rendere un personaggio ben noto come Daredevil fruibile e apprezzabile anche a chi non ha mai preso in mano un albo del fumetto omonimo. Ma soprattutto per essere riusciti a dare una rappresentazione realistica di un personaggio dei fumetti, e forse questo è il vero successo di Netflix, di essere riusciti dove molti avevano fallito.

Daredevil – la serie è vincente ed è un prodotto di alta qualità proprio perché vive di vita propria. Il realizzatore della serie, Steven S. DeKinght, è riuscito a trovare una chiave di lettura che parte dal crime e arriva alla tragedia: c’è molta violenza in Daredevil così come c’è molto dolore. Matt Murdock rappresenta una delle figure cristologiche meglio riuscite che popolano il mondo della Marvel: un uomo che è costretto a compiere una scelta morale ma che arriva a quella consapevolezza solo capendo che la sua scelta non riguarda solo il suo destino ma l’intero equilibrio della lotta tra il bene e il male.

Glia attori sono eccezionali, dall’inglese Charlie Cox (Matt Murdock/Daredevil), al suo amico Elden Henson (Foggy Nelson), a Deborah Ann Woll, (Karen Page) e un gigantesco Vincent D’Onofrio che con il suo Wilson Fisk diventa la perfetta incarnazione di Kingpin, e un’altrettanta spettacolare Rosario Dawson (Claire Temple).

Da vedere e ammirare aspettando per la seconda stagione.

Massimiliano Pistonesi