Django Unchained, Quentin Tarantino supera anche se stesso

La storia dello schiavo che diventa un uomo libero è un manifesto anti-razzista

I cowboy, i cavalli, gli scontri a fuoco, un po' di sangue qua e là, il ku klux klan e la ribellione degli schiavi sono di per sé degli ingredienti perfetti per un ottimo western. Se a questi si aggiungono anche lo straordinario talento di Quentin Tarantino - nel triplo ruolo di regista, sceneggiatore, attore - e le musiche del maestro Ennio Morricone, ecco allora che compare il film western perfetto. Django Unchained non è solamente la storia di uno schiavo nero negli Stati Uniti di metà 1800 che, dopo essere diventato un uomo libero, cerca di ricongiungersi con la sua amata Broomhilda, ma è un vero capolavoro cinematografico. Immagini, musiche, dialoghi e attori si incastrano alla perfezione nel mosaico disegnato da Tarantino. Ma non solo, Django Unchained è anche un vero e proprio manifesto anti-razzista, politicamente scorretto nel linguaggio ma proprio per questo ancora più incisivo.

Django Unchained: Tarantino supera se stesso

Chi pensava che Quentin Tarantino avesse dato il meglio di sé con il suo precedente film, Bastardi senza gloria, si sbagliava: vero, la rivisitazione della seconda guerra mondiale, nella quale gli ebrei riescono ad avere la meglio sui nazisti (riuscendo anche ad uccidere Adolf Hitler!) è stata geniale. “Questo potrebbe essere il mio capolavoro” dice anche Brad Pitt nell'ultima battuta prima dei titoli di coda, impersonificando proprio il pensiero del regista italo-americano sul film, ma Django Unchained viaggia sullo stesso binario, se non addirittura su uno superiore, a quello di Bastardi senza gloria. Anche in quest'ultima pellicola, come avvenuto nelle precedente, c'è una rivisitazione storica a favore degli oppressi: questa volta è lo schiavo nero, per l'appunto Django, ad avere la meglio sul padrone bianco. Il pistolero interpretato da Jamie Foxx viene aiutato nel suo intento da un cacciatore di taglie liberale tedesco, il dottor King Schultz, interpretato da un magistrale Christoph Waltz, il colonnello Hans Landa di Bastardi senza gloria. In questo modo Tarantino ha trovato anche il modo di riabilitare l'immagine cinica e spietata dei tedeschi, rappresentati dai soldati nazisti, che si vede nel suo precedente film.

Django Unchained: il cast e gli omaggi all'Italia

Oltre a quelle di Jamie Foxx e Christoph Waltz, merita una citazione anche l'interpretazione di Leonardo Di Caprio nel ruolo del cattivo di turno, lo schiavista Calvin Candie. In un film di Quentin Tarantino non poteva poi mancare Samuel L. Jackson: semplicemente perfetto nel ruolo di Stephen, il capo della servitù di Candyland. Ma la vera è propria chicca è la presenza nel cast di Franco Nero, il Django originale degli storici film di Sergio Corbucci. Non è un mistero che Quentin Tarantino sia un fan dei western all'italiana, lo ha dichiarato più volte e nei suoi film non è mai stato avaro di omaggi ai registi e alle pellicole che hanno fatto la storia del nostro cinema. Le musiche di Ennio Morricone, la presenza di Franco Nero (che circa a metà film ha un tanto breve quanto memorabile dialogo con il pistolero interpretato da Jamie Foxx) sono solo alcune delle citazioni agli spaghetti – western presenti in Django Unchained. Non sfugge infatti all'attenzione neanche la colonna sonora con cui si chiude l'opera di Tarantino, ovvero quelle inconfondibili note di Trinity che aprono un altro classico del cinema italiano: Lo chiamavano Trinità di E.B. Clucher. Gli omaggi all'Italia continuano poi con la voce di Elisa che canta Ancora qui. In sintesi, Django Unchained è un film che consigliamo a tutti, anche a coloro a cui il genere western solitamente non fa impazzire. È un autentico capolavoro, un'opera d'arte perfettamente riuscita che porta la firma di Quentin Tarantino.

Fonte immagine copertina: facebook.com/unchainedmovie

Voto: 10

Frase:
“Come ti chiami, giovane?”
“Django”.
“Sai come si scrive?”
“D-J-A-N-G-O. La D è muta”.
“Lo so”.