Ha fatto la storia del cinema con i suoi film. Ermanno Olmi è stato un maestro della cinematografia italiana, riconosciuto a livello internazionale, che ha regalato delle opere meravigliose
Un Maestro ci ha lasciati: a 86 anni, lo scorso 5 maggio 2018, è morto Ermanno Olmi. L'autore bergamasco ha lasciato una traccia indelebile nella storia del cinema e della cultura italiana, con capolavori senza tempo che nessuno potrà mai dimenticare. Opere che sono patrimonio di tutti noi. Fu spesso cantore delle piccole cose, della gente normale, comune, del popolo. Olmi ha saputo muoversi nel tardo neorealismo italiano, diventando precursore anche di un certo cinema sociale, per sviluppare poi una poetica che cercava di dare risposte possibili a grandi temi, svolgendo un cinema a tratti difficile e ricco di afflati universali e alti. Per celebrare la vita di un grande regista italiano ed europeo, vediamo assieme i cinque film imperdibili del Maestro Ermanno Olmi.
Il posto: Olmi racconta il mondo del lavoro
Secondo lavoro per Olmi. Il Posto è innanzitutto un film importante perché porrà le basi per un cinema sociale che riesce a raccontare senza ipocrisie il difficile tema del mondo del lavoro. Olmi lasciò lo spettatore libero di giudicare a quale prezzo, Domenico, il protagonista, ottiene un piccolo posto al sole nella nuova società piccolo borghese nel nord Italia nel periodo per primo accenno di boom economico. Il film racconta con sguardo tenero, una società che sta cambiando e sta passando da una fase contadina e una operaia e impiegatizia, Un film acuto, lucido e precursore.
L'albero degli zoccoli, Olmi nel suo film racconta la storia italiana
Imponente affresco della vita contadina del nord Italia, un film potentissimo e indimenticabile. La poetica di Olmi, qui, raggiunge uno degli apici più alti per un film fortemente evocativo, che riesce anche ad essere pacato, dolce, a tratti quasi sottovoce. La campagna bergamasca di fine '800 riveve sullo schermo avvolgendo lo spettatore in una quotidianità così lontana, sospesa nel tempo, al contenpo così reale, cruda con le asprezze, le sue fatiche e i suoi drammi. Gli episodi che vengono raccontati vibrano di un lirismo assoluto, ma la mestria di Olmi è tutta nel riuscire a giocare con la poesia e con i tratti quasi documentaristici (il film è recitato in dialetto), per un'opera fiume di valore assoluto. L'albero degli zoccoli vinse nel 1978 la Palma d'oro al Festival di Cannes.
La leggenda del santo bevitore racconta un'umanità malinconica
Tratto dall'ominimo romanzo del romanziere Philip Roth, La Leggenda del Santo Bevitore è un flm di rara intensità. Un racconto di umanità malinconica e dolorosa che può vantare una eccellente interpretazione dell'attore olandese Rutger Hauer (Blade Runner). Olmi ci propone un film lento ed introspettivo che ci accompagna in punta di piedi nella vita di Andreas, un senzatetto bevitore la cu vicenda è raccontata in maniera quasi mistica e dalle forti connotazioni spirituali. Una Parigi da fiaba, sospesa in una sorta di aura magica, è lo straordinario contraltare di una storia di intensa umanità. Leone d'oro a Venezia (1988).
Il mestiere delle armi, il film che racconta le Bande nere
Film del 2001 a tema bellico, nel quale Olmi racconta gli ultimi giorni di vita di Giovanni delle Bande Nere, un soldato di ventura italiano al soldo del papato nelle guerre italiche del '500. Lo sguardo dell'autore è quello compassionevole e paterno verso i disastri della guerra, raccontata senza truculenza ma descrivendo fame, freddo, fatica con estrema intensità. Un'opera pittorica, complessa e di forte raffinatezza visuale, dove ancora una volta Olmi riesce a raccontare una umanità tangibile, reale, fatta di carne e anima. La poetica del regista bergamasco, così in bilico tra descrizione della realtà e grande affresco raggiunge qui un picco altissimo.
Torneranno i prati, Olmi firma la sua ultima opera
Ultima lavoro di Ermanno Olmi, ideato sulla scorta delle celebrazioni dei cento anni della Prima Guerra Mondiale. Ambientato sugli altipiani innevati, Olmi ci racconta la straziante vita di trincea dei soldati, raccontanodi la guerra da prospettiva assolutamente antispettacolare, fatte di lunghissime giornate che sembrano attimi eterni di vite sprecate. Un film che non vuole mostrarci proiettili, armi ed esplosioni ma che ci porta dentro le trincee in maniera cruda, diretta, tagliente e ci fa vivere assieme a quei poveri soldati, alienati da una vita quotiana meccanica, vuota, allucinata. Un'opera potente del 2014, interpretato da Claudio Santamaria.