Truman, quando al cinema il cane è un personaggio senza stereotipi

n occasione dell'uscita nelle sale di Qua la zampa, l'antidoto perfetto è il film del regista catalano Cesc Gay, commedia esistenziale con umorismo raffinato

Non ci sono solo cani che parlano, al cinema, come nel film appena distribuito nelle sale Qua la zampa, diretto da Lasse Hallström, un veterano dei film con protagonisti o con riferimenti canini. Il regista svedese, da tempo attivo negli Stati Uniti, ha infatti in filmografia La mia vita a quattro zampe (1995) e Hachico (2009). L'uscita di Qua la zampa è quindi un'ottima occasione per recuperare uno dei migliori lavori che mettono in campo la relazione tra uomini e cani in maniera vera, intensa, non stereotipata. Si tratta di Truman - Un vero amico è per sempre (2015) di Cesc Gay, da marzo 2017 disponibile in dvd e blu ray.

Commedia esistenziale sospesa tra la vita e la morte, Truman conferma la poetica del cineasta catalano, autore, film dopo film, di un percorso creativo intimamente personale, al tempo stesso impalpabile e concreto, amante tanto della luminosità esteriore e interiore posseduta dai personaggi, dai loro corpi, quanto di quella che possono esprimere le parole, i dialoghi quando sono resi materia viva, pulsante, flusso credibile di pensieri, umori, disagi. Basti pensare ad alcuni titoli della sua filmografia, purtroppo quasi sconosciuta allo spettatore italiano: Krámpack (2000), En la ciudad (2003), Ficció (2006).

Comincia con un breve prologo in Canada, Truman, dove Tomás (Javier Cámara) vive con la famiglia. Gay dà accenni, scrive per sottrazione, filma una partenza silenziosa immersa nel sonno e nella neve. Destinazione Madrid. Dove Tomás rimarrà per quattro giorni, visitando l’amico del cuore Julián (l’attore argentino Ricardo Darín). Separato dalla moglie, abita in un appartamento con l’inseparabile cane Truman, la sua carriera di attore teatrale sta finendo, è malato terminale e decide di non curarsi più per non soffrire inutilmente, visto che i trattamenti medici non servirebbero a nulla. Gay lascia fuori campo qualsiasi stereotipo e costruisce un film denso di umorismo trattenuto eppure esplosivo, come trattenuta e mirabilmente giocata sulla “immobilità” dei volti è la recitazione di Cámara e Darín.

Fra Tomás e Julián, fra loro e Paula (l’argentina Dolores Fonzi, intensa nella sua sensualità erotica), cugina di Julián, e fra la donna e l’amico tornato dal Canada, fra loro tre e personaggi di secondo piano, e fra i due amici e il figlio di Julián che vive a Amsterdam e riceve la loro visita inattesa, sono i piccoli grandi gesti, che talvolta costano fatica e che esprimono complicità là dove le parole rischierebbero il malinteso, a intessere sentimenti indelebili: l’abbraccio tra il padre e il figlio; la mano nella mano, nel buio di una stanza d’albergo, tra i due amici; le risate, le carezze, le lacrime… E a suggerire l’amore impossibile nel corso del tempo fra Tomás e Paula, “che si comprendono e stanno così bene insieme”, dice di loro Julián. Per nulla sorpreso, anzi felice, di vederli uscire insieme dall’hotel. La loro notte di sesso è stata naturale, intreccio di desiderio, piacere e dolore, e del pianto finale di lui a letto, ancora corpo accanto a corpo, viso accanto a viso.

Truman e il cinema di Cesc Gay sono abitati da queste flagranze, che sorgono da una scrittura filmica cesellata e controllata in ogni dettaglio, che la leggerezza del tocco riesce a far scomparire.