Gabriele Muccino esce dalla giuria dei David di Donatello: "Snobbano il mio lavoro"

Il regista annuncia sui social di non riconoscersi più nei "criteri di selezione" degli Oscar italiani: ecco perché

L'annuncio era nell'aria da tempo: Gabriele Muccino lascia la giuria che ogni anno assegna i David di Donatello, il premio più prestigioso del cinema italiano. Il messaggio ufficiale giunge direttamente dal regista attraverso i suoi profili social e arriva a poco meno di una settimana dall'edizione 2021 dei David, che si svolge l'11 maggio a Roma con la diretta televisiva in prima serata su Rai 1, condotta da Carlo Conti.

Gabriele Muccino, David di Donatello addio: il suo tweet

"Sono uscito dalla giuria dei David di Donatello", scrive Gabriele Muccino sui social. 

Non mi riconosco nei criteri di selezione che da anni contraddistinguono quello che era un tempo il premio più ambito dopo l'Oscar. Non mi presenterò più nelle categorie di Miglior regia e Miglior sceneggiatura, in futuro.

Il rapporto tra il regista romano e l'Accademia del Cinema Italiano è sempre stato burrascoso e si è incrinato negli ultimi anni. Dopo il David vinto nel 2001 come Miglior regista per L'ultimo bacio e il premio speciale ottenuto nel 2008 per i suoi successi negli Stati Uniti, Muccino è stato snobbato costantemente da quando è rientrato in Italia. Nel 2019 l'Accademia ha dovuto inventare il David dello spettatore per premiare A casa tutti bene, uno dei migliori incassi al botteghino della stagione.

L'edizione 66 dei David di Donatello ha "dimenticato" Gli anni più belli, che si è guadagnato la vetta del box-office nonostante l'uscita nel mezzo della pandemia. Il film è stato candidato soltanto per la statuetta alla Miglior attrice protagonista (Micaela Ramazzotti) e alla Migliore canzone di Claudio Baglioni.

Gabriele Muccino: Favolacce "non sono riuscito a finirlo"

Muccino non ha preso bene l'esclusione di Gli anni più belli dalle cinquine di film e regia e non ne ha fatto mistero sui social. "Diciamocelo, cari giurati del David: questa ennesima volta (è dal 2003 che snobbate il mio lavoro), l'avete fatta grossa. A perdere non sono io, ma la vostra credibilità, smarrita peraltro da tempo. Farò il tifo per Micaela Ramazzotti e Claudio Baglioni", ha scritto il regista su Twitter.

Non contento, ha rincarato la dose commentando con acredine le 13 nomination di Favolacce di Damiano e Fabio D'Innocenzo.

Sto provando a guardare da stamattina Favolacce. Non lo sono ancora riuscito a finire. Sarò poco intelligente o cinefilo per comprenderne la grandezza? (Eppur sono di quelli che quando vedono Dogman, chiamano il regista per ricoprirlo di complimenti).

Da lì è partita una lunga polemica che ha condotto fino al tweet in cui dà l'addio all'Accademia. Prima ancora, c'era stato un cinguettio al veleno in cui il regista si diceva amareggiato (e non invidioso) "per aver adorato il nostro cinema più nobile e vederlo ridotto ad una schermaglia tra film minori, ignorati e/o sopravvalutati. Mi dispiace anche per il pubblico che ha perso interesse assistendo a gare tra film sconosciuti".

Foto interna: 01 Distribution