Cinema gay e AIDS: ecco i film da vedere tutto l'anno. Non solo per la Giornata mondiale

L'AIDS è una delle più grandi piaghe dell'epoca moderna. Pensare che sia solo materia per film a tema gay, però, è un luogo comune. Ecco perché

25 milioni di vittime dal 1981. Si tratta di una delle epidemie più letali nella storia dell’umanità. Ecco perché la Giornata mondiale per la lotta contro l’AIDS, celebrata il 1° dicembre di ogni anno dal 1988, resta un’occasione di stringente attualità. Anzi, di tragica attualità.

La domanda che ci dovremmo fare non è “perché esiste la Giornata mondiale contro l’AIDS?”.  Il punto, invece, è: “perché non si parla di AIDS più spesso?”.  Nel 2009, «l'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che ci siano 33,4 milioni di persone nel mondo che vivono con l'HIV/AIDS; che ci siano 2,7 milioni di nuove infezioni HIV all'anno e 2 milioni di decessi annuali a causa di AIDS». Lo dice Wikipedia. Di ragioni, per continuare a parlare di AIDS ce ne sono, appunto milioni. E noi ne vogliamo parlare.

Non lo faremo in chiave medica. Nessuna parola sulle cure dell’ AIDS; nessuna sulle cure dell’ HIV perché semplicemente non ne abbiamo le competenze necessarie dal punto di vista scientifico. Non ti parleremo delle nuove terapie per l’ HIV. Non tratteremo stime, previsioni o dati statistici, anche se – non lo neghiamo – non ci sarebbe occasione migliore per informarsi sul numero dei malati di AIDS in Italia o sulla diffusione dell’ HIV in Europa. Cercheremo di raccontati che cosa siano l’ ADIS e HIV senza nessun rigore da camice bianco. Ma con uno dei linguaggi più comprensibili di sempre. Quello narrativo. Quello del cinema.

Perché non si parla più spesso di AIDS e di prevenzione?

Il rapporto tra cinema e AIDS è uno di quelli di lunga data

La sindrome da immunodeficienza acquisita è stata individuata per la prima volta nel 1981. Quattro anni più tardi uscì il primo film in assoluto su questo tema. Una gelata precoceAn Early Frost è il titolo originale – arrivò nelle sale cinematografiche nel 1985. In Italia il film fu presentato solo due anni dopo l’uscita in America, nel 1987. Il protagonista  (chi ha già visto il film lo ricorderà bene) è giovane avvocato di successo, Michael Pierson, che durante un ricovero in ospedale viene a sapere di aver contratto l'AIDS. Inoltre, il suo compagno Peter gli rivela di aver avuto rapporti sessuali con altre persone. A seguito di questi eventi, Michael informa della malattia e del suo essere gay i genitori e la sorella Susan, che nel frattempo è incinta. Mentre la madre cercherà di adattarsi alla situazione, il resto dei familiari incontrerà non poche difficoltà ad accettare la realtà.

Negli anni successivi l’attenzione verso l’AIDS, la psicosi collettiva verso l’AIDS, virus che ha fatto tremare intere generazioni, è culminata negli anni Novanta. Nel 1993, per la precisione, raggiunge lo zenit con uno dei capolavori della settima arte. L’anno segna infatti l’uscita di Philadelphia, diretto da Jonathan Demme. Il legame tra AIDS e cinema è sancito. Così come lo sforzo di riabilitazione sociale del malato di AIDS. La trama, se tu che leggi sei di un'altra generazioni e non ami troppo le repliche in seconda serata, è arcinota. Andrew Beckett e Joseph Miller sono due avvocati: il primo è un brillante avvocato di uno dei più prestigiosi studi legali cittadini, il Wyant & Wheeler; il secondo si arrabatta con piccole cause di risarcimento danni, che non gli consentono particolari sbocchi di carriera. Il primo è gay e convive da anni col suo compagno Miguel; il secondo, invece, è sposato con Lisa e ha da poco avuto una bambina, Larice. I due, che si conoscono solo di fama, si fronteggiano in tribunale: il brillante Andrew ha la meglio e la stessa sera i soci dello studio legale gli affidano un importante patrocinio. Durante l'incontro però uno dei soci nota una lesione sulla fronte di Andy e, memore di un caso precedente, la riconosce come sintomo dell'AIDS. Nei giorni successivi Andy si impegna nella causa, nonostante le sue condizioni di salute inizino a peggiorare e gli sia sempre più difficile nascondere le lesioni causate dall'AIDS. I soci, non tollerando la presenza nel loro studio di un omosessuale, per di più affetto da una malattia mortale e incurabile, simulano un licenziamento per giusta causa. Andrew decide di citare in giudizio i suoi ex datori di lavoro per discriminazione, con l'appoggio della sua famiglia, che ha accettato la sua omosessualità e la sua malattia. Dopo che ben nove avvocati gli negano il patrocinio, si rivolge a Joe Miller che, inizialmente riluttante, accetta il caso, sfidando i pregiudizi sociali e suoi personali nei confronti dei gay e dell'AIDS. Il finale, questo no, non te lo riveliamo, perché il Philadelphia merita davvero di essere visto almeno una volta nella vita se non lo hai ancora fatto.

I malati di AIDS non sono solo omosessuali

Come nella realtà così nel cinema, la sindrome non è – e per fortuna! – stata relegata solo ai film a tema gay, in italiano e non. AIDS e HIV nei film sono stati analizzati anche sotto la cruda prospettivadella diffusione della malattia tra gli adolescenti. Nel 1995 uscì Amici per sempreThe Cure di Peter Horton. La pellicola segue la storia di due ragazzi (Brad Renfro e Joseph Mazzello) alla ricerca di una cura per l'AIDS, di cui è ammalato uno dei due. Erik è un adolescente solitario che ha una madre fredda e assente. Un giorno, mentre sta giocando in giardino, conosce Dexter, il suo nuovo vicino di casa, malato di AIDS a causa di una trasfusione di sangue infetto avvenuta quando era più piccolo.

È dello stesso anno, 1995, ma di taglio più crudo e affilato, Kids, diretto da Larry Clark e sceneggiato da Harmony Korine. Anche in questo caso non parliamo di un film sui gay (a buon diritto, però, può essere inserito tra i film che parlano di sesso). Il film racconta un giorno di alcuni adolescenti residenti nei bassifondi di New York passato taccheggiando, picchiando e facendo largo uso di droghe e sesso non protetto. Il linguaggio, ovviamente, è pesantissimo. E se cercate sull’ HIV un documentario che rappresenti un’istantanea nuda e cruda – un documento a tutti gli effetti – della drammatica realtà degli anni Novanta, avete trovato ciò che fa per voi. Nessuna condanna, nessun commento, ma solo una rappresentazione fedele delle realtà. Sono i limiti e nello stesso tempo i punti di forza di un film come Kids.

Ah, prima forse non te lo avevamo detto. Philadelphia è considerato una delle pietre miliari della storia del cinema e nel 1994 vinse due Premi Oscar (Tom Hanks fu miglior attore protagonista e Streets of Philadelphia di Bruce Springsteen fu eletta miglior canzone) e ricevette altre tre nomination (migliore sceneggiatura originale, miglior trucco e migliori canzone per Philadelphia di Neil Young). Allora un successo incredibile per un “film di gay”. Ti parliamo delle famose statuette d’oro anche per introdurre un’altra pellicola, più recente. Perché anche Matthew McConaughey in Dallas Buyers Club è un Matthew McConaughey da Oscar. Il biondone muscoloso della California sembra aver preso gusto nel cimentarsi in ruoli più impegnati, abbandonando la commedia sentimentale e il fianco curvilineo della bella Jennifer Lopez (oltre a Dallas Buyers Club ci sono anche Mud, The Wolf of Wall Street, La foresta dei sogni, Interstellar, il più recente Free State of Jones). Nel 2013 abbiamo visto McConaughey con parecchi chili in meno interpretare il texano omofobo Ron Woodroof. Questi è un operaio in un'industria di estrazione petrolifera e appassionato di rodeo, affezionatissimo ad alcool, droga e sesso. Proprio a causa di un rapporto non protetto con una tossicodipendente contrae l'HIV. Scopre di avere l’ AIDS con un test in ospedale dopo un malore: la sua malattia è ormai in una fase avanzatissima e gli vengono dati trenta giorni di vita. Ron Woodroof – il film è ispirato a una storia vera – muore però il 12 settembre 1992, cioè sette anni dopo una diagnosi terminale fissata a circa un mese di vita. Ci viaggiando fino in Messico, per procurarsi illegalmente altro AZT, un potente antivirale approvato dalla FDA. Al di là del confine incontra il dottor Vass, radiato dall'albo dei medici a causa delle sue posizioni alternative nei confronti della medicina. È il dottore a rivelare che l'AZT è dannoso per l'organismo umano, poiché distrugge non solo il virus ma anche le cellule sane. L’alternativa è una cura a base di peptide T, una proteina non dannosa ma non approvata dalle case farmaceutiche. Ron insieme a Rayon, una transgender tossicodipendente e sieropositiva che ha incontrato durante i suoi ricoveri in ospedale, decide quindi di fondare il Dallas Buyers Club, un'associazione i cui iscritti pagano una retta di 400 dollari mensili per avere tutte le medicine di cui hanno bisogno. Ti rinfreschiamo la memoria: il personaggio di Rayon è stato interpretato da uno scheletrico Jared Leto (lui di chili ne ha persi 13), vincitore del Premio Oscar come miglior attore non protagonista.

La narrazione che la settima arte ha fatto di AIDS e HIV nel corso degli anni non si è quindi limitata ai film di omossessuali e transessuali. Il tratto comune che emerge dai lungometraggi citati – ma che non esauriscono di certo il ricco filone tematico: all’appello mancano capolavori come The Normal Hearts, The Hours e molti altri ancora – e che andrebbe certamente tenuto in considerazione durante la giornata mondiale contro la lotta all’ AIDS è la stigmatizzazione sociale della malattia. Sei malato di AIDS? È meglio che non ti avvicini a nessuno. Di certo la percezione della condizione del malato di AIDS è stata influenzata negativamente dal fatto che negli anni della psicosi chi era malato era un omosessuale. O, nella migliore delle ipotesi un tossico dipendete. A stigma si aggiungeva un altro stiga. Addirittura uno conseguenza dell’altro: sei gay? Ti droghi? Allora l’AIDS “te lo sei proprio cercato”. Spesso chi ha contratto il virus viene isolato, relegato ai margini della società. È schiacciato tra la necessità morale di avvisare chi gli sta attorno della sua malattia e dalla paura – una paura viscida e sorda – di essere, proprio per la sua condizione additato come reietto. Parlarne, nella giornata mondiale dell’AIDS, è fondamentale: speriamo che dopo aver letto fino a questo punto questa sera o nel fine settimana guarderai uno dei titoli che ti abbiamo consigliato.

Film gay (recenti o meno), film con trans… Non sono malati. Tantomeno di AIDS

Nonostante sia ormai conclamato che l’HIV non faccia alcuna “predilezione” in base all’orientamento sessuale dell’umanità, è evidente che si sia creato, nel corso degli anni un legame tra cinema, omosessualità e AIDS. Ci pare giusto, quindi, puntualizzare che non tutta la filmografia a tema omosessuale è dedicata alla rappresentazione dei malati di AIDS. Gli esempi – più che illustri, per giunta – sono molto numerosi.

Tra i film gay da vedere assolutamente come non citare Milk? Si tratta di un film biografico del 2008 diretto da Gus Van Sant, sulla vita di Harvey Milk, primo gay dichiarato ad essere eletto ad una carica politica negli Stati Uniti, e assassinato nel 1978, assieme al sindaco George Moscone, da Dan White, un ex consigliere omofobo ed instabile. Milk, famoso per le sue lotte per i diritti dei gay, è interpretato da Sean Penn.

Ovviamente la lista di film lgbtq è ancora molto lunga e comprende anche numerosi film gay italiani. E i migliori film rimangono quelli in streaming, soprattutto se gratuito e legale. Prova a dare un’occhiata a 52 Tuesdays, film unico nel suo genere, insignito dei più prestigiosi riconoscimenti internazionali. 52 Tuesdays ha vinto il premio come Miglior Regista al Sundance Film Festival del 2014 e l'Orso di Cristallo al Festival di Berlino 2014. «Un film rivoluzionario» lo ha definito l'Huffington Post. Una curiosità: per girarlo ci è voluto un anno intero. Il percorso di crescita adolescenziale di Billie è accelerato, quando la madre rivela di voler cambiare sesso e il loro tempo insieme diventerà limitato al solo martedì pomeriggio. Il film è stato girato nel corso di un anno, una sola volta alla settimana, il martedì; queste regole di produzione cinematografica hanno portato quest'opera ad essere una rara autenticità e questa storia è emotivamente carica di desiderio e responsabilità.

A confine con il documentario ti consigliamo anche The Amazing Truth About Queen Raquela, vincitore del Teddy Award al Festival del Cinema di Berlino nel 2008. La protagonista è ovviamente Raquela, un transessuale dalle Filippine, che sogna di scappare dalle strade di Cebu City per una vita da favola a Parigi. Un film reale e drammaticamente sconvolgente. Meglio di qualsiasi film gay al cinema.