Cinema italiano contro il governo Meloni per la riforma degli obblighi di investimento delle piattaforme

In vista della discussione parlamentare, le associazioni di sceneggiatori, sceneggiatrici, registe e registi minacciano lo sciopero: ecco perché

Forti turbolenze sul cinema italiano. Le maggiori piattaforme di streaming presenti sul mercato (da Netflix, Prime Video e Disney a Apple, Paramount e Discovery) stanno facendo pressioni sul governo Meloni per chiedere l'abbassamento degli obblighi di investimento, ovvero la percentuale di ricavi che sono tenute ad investire nei prodotti indipendenti nazionali. L'esecutivo è diviso e in vista della discussione sulla normativa, l'incertezza preoccupa le associazioni di categoria.

Obblighi di investimento nel Tumsa: cosa sono di preciso?

La legge europea prevede che gli streamer e i broadcaster investano una percentuale dei loro ricavi in produzioni indipendenti locali recenti, cioè realizzate negli ultimi cinque anni. Le piattaforme lamentano che in Italia gli obblighi di investimento sono troppo alti. Nel Tusma, il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici approvato nel 2021, si stabilisce che i fornitori di servizi di streaming debbano investire il 20% dei loro ricavi, che si abbassano al 12,5% nel caso dei network televisivi. 

Anac (l'Associazione nazionale autori cinematografici), 100autori (l'Associazione dell'autorialità cinetelevisiva) e WGI (Writers Guild Italia) hanno diffuso una nota congiunta in cui "esprimono la massima preoccupazione per l'andamento della discussione in sede parlamentare sulla normativa riguardante gli obblighi di investimento in opere cinematografiche e in prodotti audiovisivi nazionali da parte delle Tv e delle piattaforme operanti in Italia".

Gli autori e autrici, ovvero sceneggiatori, sceneggiatrici, registe e registi non sono mai stati convocati e ascoltati dalle commissioni, nonostante i contenuti della produzione audiovisiva nascano e prendano vita innanzitutto grazie al loro lavoro e qualsiasi cambiamento venga apportato nel sistema ricada inevitabilmente sulle loro vite professionali.

Autori contro streamer sugli obblighi di investimento

Nella nota Anac, 100autori e WGI fanno sapere che "in questi anni l'obbligo di investimento da parte delle piattaforme (attualmente stabilito al 20% dei fatturati delle imprese per l'anno 2024, per arrivare al 25% dal 2025) ha creato occupazione, ma anche una ricchezza importante di occasioni di racconto di storie, temi e luoghi del nostro Paese e, in linea con quanto avviene in altre realtà europee, non deve essere né ridotto, né messo in discussione".

Se ciò dovesse avvenire, gli autori sono decisi a compiere tutti i passi necessari per opporsi e far sentire la loro voce.

La modifica al Tusma è già in esame alla Camera: nella maggioranza il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e Fratelli d'Italia sembrano indirizzati a voler tenere l'obbligo all'attuale 20%, mentre Lega e Forza Italia sarebbero favorevoli all'abbassamento della soglia richiesto dalle piattaforme. Non è la prima volta che il cinema italiano si mobilita contro il governo Meloni promettendo scioperi e manifestazioni di protesta. A luglio sei associazioni di categoria hanno firmato una lettera aperta indirizzata alla premier chiedendo un incontro per parlare di streaming ed equo compenso.