Green Book è un film da non perdere che con leggerezza sa raccontare una storia vera e forte
Da qualche tempo, ormai, il cinema americano ha deciso di affrontare il tema del razzismo con film non banali, che sanno anche divertire ma che, tra una risata e l’altra, mostrano con forza il loro messaggio. Il 2018 ci ha regalato due pellicole di questo tipo: BlacKkKansman di Spike Lee e Green Book di Peter Farrelly (che in Italia è invece uscito nei primi mesi del 2019). Queste due opere hanno diversi aspetti in comune, il primo fra tutti è che sono tratte da due storie vere, il secondo riguarda l’ambientazione: gli Stati Uniti dei primi anni ’70 per BlackKklansman, quelli degli anni ’60 per Green Book. Epoche non troppo distanti dalla nostra ma che ci ricordano con forza quanto la piaga del razzismo fosse radicata anche in uno stato moderno, all’avanguardia e ricco come gli Stati Uniti d’America.
Green Book, un cast eccezionale per un film potente
Green Book, come dicevamo in precedenza, non è però solamente un inno contro il razzismo, è un road movie che sa prendere in giro l’intera società e lo fa con uno straordinario Viggo Mortensen nei panni dell’autista (ma anche guardia del corpo del pianista afroamericano Don Shirley) Tony “Lip” Vallelonga: un italoamericano che vive nel Bronx con la sua famiglia, alla ricerca di qualche lavoretto che gli possa permettere di mantenerla. Al suo fianco c’è il solito fantastico Mahershala Ali nei panni del musicista Don Shirley.
Tra i due protagonisti c’è un’iniziale distanza, dovuta non solo ad alcuni pregiudizi, ma anche alla differente educazione e cultura: distanza che si assottiglierà chilometro dopo chilometro che i due percorrono insieme a bordo di una Cadillac azzurra nel loro viaggio dal nord al sud degli Stati Uniti. All’interno dell’abitacolo di quell’auto la distanza tra i due va sempre più ad assottigliarsi fino a cancellarsi del tutto. La scena in cui i due condividono un cestino di pollo fritto KFC è l’emblema della nascita di quella che inizialmente sembrava un’improbabile amicizia.
Green Book, la trama: il cibo diventa un simbolo del razzismo e della lotta a esso
Abbiamo citato il cesto di pollo fritto, parlando di Green Book va sottolineato il ruolo importante che ha il cibo all’interno di questa narrazione. Non solo perché Tony Vallelonga ha dei problemi con l’alimentazione (per tutta la durata del film lo vedrete mangiare in continuazione, qualsiasi cosa) ma perché è un simbolo delle barriere (e della distruzione di esse) tra bianchi e neri che Peter Farrelly vuole portare alla luce (e combattere) con il suo film.
Non è un caso se la nascita dell’amicizia tra l’autista italoamericano e il pianista afroamericano si sancisca con del pollo fritto, non lo è neppure che una delle scene che più fanno male della pellicole si consumi all’interno di un ristorante.
Green Book: un Oscar del tutto meritato
Peter Farrelly, che per la prima volta dal 1994 quando ha girato Scemo & più scemo, è tornato a dirigere un film senza il fratello Bobby, con Green Book ha creato un suo piccolo capolavoro. Quello con protagonisti Viggo Mortensen e Mahershala Ali è infatti un film da vedere ma anche da far vedere, è una storia (vera, è bene ricordarlo) dal significato forte ma che viene raccontata anche con leggerezza e che sa provocare più di una risata nello spettatore che la guarda e la ascolta.
Allo stesso tempo, però, il suo messaggio non viene mai banalizzato e sa arrivare forte e chiaro. In conclusione, Green Book è un film che vi consigliamo assolutamente di vedere: è impossibile rimanere delusi da quest’opera. Green Book è come una freccia che attraversa le varie sfaccettature del razzismo fino a colpirlo nel suo cuore: l'Oscar al Miglior Film che ha vinto è più che meritato.
Voto: 9
Frase:
"Avere quello scatto d'ira, ne è valsa la pena? Non vincerai con la violenza, Tony. Tu vincere quando manterrai la tua dignità. Dalla dignità non si può prescindere”.
Fonte foto di copertina e fonte foto interna: https://twitter.com/greenbookmovie/