Mentre si guarda Hereditary – Le radici del male non si salta sulla sedia, piuttosto si sprofonda nel terrore più nero che c'è. Questo horror onirico in cui risplende una bravissima Toni Collette lascia addosso una grande angoscia. Anche se con qualche piccolo difetto questo horror sovrannaturale offre nuova linfa al genere
Erano mesi che dall'America giungevano notizie molto positive su Hereditary: le radici del male, un horror psicologico e onirico che ha entusiasmato la critica tanto da eleggerlo a nuovo fenomeno di genere del 2018. Dietro questo film c'è Ari Aster, un trentunenne newyorkese che esordisce in veste di regista dopo aver catalizzato l'attenzione grazie ad alcuni inquietanti cortometraggi, il muto Munchausen e il fenomeno virale The Strange Thing about The Johnson. Ari Aster è anche sceneggiatore di Hereditary – Le radici del male, un dramma familiare che sfocia nell'horror sovrannaturale. L'idea di questo film gli è venuta dopo che la sua famiglia ha attraversato una serie di sventure durate per ben 3 anni, fatalità che hanno fatto pensare al regista e ai membri della sua famiglia di essere colpiti da una maledizione. Dietro questo horror c'è però qualcosa di molto più profondo: il film infatti mette in campo tantissimi spunti che si allargano al riflesso di un'inquietudine generalizzata di questa modernità, destabilizzando lo spettatore che si troverà davanti un film diverso dal genere in cui si incasella, toccando tematiche come eredità genetica, libero arbitrio e destino incontrollabile.
Hereditary – Le radici del male: la trama
Al centro del film ci sono i Garham, una famiglia che deve affrontare un lutto, quello dell'anziana Ellen, la nonna morta per cause naturali. Dopo questo tragico evento i quattro membri della famiglia iniziano a scoprire diversi segreti sul passato dell'anziana donna, dettagli che li conducono giorno dopo giorno in territori oscuri che hanno a che fare con rituali e sedute spiritiche. Da qui iniziano a susseguirsi una serie di eventi drammatici che gettano la famiglia in un labirinto che sembra essere senza via d'uscita.
Senza svelare troppi dettagli su questo film che sa essere sorprendente e inquietante a tratti, possiamo dire che nonostante qualche incertezza a livello di sceneggiatura e un orribile effetto di CGI che ha a che fare con il fuoco, Hereditary – Le radici del male riesce a catalizzare l'attenzione di chi si aspetta un horror che stravolge completamente le regole del genere. Non ci sono scene gore e truculente, a parte qualche dettaglio sanguinolento, né momenti boo: la paura si insinua lentamente, con eleganza.
Non è un caso che il regista abbia dichiarato di essersi ispirato a film come Rosmary's baby o A Venezia... un Dicembre Rosso Shocking. Il risultato è quello di un horror raffinato in cui il terrore si espande a macchia d'olio fino alle sequenze finali che ricordano un altro sconvolgente horror di provenienza inglese, Kill List del 2011.
Il regista Ari Aster infatti, partendo da una tematica a lui cara, i delicati equilibri familiari in situazione di grande instabilità come lutti o malattie, costruisce un film che sa essere per chi lo guarda familiare e scioccante, ma anche altamente sofisticato. La regia è curatissima e una prova la sia ha fin dall'inizio del film, quando la camera con una lenta carrellata in avanti riesce fin dall'inizio a fondere due mondi, quello delle case in miniatura che costruisce la protagonista del film e quello della casa reale, dove vive la famiglia Garham.
Hereditary – Le radici del male: la forza sta nella costruzione della tensione
Il punto di forza di questo horror è l'incertezza: lo spettatore si trova in un terreno conosciuto, la convivenza con i propri cari e la normalità di un lutto familiare, ma pian piano che la storia si dipana e la suspance sale vertiginosamente non sa come orientarsi. I colpi di scena sono tanti e nonostante qualche momento di sceneggiatura forse lungo e ripetitivo, l'escalation di terrore raggiunge livelli altissimi, regalando scene talmente inquietanti da rimanere impressi nella mente, soprattutto quando ci si trova al buio nella propria camera da letto.
Hereditary – Le radici del male sa spaventare, proprio per questo rappresenta una ventata di freschezza per il genere horror che mette da parte le componenti più gore alla Saw o ancorate alle mode degli ultimi anni in fatto di spiriti e possessioni, realizzando un'opera personale e sconvolgente. Già altri film erano riusciti in questo intento ma con meno intensità: rispetto a Babadook e The Witch qui il terrore non è una lieve sensazione, l'angoscia di alcune scene resta attaccata addosso una volta usciti dalla sala e lo si porta proprio fra le rincuoranti mura domestiche.
Hereditary- Le radici del male: il cast è incredibile
Al centro di questo horror c'è una grandissima attrice, Toni Collette che qui supera davvero se stessa nel ruolo di una donna che non riesce a superare il lutto madre e ad avere un controllo su quanto accade nella sua famiglia, per questo riversa tutto nel lavoro, realizzando miniature su cui invece di controllo ne può esercitare quanto vuole. Il suo personaggio è talmente folle, incontrollabile e instabile da rasentare la pazzia, una condizione mentale perfettamente interpretata da una mestierante che ha alle spalle tantissimi film, fra cui spicca Little Miss Sunshine del 2006.
Nel cast di Hereditary- Le radici del male ci sono anche Gabriel Byrne (I soliti sospetti) qui insignificante come proprio il suo personaggio, il padre, uno psichiatra che vede tutto ma non prende alcuna decisione, lasciandosi trascinare dagli eventi, Alex Wolff, fratello di Nat Wolff, già visto nel reboot di Jumanji – Benvenuti nella giungla qui nei panni del giovane Peter e l'esordiente Milly Shapiro, che qui interpreta la piccola di famiglia, Charlie. Infine fa parte del cast di questo horror anche Ann Dowd, la star della serie tv The Handmaid's tale.
In questi tempi neri in cui la cronaca non fa che raccontarci di guerre e sventure, il genere horror sa trovare terreno fertile per costruire storie sconvolgenti. Non è un caso che in fin dei conti Hereditary – Le origini del male scelga la strada dell'orrore psicologico: la mente umana sa essere un luogo molto più pauroso di qualsiasi demone e i tg ne sono la prova. L'intelligenza di Ari Aster di mescolare le carte in tavola per costruire un horror molto personale è da premiare. Questo è un film che diventerà una delle pietre miliari del genere di questi anni in cui è difficile trovare un horror che si allontani dalle logiche commerciali e sia degno di questa categoria.
Voto 9.