Roger Corman, il cinema secondo il mitico regista e produttore americano

La Cineteca Nazionale di Roma ricorda il cineasta novantenne che lanciò Coppola, Scorsese, Demme, Bogdanovich e tanti altri autori della Nuova Hollywood

Se non ci fosse stato Roger Corman, buona parte dei registi del nuovo cinema americano nato tra gli anni Sessanta e Settanta non sarebbe esistita. Cineasta di talento nel costruire film off Hollywood con budget inesistenti, ma ancor più illuminato scopritore di autori e produttore delle loro opere, Corman è un personaggio carismatico, colui che ha saputo cogliere le esigenze di una generazione intenta a sovvertire le regole del cinema dal basso, frequentando set sgangherati da riempire di idee, invenzioni, scatenandosi a rileggere i generi con passione e sconfinato amore per il cinema. Nella factory di Corman, come fu opportunamente definito il laboratorio creativo del cineasta nato a Detroit il 5 aprile 1926, si formarono Peter Bogdanovich, Francis Ford Coppola, Paul Bartel, Joe Dante, Jonathan Demme, Monte Hellman, Irvin Kershner, John Sayles, Martin Scorsese, Penelope Spheeris, Sylvester Stallone. Ed è un elenco molto, molto parziale...

Nel 2016, splendido novantenne sul palco della Piazza Grande di Locarno, Corman ha ricevuto, per avere esplorato con onnivora dedizione i confini del cinema moderno, dal festival del film svizzero il Filmmakers Academy Guest of Honor Award. Per l'occasione furono proiettati due suoi film degli anni Sessanta, molto diversi nel soggetto, proprio per testimoniare l'ampio spettro affrontato da Corman pur mantenendo come linea produttiva e di regia quella della velocità di lavorazione e dei mezzi tecnici e finanziari limitati. Al festival locarnese si vide The Intruder (1962), ambientato negli anni Cinquanta nel Sud razzista degli Stati Uniti dove l'odio dei bianchi, guidati dal Ku Klux Klan, esplode contro la comunità nera. Girato in bianconero (in Italia uscì con il titolo L'odio esplode a Dallas) è uno dei capolavori di Corman, ma meno celebre di tanti altri per la deviazione del regista dai generi predominanti nella sua filmografia, a partire dall'horror. Nel quale invece si inscrive l'altro titolo scelto da Locarno, La maschera della morte rossa (1964), trionfo di tonalità cromatiche per un horror satanico interpretato da Vincent Price, fotografato da Nicolas Roeg e tratto dall'omonimo racconto di Edgar Allan Poe.

E per non dimenticare la lezione di Roger Corman, il cinema Trevi di Roma, la sala della Cineteca Nazionale, dedica la serata di giovedì 23 febbraio 2017 al cinema del regista nel corso della quale è inserita la proiezione di Carnival Rock (1957). Si tratta di un film tra i meno conosciuti di Corman, un incrocio di commedia e dramma musicale da camera per mostrare un ulteriore aspetto di una filmografia esemplare nella sua coerenza produttiva e artistica. Ovvero, per citare il titolo della sua autobiografia, scritta con Jim Jerome, Come ho fatto cento film a Hollywood senza mai perdere un dollaro.