Intervista esclusiva a Luca Angeletti - «Quel giorno in cui ero sul set con Luc Besson...»

Lucy, Scusa se ti chiamo amore, tra pochissimo anche Mamma o Papà?: Luca Angeletti e qui 120 chili sul femore...

Grandi produzioni cinematografiche – come, per esempio, Lucy con Scarlett Johansson –, televisione e teatro. Dove ti senti più a tuo agio: sul set o sul palcoscenico?

Devo dire che per fortuna mi sento a mio agio a raccontare storie e ricreare emozioni, siano esse davanti ad una macchina da presa o ad una platea a teatro. il cinema e il teatro usano due linguaggi diversi,  ognuno ha il suo fascino, le sue regole, la sua forma di condivisione. Amo tutt'eddue, chiedermi quale preferisco è come chiedere a un bambino se vuole più bene a mamma o a papa.

Ci racconteresti qualche aneddoto divertente o che ti è rimasto impresso nella memoria accaduto proprio sul set Lucy, che peraltro è il tuo penultimo lavoro per il grande schermo?

Di aneddoti divertenti riguardo Lucy ne ho uno, in particolare. Durante la prima scena del mio primo giorno di riprese abbiamo girato il mio arresto. Eravamo all’aeroporto di Orly a Parigi: più di cento comparse e mezzo aeroporto bloccato ed io che corro. Besson era molto carico ed io anche. Lui mi prese da parte e mi disse (io dovevo correre senza senso dell’orientamenteo perché debilitato dall’operazione subita): «Mi raccomando, come una falena che vola e sbatte contro la luce da cui è attratta. E io «Sì, Luc», (fomento). Poi mi dice che dobbiamo girare tutto il giorno di corsa, e mi chiede se ce la faccio o voglio una controfigura. E io: «Assolutamente ce la faccio io» (dovevo solo correre). Poi aggiunge: «Non abbiamo gli stunt per il tuo arresto quindi saranno le mie guardie del corpo (tre enormi uomini neri) che ti arrestano». Ok, nessun problema. Ok, facciamo una prova: movimento comparse e... azione! Corro schivo persone, cambio direzione, fiatone, non ho più via di uscita. Eccoli: mi vengono incontro i tre all blacks.

Placcato. Oddio, il femore! Niente: ricordo solo un dolore mostruoso al quadricipite. Uno dei tre era dolcemente atterrato con il suo ginocchio e i suoi 120kg erano sul mio femore per immobilizzarmi. Infatti mi ha “rotto” in due. «CUT» urla Luc. Si avvicina. «Ottima!» mi dice. «È questa. La giriamo, come stai? Te la senti?». E io, mentre dissimulo di aver perso l’uso della gamba: «Mai stato meglio. Sono pronto! Quando vuoi, Luc». Erano le 10 di mattina. Abbiamo finito alle 18: l'adrenalina fa miracoli. Non potevo fare una figura barbina. Non mi sono alzato dal letto per tre giorni. Fortunatamente ero off.

Il tuo ultimo lavoro, invece, sarà nelle sale tra pochissimi giorni. Come ci descriveresti Mamma o papà? Com'è stato lavorare al fianco di Paola Cortellesi e di Antonio Albanese

Mamma o papà? È una commedia travolgente che analizza il conflitto che vivono i genitori di oggi tra l'amore che li lega alla famiglia e al partner, e la loro identità. I figli e il rapporto di coppia spesso diventano un limite alla propria libertà. Cosa fare per preservare se stessi? Nicola e valeria decidono di separarsi e di fare di tutto per lasciare i figli all'altro. Io sono Giorgio, un collega ginecologo di Nicola, buono, che non sa mai dire di no. Giorgio vive con la mamma anziana e dirige un coro polifonico, e viene usato e messo in mezzo da Nicola nella sua folle missione. Lavorare con Antonio e Paola è stato una gioia e un gran divertimento, sono entrambi due attori bravi, generosi, completi, dai tempi straordinari.

Mamma o papà? È il futuro prossimo; ci potresti invece rivelare quali saranno i tuoi prossimi impegni?

Beh, nel mio futuro prossimo c'è anche l'uscita di Beata ignoranza il 23 febbraio, a distanza di pochi giorni da Mamma o papà? che sarà nelle sale dal 14 febbraio. In beata ignoranza sono nazi (diminutivo di nazareno) un fonico che prende parte alle riprese del documentario che nel film viene girato da Nina (Teresa Romagnoli sull'incidenza dei social network nella comunicazione di oggi è che ha come protagonisti i due professori Filippo ed Ernesto, Gassman e Giallini). Nazi è sempre presente, ma non parla quasi mai durante quasi tutto il film, perché continuamente vessato, incalzato e insultato dalla sua partner di lavoro Iris (Emanuela Fanelli). È una povera vittima che fa tenerezza ma che molto silenziosamente si fa amare. Spero che il pubblico amerà Nazi come l'ho amato io.

Scusa ma ti chiamo amore e Scusa ma ti voglio sposare, entrambi diretti da Federico Moccia: si è sentita di più la responsabilità nel lavorare in due film che, come i libri, sono diventati un fenomeno generazionale.

In Scusa ma ti chiamo amore e Scusa ma ti voglio sposare, mi sono concentrato e divertito insieme ai miei compagni di lavoro a raccontare le storie di quei personaggi in modo libero, senza riferimenti al libro. mi piaceva pensare che avrebbero scritto un libro sul nostro film.

Dalla comicità alla fantascienza, da drammatico alle sparatorie di Squadra Antimafia: come attore sei estremamente poliedrico. Nelle vesti di spettatore, invece, che cosa preferisci guardare?

Mi ritengo uno spettatore altrettanto poliedrico. Sono curioso, come nel mio lavoro. Le mie scelte dipendono dal mood di quel giorno. Mi piacciono documentari sociali alla Zeitgeist, film d’azione, alla The departed, film di fantascienza senza eroi e superpoteri, sono un patito di Kubrick e di conseguenza anche di Elio Petri. Mi piacciono le commedie francesi, le serie tv come True detective, Black Mirror, Breaking Bad, Modern Family. Amo e ho amato anche quelle italiane, da Romanzo Criminale a Gomorra a Rocco Schiavone. E, perché no?, anche quelle a cui ho partecipato come attore.