Era candidata all'Oscar per il ruolo di una donna dalla psicologia complessa in Elle. Nella sua carriera tanti pesonaggi indimenticabili
Non lo voleva nessuna delle attrici americane contattate quel ruolo di donna emancipata, aggredita, violentata, poi complice del suo stupratore, infine vendicatrice. Non lo volevano finanziare i produttori hollywoodiani quel film destinato a diventare una delle perle del 2016. Lo accettò, quel ruolo, confermando il rigore e il coraggio manifestati nel corso di una carriera fatta di scelte anticonformiste, Isabelle Huppert. E il film, Elle, Paul Verhoeven lo andò a girare in Francia nel segno di una co-produzione francese, belga e tedesca. L'anteprima, quasi inevitabile, fu al festival di Cannes, ma il film rimase senza premi. Come senza statuetta è rimasta Isabelle Huppert, candidata come migliore attrice all'Oscar 2017. Ma la sua è un'altra performance immensa (che anche gli spettatori italiani potranno finalmente vedere da giovedì 23 marzo 2017, data di uscita del film nelle sale). Perché Huppert è sì attrice a disposizione di un regista, ma è anche autrice dei suoi personaggi, dà loro, nelle loro diversità, un tocco unico che è il suo corpo, il suo volto. Un'autrice che ama le sfide, che può lavorare con cineasti affermati o accettare di partecipare a film di grandi registi che però hanno vissuto tutta la loro vita nell'universo del cinema d'avanguardia (Tonino De Bernardi, che l'ha voluta, e lei ha accettato, per Médée miracle, versione moderna della tragedia di Euripide).
Ma lei è stata, ventiquattrenne, la giovane Pomme, sensibile, innamorata, aggredita dalla depressione nel capolavoro di Claude Goretta La merlettaia (1977). Per Claude Chabrol, con cui girerà molti film, è diventata la ribelle Violette Nozière nel film omonimo del 1978 e per Jean-Luc Godard la prostituta di Si salvi chi può (la vita) del 1980. Un grande anno, perché è anche quello del film maledetto di Michael Cimino I cancelli del cielo, dove Huppert è la tenutaria di un bordello. Per Marco Ferreri si cala nei panni di Piera degli Esposti e della sua biografia tormentata in Storia di Piera (1983), mentre in un altro film di Chabrol, Grazie per la cioccolata (2000), è la folle ereditiera di una fabbrica di cioccolato. La incontriamo in un film purtroppo poco noto di Benoit Jacquot, Villa Amalia (2009), nel ruolo di una musicista che ha deciso di chiudere con il passato e in quello di una pianista masochista, grazie al quale ha vinto il premio per la migliore attrice al festival di Cannes 2001, in La pianista di Michael Haneke. Ed eccola, sempre sorprendente, Divina Madre ossessionata dalla religione in Bella addormentata (2012) di Marco Bellocchio. Tanti, i film ai quali sta lavorando. Tra questi, un titolo davvero stuzzicante, Madame Hyde...