A Montecarlo John Landis e il suo umorismo sovversivo

Il regista americano di The Blues Brothers è presidente onorario del quattordicesimo Festival de la Comédie diretto da Ezio Greggio

C'è un ospite d'eccezione al Monte-Carlo Film Festival de la Comédie (28 febbraio-5 marzo 2017) diretto da Ezio Greggio. E' John Landis, presidente onorario della quattordicesima edizione. Con l'umorismo - feroce, nero, dissacrante, demenziale - il regista di Chicago ha lasciato un segno indelebile nel cinema americano degli ultimi quarant'anni. E, come altri colleghi che rivoluzionarono il cinema con la loro arte sovversiva, da molti anni fatica a fare film in un'industria hollywoodiana che non ama le personalità forti, originali, non allineate a uno sguardo generalista e politicamente corretto. Non sembra vero, ma l'ultimo lungometraggio di Landis risale al 2010 (Ladri di cadaveri), e per trovare i suoi due film precedenti realizzati per il cinema bisogna retrocedere fino al 1998, l'anno magico di The Blues Brothers - Il mito continua e Delitto imperfetto, entrambi, ma soprattutto il secondo, frettolosamente sottovalutati, mentre sono due perle che dicono tutto il lavoro sulla contaminazione dei generi effettuato con amore, conoscenza e passione da Landis. Tra Delitto imperfetto e il sequel di The Blues Brothers e Ladri di cadaveri, in questi venti anni, Landis ha lavorato per la televisione, esperienza non nuova in quanto affianca fin dagli anni Ottanta quella per il cinema, firmando anche due episodi della bellissima serie Masters of Horror: nel 2005 Deer Woman, mix di leggenda, quella della donna cervo del folklore dei nativi americani, e di omicidi; nel 2006 Family, ovvero la concezione tutta particolare e macabra di famiglia per un insospettabile vicino di casa.

Era cominciata, nel 1973, con una parodia del genere "King Kong", la stupefacente carriera di John Landis. Un film, Slok, quasi barzelletta, inscritto nel demenziale puro, come il successivo Ridere per ridere (1977). Tra il 1978 e il 1981 Landis fa il gran salto e il suo nome diventa familiare non solo agli addetti ai lavori grazie a tre capolavori di grande successo, nel tempo film di culto mai diminuito: Animal House, The Blues Brothers, Un lupo mannaro americano a Londra (con un lavoro sugli effetti speciali e sul sonoro d'avanguardia ancora oggi). Landis dirige i migliori e più popolari attori del momento (John Belushi, Dan Aykroyd, Eddie Murphy, Jeff Goldblum, Chevy Chase, Sylvester Stallone...), ma lentamente il suo cinema sofisticato nell'esibire la gamma del comico (una delle vette è I tre amigos! del 1986, incursione surreale nel western e nel mondo del cinema) trova meno consensi. Alcune perle come Oscar - Un fidanzato per due figlie (1991), commedia con Stallone genialmente impacciato e Ornella Muti, Amore all'ultimo morso (1992), struggente melodramma vampiresco con Anne Parillaud, The Stupids (1996), ovvero altre ingombranti questioni di famiglia, passano pressoché inosservate, se non maltrattate.

Ogni tanto, cercate un film di Landis, uno a caso, e guardatelo. Può solo fare del bene, più che mai di questi tempi.

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