La Follia di Niccolò Paganini con Il Violinista del Diavolo

Il genio della musica, Niccolò Paganini, raccontato attraverso mito e follia. Sono questi gli ingredienti de Il Violinista del Diavolo di Bernard Rose.

La Follia di Niccolò Paganini con Il Violinista del Diavolo. La figura di Niccolò Paganini è una delle più affascinanti della nostra storia: la sua modernità, il successo con le donne, la prodigiosa abilità delle sue lunghe dita nel praticare il pizzicato sulle corde di violino e nel manovrare l'archetto, al pari del mistero su alcuni periodi della sua vita ne hanno alimentato la leggenda. Al cinema è stato incarnato varie volte, nel 1923 dal futuro maggiore Strasser di Casablanca, il grande attore tedesco Conrad Veidt, nel 1946 dal suadente brizzolato Stewart Granger in un film romantico e nel 1989 in una famigerata versione da Klaus Kinski, letteralmente ossessionato dalle similitudini tra la sua vita, sotto il segno della sregolatezza tipica del genio, e quella di Paganini. La migliore interpretazione che ricordiamo, anche ma non solo per l'aderenza fisica, è quella del compianto Tino Schirinzi in un bello sceneggiato televisivo del 1976. Oggi a portare Paganini sul grande schermo è per la prima volta un musicista, il wunderkind del violino solista David Garrett,  che col suo carisma ha saputo comunicare la passione per la musica classica a un pubblico anche molto giovane. Come concertista, Garrett condivide con Paganini la vita di tournée, i rapporti con gli impresari e coi fan, il successo con le donne (supponiamo) e il fatto di essere una personalità di rilievo. E solo un virtuoso del violino, a suo dire, sarebbe stato capace di rendere giustizia a Paganini. Per il timore di assistere all'ennesimo spettacolo di un attore che fa manifestamente finta di suonare, ha dunque deciso non solo di eseguire e riarrangiare la colonna sonora del film, ma anche di interpretarlo. Saggiamente, Bernard Rose e David Garrett lasciano sulle spalle di altri e ottimi attori il peso di sostenere l'interpretazione del film, a partire dal sempre bravissimo Jared Harris nel ruolo del mefistofelico impresario, mentre il protagonista ha poche scene di dialogo e parla soprattutto con la voce del suo strumento. Quando sulla scena impugna l'archetto e dà vita alle armonie, ai capricci e alle bizzarre contaminazioni di Paganini, il film prende vita e vola. Per il resto si lascia vedere, non rivela niente di nuovo sulla biografia del musicista (anche se tutti i particolari tecnici sono esatti, come ci ha raccontato proprio Garrett), elaborando più sulla leggenda del patto col diavolo che su una vita ancora avvolta nell'ombra, caratterizzata dall'idolatria del pubblico e dall'odio dei fanatici. La messinscena è curata e la storia è al tempo stesso romantica e tragica, come quelle degli sceneggiati di un tempo. Non manca un amore infelice che farà sospirare il pubblico femminile, ma il motivo migliore per vedere questo film, ribadiamo, è il fatto di potere non solo ascoltare, ma anche vedere la musica di uno dei nostri più grandi e moderni artisti, evocata dallo straordinario omaggio di un suo emulo nato 200 anni dopo di lui.