La pelle dell'orso racconta la storia di una pericolosa scommessa, e di distanze che si colmano...
La pelle dell'orso è un film con Marco Paolini (interprete principale e co-sceneggiatore) tratto dall'omonimo romanzo di Matteo Righetto, che segna anche l'esordio del documentarista Marco Segato.
Diamo una rinfrescata alla trama, per non dimenticare di cosa si parla: "Ambientato negli anni Cinquanta, il racconto segue la storia di Domenico e di suo padre Pietro che, per sbarcare il lunario, accetta una pericolosa scommessa con il suo datore di lavoro: uccidere l'orso che minaccia il piccolo paese nelle Dolomiti dove abitano. I due partono, e un chilometro dopo l'altro la distanza che li separa, a livello umano più che geografico, si fa sempre più sottile".
In conferenza stampa Segato e Paolini hanno provato a spiegare il loro film d'autore, che però va incontro anche al grande pubblico:
"Con questo film volevamo fare un cinema che andasse incontro al pubblico, realizzare un buon prodotto d’intrattenimento ma senza rinunciare alla qualità del cinema d’autore: che mi pare sia un sentire comune a molti giovani registi. Io, poi, non volevo fare un film sull'Italia di oggi, parlando delle solite cose, della crisi, degli adolescenti: e allora con Marco Paolini siamo partiti dalla passione comune per il western, aggiornando il tema e rivedendo idee universali in un contesto italiano".
"Il libro di Matteo lo abbiamo in parte riscritto con la nostra sceneggiatura. Abbiamo fatto le modifiche che credevamo necessarie, ad esempio spostare l'azione dagli anni Sessanta ai Cinquanta, per portare due protagonisti, un padre e un orso, vicino all'idea di un epoca che sta per finire. Volevamo raccontare l'Italia prima del boom economico, incerta davanti a un futuro dove non sembra esserci più spazio per una natura selvatica e per un uomo non socievole", spiega Segato.
Paolini, il protagonista, interpreta un uomo e un padre ruvido e silenzioso che va a caccia di un orso soprannominato "Il diavolo". Al suo fianco, durante la sua caccia alla minaccia, si trova accanto il figlio adolescente con cui non è mai stato in grado di comunicare.
"Questo non è un padre modello: non è educativo, non è affettuoso: ma a volte capita che qualcuno si affezioni a un modello che non vuole essere tale", dice Paolini.
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