Le nuotatrici, l'incredibile storia vera dietro il film Netflix

La regista gallese-egiziana Sally El Hosaini porta sugli schermi la biografia delle sorelle siriane Sarah e Yusra Mardini

Dal 23 novembre è disponibile in streaming su Netflix il film Le nuotatrici, emozionante biopic che ricostruisce una delle più incredibili storie di riscatto attraverso lo sport emerse dalle Olimpiadi di Rio de Janeiro. Presentato alle edizioni 2022 dei festival di Toronto, BFI London e Zurigo, Le nuotatrici è diretto da Sally El Hosaini, la regista gallese-egiziana di My Brother the Devil e della miniserie Babylon.

Le nuotatrici, storia vera di Yusra Mardini è su Netflix

Dietro The Swimmers c'è la storia vera di Sarah e Yusra Mardini (a interpretarle sono Nathalie e Manal Issa), le due sorelle speranze del nuoto nazionale siriano che sono state strappate dalla guerra e hanno trovato accoglienza in Germania. Nate e cresciute a Damasco, le ragazze si specializzano giovanissime nello stile libero e nello stile farfalla e nel 2012 partecipano ai Mondiali di nuoto in vasca corta di Istanbul.

In seguito allo scoppio della guerra civile, diventa sempre più difficile allenarsi e sopravvivere: i bombardamenti distruggono prima la loro casa e poi la piscina dove Yusra si prepara alle gare. Ormai senza più nulla da perdere, Sarah e Yusra decidono di lasciare la Siria nell'estate del 2015, imbarcandosi insieme ad un cugino di loro padre e ad altri profughi.

Le sorelle Mardini raggiungono il Libano e poi la Turchia, dove sono respinte dalla guardia costiera e a Smirne pagano migliaia di euro agli scafisti per raggiungere la Grecia. Durante la traversata del Mediterraneo, l'imbarcazione naufraga e nell'ultimo tratto del loro lungo viaggio, le due si tuffano in mare per condurre in salvo la barca e gli altri passeggeri a bordo.

Dopo quasi quattro ore trascorse nelle acque gelide del mar Egeo rischiando la vita, aggrappate alle corde del gommone, Sarah e Yusra riescono a raggiungere le coste dell'isola greca di Lesbo e da lì proseguono fino a Berlino. Nel corso dei trasferimenti a piedi e in treno attraverso i Balcani, l'Ungheria e l'Austria pre-sospensione di Schengen, devono sfuggire ai controlli delle autorità per entrare in Europa.

La salvezza delle sorelle Mardini è una Ong tedesca che le mette in contatto con il club di nuoto Wasserfreunde Spandau 04, non molto lontano dal campo profughi nel quale hanno trovato rifugio. Grazie al tecnico Sven Spannekreb, il coraggio di Yusra e il suo talento di delfinista vengono premiati. 

La ragazza si qualifica a soli 18 anni ai Giochi di Rio 2016 e gareggia con la squadra olimpica degli atleti rifugiati. Partecipa ai 100 metri farfalla senza riuscire a passare la fase delle batterie, ma vince la gara più importante: diventa la più giovane ambasciatrice Unicef, volto simbolo dei rifugiati ed emblema per i migranti di tutto il mondo.

La sorella maggiore preferisce il mezzofondo, ma si dedica soprattutto alla famiglia e alla crisi migratoria. Sarah ingaggia una lunga battaglia burocratica con le istituzioni tedesche per portare i genitori in Germania e ci riesce nell'aprile del 2016, quando ottiene il ricongiungimento familiare e lo status ufficiale di rifugiate per lei e  Yusra. Attualmente lavora per l'Emergency Response Centre International (ERCI), la non-profit greca che si occupa del salvataggio dei migranti in mare.

Nel 2021, a guerra in Siria ancora in corso ma dimenticata dai media, Yusra Mardini partecipa alla sua seconda olimpiade consecutiva, i Giochi di Tokyo, sempre nella squadra del rifugiati, finanziata dal Cio grazie ad un fondo di 2 milioni di dollari. È la portabandiera dell'IOC (Refugee Olympic Team) e gareggia ancora nei 100 metri farfalla.

Anche stavolta, come già accaduto a Rio, Yusra non riesce a qualificarsi alle semifinali. Chiude la fase delle batterie con l'ultimo tempo ma poco importa: a lei e Sarah il nuoto ha dato forza ed equilibrio.

Le nuotatrici, film Netflix racconta la farfalla siriana

"Tutti gli atleti vogliono andare alle Olimpiadi. Non importa se si sfila dietro la bandiera siriana o quella olimpica: io voglio solo poter essere un'atleta", ha detto Mardini nell'affollata conferenza stampa di Tokyo 2020. Ora vive con tutta la famiglia a Berlino e si allena per partecipare a Parigi 2024.

Prima di arrivare su Netflix con Le nuotatrici, Yusra ha raccontato la sua storia nell'autobiografia Butterfly: da profuga ad atleta olimpica. Una storia di salvezza, speranza e trionfo, scritta con la giornalista Josie Le Blond e pubblicata in Italia da Giunti.

Non solo: la biografia di Yusra è stata inserita nell'antologia Storie della buonanotte per bambine ribelli. 100 vite di donne straordinarie di Elena Favilli e Francesca Cavallo, edita da Mondadori. La sua "good night story" è illustrata da JM Cooper e ha ispirato anche un podcast narrato da Diana Nyad, una delle nuotatrici in acque libere più famose di sempre.

 

Foto: Netflix