L'October Surprise di Michael Moore: Trump e Hillary devono preoccuparsi?

Michael Moore ha annunciato che potrebbe avere una sorpresa per i due candidati alle presidenziali USA

L'espressione October Surprise, o sorpresa di ottobre, è usata in gergo politico, per indicare una notizia costruita e programmata deliberatamente per screditare uno dei candidati alla Presidenza degli Stati Uniti.

Per chi non lo sapesse, i cittadini americani sono chiamati a votare ogni 4 anni nei primi giorni di novembre. Per questo, proprio ad ottobre l'uscita di qualche nuova e compromettente informazione su uno degli aspiranti inquilini della Casa Bianca, potrebbe essere determinante per favorire la vittoria dell'altro.

Il regista Michael Moore (Oscar nel 2003 per Bowling for Columbine) ha confermato via Twitter alcuni rumor che lo vedevano impegnato in una October Surprise a sua volta: "Sì, qualcosa può essere vero. Potrei essere ai ritocchi finali di un'October Surprise per questa elezione".

L'elezione che si terrà tra poco meno di un mese determinerà chi sarà il nuovo Presidente dopo Barack Obama, e questa volta potrebbe salire al potere la prima donna nella storia degli Stati Uniti d'America.

Moore si è sempre dimostrato molto appassionato nel suo lavoro e già in passato ha tirato in ballo questioni sociali e politiche nei suoi documentari. Ad esempio Fahrenheit 9/11, nel 2004, spiegava le scelte, secondo lui, sbagliate dell'amministrazione Bush dopo gli attacchi che sconvolsero l'America dell'11 settembre.

Secondo alcuni l'October Surprise di Moore potrebbe essere un documentario sul controverso Donald Trump, distribuito in accordo segreto con qualche piattaforma digitale.

È improbabile infatti che il regista voglia screditare Hillary Clinton: in passato ha già ha chiaramente definito uno scenario di terrore quello che si verificherebbe se il candidato repubblicano dovesse diventare il prossimo Presidente degli Stati Uniti.

La più famosa teoria della cosiddetta sorpresa d'ottobre, riguarda un presunto complotto con cui i rappresentanti dell'allora Presidente degli USA Ronald Reagan, d'accordo con la Repubblica islamica dell'Iran, ritardarono il rilascio dei 52 ostaggi americani prigionieri nell'ambasciata USA di Teheran finché non si fossero celebrate le elezioni presidenziali statunitensi del 1980.