L'Ora più buia affronta con eleganza, ironia e una certa ambiguità uno snodo cruciale della storia contemporanea britannica, con Gary Oldman superlativo nel ruolo di Winston Churchill
L'Ora più buia del regista britannico Joe Wright è uno dei possibili protagonisti della prossima notte degli Oscar, forte delle sei nomination ottenute e da una statuetta data dai pronostici quasi certa; quella per il miglior attore protagonista a Gary Oldman. Oldman interpreta in maniera mimetica ed estremamente efficace il ruolo, ad altissimo coefficente di difficoltà e a forte rischio caricatura, di Winston Churchill. Il film di Wright racconta le giornate drammatiche e delicate in cui lo statista, appena diventato primo ministro, deve convincere gli alleati e la nazione a non piegarsi davanti alla minaccia tedesca nazista. Accanto a Gary Oldman, nel cast figurano Kristin Scott Thomas, Lily James, Stephen Dillane, Ben Mendhelson, Ronald Pickup.
L'Ora più buia, la trama
L'Ora più buia prende il via con la caduta del governo presieduto dal conservatore Chamberlaine (Ronald Pickup), sfiduciato dalla camera dei comuni per aver sottovalutato il pericolo rappresentato dalla Germania nazista. Controvoglia, Re Giorgio Sesto (Ben Mendhelson) è costretto, su suggerimento dello stesso Chamberlain, a conferire l'incarico al conservatore Winston Churchill.
Churchill è un politico carismatico, ma non è ben visto; un po' per alcuni errori e colpe che gli vengono rinfacciati e che risalgono al periodo in cui era ammiraglio della marina inglese, e un po' per il suo atteggiamento sopra le righe. Sarcastico al limite di quello che oggi definiremmo politicamente scorretto, decisamente egocentrico, con il sigaro costantemente tra le labbra e con un bicchiere di brandy accompagnato da uova fritte e pancetta come colazione preferita. La sua è una presenza ingombrante e difficile da gestire, come ben sanno, oltre i compagni di partito, la moglie (Kristin Scott Thomas) e la nuova segretaria (Lily James). La diffidenza che l'estlabishement prova nei suoi confronti è rappresentata dalla sequenza in cui un tutt'altro che entusiasta monarca è costretto a conferirgli l'incarico.
Churchill ad ogni modo deve gestire una fase delicata e drammatica; siamo nel Maggio del 1940, la minaccia tedesca pare innarrestabile e l'Europa pare sull'orlo dell'inevitabile crollo. La Francia è in ginocchio e l'invasione della Gran Bretagna pare più che plausibile. Chamberlain e il ministro degli esteri Halifax (Stephen Dillane) spingono per cercare accordi di pace, con la mediazione dell'Italia fascista. Churchill non si fida e dovrà, per convincere parlamento e il popolo, dare sfoggio a tutta la sua abilità retorica, al cinismo tipico della real-politik e dovrà piegare la verità in maniera tale da non deprimere la nazione e spingere la resistenza. Nascondendo una realtà in cui la sconfitta pareva inevitabile per infondere quell'ottimismo e quella fiducia essenziali per sopravvivere. Sembra un'operazione disperata e fuori dalla realtà, ma, non è uno spoiler perché ha già spoilerato la storia con la esse maiuscola, il primo ministro riuscirà nell'impresa.
Dopo aver raccontato, tra le altre cose, i retroscena dell'operazione del salvataggio delle truppe britanniche isolate e assediate e date per spacciate a Dunkirk/Dunkerque, già visto in sala negli ultimi mesi in Dunkirk di Cristopher Nolan, e dopo aver immaginato Churchill tastare il terreno dell'opionione pubblica e del popolo facendo per la prima volta in vita sua un viaggio in metropolitana, L'Ora più buia si conclude con il celebre discorso tenuto dal primo ministro in parlamento che diede il via alla reazione e alla resistenza britannica.
L'Ora più buia, i modelli
Joe Wright affronta per la prima volta il genere bio-pic tornando però ad un periodo già affrontato in Espiazione, dove c'era appunto una sequenza dedicata proprio alla battaglia di Dunkirk/Dunkerque. Lo fa inserendosi in quel filone dedicato alla storia recente britannica che sempre più frequentemente caratterizza film e serie tv; da The queen a Il discorso del re fino al Dunkirk nolaniano. Non solo; si inserisce anche in quella tendenza contemporanea del film biografico nel quale la retorica e l'inevitabile esaltazione del personaggio in questione convivono con uno sguardo più sfaccettato, capace di mettere in risalto gli aspetti meno piacevoli e meno positivi e fondamentalmente ambiguo, più o meno a seconda dei casi. Tendenza presente soprattutto in ceerti bio-pic statunitensi come Lincoln di Steven Spielberg o Jackie di Pablo Larrain, oppure in biografici contemporaneii come Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow.
L'analisi del film
Il Winston Churchill interpretato da Gary Oldman è infatti un uomo geniale e contemporaneamente quasi fastidioso tanto è sopra le righe, i cui vizi – dal rapporto con l'alcool al sigaro perennamente in bocca – non vengono certo nascosti. Evidente è anche la sofferenza che colpisce chi vive con lui, costretto a subire la personalità tracimante del protagonista, a sacrificarsi vivendo alla sua ombra. Emblematica da questo punto di vista è la figura sofferta della moglie.
Però è ancora più decisiva la riflessione, portata neanche troppo tra le righe dal film, sulla necessità del cinismo, di una certa cattiveria e sul ruolo "problematico" della verità nel corso dei snodi cruciali della storia con la esse maiuscola e nelle esigenze della real politik. Tematica che diventa ancor più scottante se consideriamo il ruolo ricoperto da Churchill nelle ricostruzioni storiografiche più diffuse, dove è considerato salvatore della pace e uno dei padri dell'Europa moderna.
Ne L'Ora più buia la retorica tipica del filone bio-pic torna prepotentemente nella sequenza della metropolitana, e l'ambiguità e la complessità di fondo non sono così forti come, mettiamo, in Lincoln di Spielberg o in Zero Dark Thirty della Bigelow, ma sono comunque evidenti.
È un film ironico, a tratti sarcastico, come lo era il protagonista, e capace di riprodurre le atmosfere d'epoca, come tipico del cinema di Wright. Un cinema elegante ma non patinato, capace di virtuosismi e sempre vivace e più che coinvolgente. Splendida, anche in questi caso elegante e non patinata, per esempio è la fotografia di Bruno Delbonnel, in grado di restituire l'aria dell'epoca. L'ultimo accenno va inevitabilmente a colui al quale spetta buona parte del meroto della riuscita del film; il protagonista Gary Oldman, superlativo nel far rivivere la figura dello statista
Voto 7
Frase:
Vuole smetterla di interrompermi quando la sto interrompendo io?!
Fonte foto https://www.facebook.com/jackatthemovies/