Luca Guadagnino: il cinema di un regista "poco italiano" che concorrerà agli Oscar

Protagonista con Chiamami col tuo nome delle nomination agli Oscar 2018, Guadagnino è un regista che divide e sfugge da molti schemi del nostro cinema

Curioso il destino di Luca Guadagnino. Ignorato e molto criticato in patria e esaltato nel resto del mondo. Il suo nome è tornato in auge grazie al successo di Chiamami col tuo nome, prima produzione statunitense del nostro che ha ottenuto quattro nomination, tra cui quella per il miglior film, agli Oscar 2018, dopo essere già stata esaltata in occasione della sua prima apparizione al Sundance Film Festival. Il successo e il miraggio di qualche premio Oscar ha fatto sì che anche in patria, quasi improvvisamente, il suo nome risuonasse nei titoli dei giornali e che non fosse più difeso solo da una più o meno sparuta minoranza di critici e di addetti ai lavori. Chiamami col tuo nome è il terzo capitolo della cosiddetta "trilogia del desiderio", composta dai due precedenti film del regista Io sono l'amore (2009) e A bigger splash (2015), entrambi, vedremo, abbastanza inediti nel panorama del cinema italiano.

Luca Guadagnino, gli esordi e Io sono l'amore

Nato a Palermo il dieci agosto 1971, Guadagnino esordisce alla regia nel 1999 con The protagonist e si fa le ossa nel 2001 con Melissa P., l'adattamento del discusso bestseller Cento colpi di spazzola prima di andare a dormire scritto dall'adolescente Melissa Panarello, nel quale già si intravedono alcune tematiche tipiche del suo cinema, a partire dalla centralità dell'erotismo e del desiderio.

E' nel 2009 che il suo stile si affina e il suo nome inizia a circolare. è di quell'anno infatti l'algido e decadente melodramma Io sono l'amore, epopea sentimentale di una ricca famiglia d'industriali del nord. Le ispirazioni sono da trovare nel cinema di Luchino Visconti, in particolare nei film dell'ultima parte della sua carriera (per esempio, Ludwig con Silvana Mangano) e in una certa tradizione narrativa più mitteleuropea che italiana. Anche qui, nonostante lo sguardo algido di fondo e l'eleganza stilistica, sono fondamentali le tematiche "calde" dell'erotismo e del desiderio. Il film divise molto e ebbe particolare successo al di fuori dei nostri confini.

A bigger splash

Un cast internazionale (Tilda Swinton - già protagonista di Io sono l'amore -, Ralph Phiennes, Dakota Johnson e Matthias Schoenaerts, ai quali si affianca il nostro Corrado Guzzanti) recita infatti nella fatica successiva di Guadagnino, A bigger splash. Storia di tradimenti, ripicche e ancora una volta di desideri lancinanti dagli effetti collaterali pericolosi e fatali con protagonista una coppia di statunitensi benestanti e una coppia di loro amici in vacanza a Lampedusa. Sullo sfondo il dramma dei migranti, quasi un elemento del paesaggio alla stregua dei fichi d'india e delle rocce sul mare, ignorato dai protagonisti; almeno fino al drammatico finale, quando improvvisamente diventano utili e trovano, drammaticamente, un ruolo nella vicenda. Una maniera di raccontare il dramma dell'immigrazione e denunaciare razzismo e indifferenza senza didascalismi e retorica, in maniera quasi tangenziale ma estremamente efficace. Un approccio, anche questo, differente da molto cinema italiano "mainstream"

Chiamami col tuo nome e Suspiria

A bigger splash fu perlopiù fischiato all'anteprima veneziana, ma trovò sostenitori oltreoceano. Così a Guadagnino venne affidato l'adattamento del romanzo Chiamami col tuo nome di André Aciman, il film che lo ha definitivamente consacrato e che magari potrà togliersi qualche consolazione la notte del 4 marzo durante la cerimonia degli Oscar. Il film fu girato da Luca Guadagnino a Crema e dintorni.

Luca Guadagnino, Oscar vinto o no, farà comunque parlare di sé anche per un altro progetto portato avanti e che vedrà presto le luci della sala; il remake di Suspiria, che, a quanto dicono i primi rumors, sarà una rilettura molto personale del capolavoro di Dario Argento.

Fonte foto https://www.facebook.com/dailyarmiehammer/