Film e diritti umani: sofferenza e forza per ricordare le lotte che si combattono ancora. Tutti i giorni

Schiavismo, pena di morte, tortura. Le violazioni dei diritti fondamentali dell'uomo sono purtroppo all'ordine del giorno. Non chiudere gli occhi: guarda, almeno, un film

All'interno di un sistema che nega l'esistenza di diritti umani fondamentali, la paura tende a essere all'ordine del giorno.

Le parole sono di Aung San Suu Kyi, politica birmana, attiva da molti anni nella difesa dei diritti umani sulla scena nazionale del suo Paese. E suonano come un monito che ogni giorno dovremmo ricordarci.

Al contrario, diamo per scontati alcuni tra i diritti fondamentali dell’uomo. Sempre più spesso. Ognuno di noi è intrappolato nel vortice della quotidianità: il report per il capo da finire entro le 18; i ragazzi da andare a prendere a scuola; il tasso della rata che è aumentato; l’esame universitario con il prof. più terribile dell’ateneo; la cena con le amiche di una volta; il mal di schiena… Ci dimentichiamo, però, i diritti umani che ci permettono di vivere giornate come quella di oggi. A volte ci dimentichiamo addirittura che cosa sono i diritti umani.

Perché questo non avvenga è stata istituita una Giornata mondiale dei diritti umani. Cade il 10 dicembre di ogni anno. E per evitare che rimanga solo un giorno vuoto sul calendario, senza alcun significato, ti proponiamo di accoppiare il tema della difesa dei diritti umani a un mezzo di comunicazione potente come il cinema.

Sono più numerosi di quanto potresti pensare i film sui diritti umani. Sono storie strazianti, a volte fanno male come un ceffone in pieno volto. Eppure è un dolore necessario per risvegliare, almeno qualche giorno, le coscienze di tutti.

Quella che ti attende, se deciderai di proseguire, non è una lettura semplice. La visione dei film che ti consigliamo potrebbe esserlo ancor meno.  Ma la democrazia e i diritti umani devono essere tutelati. Guarda una pellicola su questo tema: potrai dire, se non altro, di non aver chiuso gli occhi davanti a una realtà terribile, vicina più di quanto tu creda.

Quali sono i diritti fondamentali dell’uomo?

La domanda è legittima. Nonostante l’Italia sia un paese di avvocati (quasi 250mila, cioè 4 volte tanto rispetto ai “cugini” francesi), a scuola non ti insegnano quali sono i diritti fondamentali della persona (eccezion fatta per qualche particolare corso di studi).

Cerchiamo di sintetizzare. La legislazione sui Diritti Umani prevede:

  • diritto alla sicurezza che protegge le persone contro crimini come assassini, massacri, torture e rapimenti.
  • diritto alla libertà che tutela aree quali la libertà di pensiero e religiosa, la libertà di associazione, di riunione e di costituirsi in movimenti.
  • diritti politici che tutelano la libertà di partecipare alla vita politica attraverso la libertà di espressione, di protesta, di voto e di assumere cariche pubbliche.
  • diritti che proteggono contro abusi da parte del sistema giudiziario come l’incarcerazione senza processo, o con eccesso di punizione.
  • diritti di uguaglianza sociale che garantiscono uguale accesso alla cittadinanza, uguaglianza di fronte alla legge e abolizione delle discriminazioni.
  • diritto al benessere (può prendere anche il nome di diritti economico-sociali) che prevede l'accesso ad un adeguato sistema educativo e la tutela in caso di situazioni di grave disagio o povertà.
  • diritti collettivi che assicurano la tutela contro genocidi e saccheggio delle risorse naturali.

Sono principi che sfociano in corpi legislativi più specifici, come la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, dichiarazione recentissima, siglata a Nizza il 7 dicembre del 2000. Oppure in leggi per i diritti umani di diritto internazionale.

La giornata mondiale dei diritti umani nel mondo è solo la punta dell’iceberg.

Dobbiamo avere fede nel fatto che siano i diritti a conferire il potere.

Perché citare le parole di Abraham Lincoln? Il 16esimo presidente degli Stati Uniti è colui che liberò gli schiavi afroamericani con il Proclama di emancipazione, e che liberò gli schiavi nelle aree della Confederazione non ancora controllate dall'Unione.

Tutto è raccontato anche in un film storico piuttosto recente. Lincoln è un film del 2012, diretto da Steven Spielberg. Il lungometraggio focalizza gli ultimi mesi di vita del Presidente. Segue la falsa riga di un romanzo forse non così noto al grande pubblico: Team of Rivals: The Political Genius of Abraham Lincoln di Doris Kearns Goodwin.

La scena si apre a gennaio 1865: nelle fasi conclusive della Guerra di secessione americana, il Presidente Abraham Lincoln deve affrontare il problema dell'abolizione della schiavitù, riuscendo a fare approvare dalla Camera dei rappresentanti il XIII Emendamento della Costituzione.

Lincoln è un film d’azione. Più verbale che fattuale, però. Ti avvertiamo: non pensare di vedere arti amputati, dita mozzate e corpi che saltano in aria tra sudisti e nordisti. Il campo di battaglia è quello dei seggi e dei banchi dei deputati americani.

Se pensi che il problema della schiavitù sia diventato una semplice rievocazione storica, ti sbagli. L’International Business Time, consultato per l’ultima volta il 6 dicembre del 2016, riporta che: «secondo le ultime stime nel mondo sarebbero 35,8 milioni le persone ridotte in schiavitù». Più del doppio degli abitanti di tutta l’Italia. Praticamente tutti gli abitanti del Canada. È come se esistesse un intero stato, popolato solo da schiavi.

Secondo l'ultimo rapporto del Global Slavery Index, che ha pubblicato alcuni dati della fondazione Free Walk che lotta contro la schiavitù nel mondo, la Mauritania ha il più alto indice di schiavitù al mondo - stimato al 4 per cento della popolazione - ma è l'India in termini assoluti a far registrare il maggior numero di schiavi: 14,3 milioni di persone.

Lavorare per i diritti umani, per il loro rispetto, significa combattere per la vita.

La pena di morte è una punizione contro i diritti umani. Se noi non abbiamo l’autorità per affermalo, ce l’ha Amnesty International, che la ritiene «crudele, disumana e degradante».

A voler citare i dati di questa organizzazione internazionale che da sempre si batte per la tutela dei diritti degli uomini, scoprirai che: «oggi, più di due terzi dei paesi al mondo ha abolito la pena capitale per legge o nella pratica. Tuttavia, solo nel 2015 almeno 1.634 persone sono state messe a morte in tutto il mondo: il più alto numero di esecuzioni registrate da Amnesty International dal 1989». Sulla Terra sono ancora troppe le persone che muoiono per mano delle legge che, al contrario, dovrebbe garantirne l’incolumità fisica.

Nel nostro Paese la pena di morte è stata in vigore fino al 1947 nel codice penale civile. La tutela dei diritti umani in Italia è una delle basi del nostro ordinamento, peraltro sempre vigile nell’interesse di tutti i diritti umani.

È necessario che la guardia sia sempre mantenuta alta. Nella vicinissima Spagna, per esempio, la pena capitale, re-introdotta dal dittatore Francisco Franco, è stata abolita solo nel 1978.

La storia dell’ultima vita che venne soffocata da una condanna a morte, quella di Salvador Puig Antich, è raccontata in un bellissimo film drammatico, che puoi vedere in streaming completamente gratuito e legale all’interno di PopcornTv. Salvador 26 anni contro vede come protagonista il giovane e talentuoso Daniel Brühl, volto di Rush e nel 2016 di Captain America: Civil War, oltre che di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino.

«Salvador Puig Antich è uno dei giovani militanti del Movimento Ibèrico de Liberaciòn, un gruppo di estrema sinistra che "espropria" ai ricchi per dare ai lavoratori. Le numerose rapine in banca, messe a segno in Catalogna per finanziare l'attività militare del movimento e le relative pubblicazioni, allarmano la Polizia del “generalissimo”». Lo scrive Marzia Gandolfi su MyMovies.it

Le immagini di questo film ti stringeranno. Sono soffocanti, come la garrota. Non sai che cosa sia? Prova ad aprire un’altra finestra al fianco di questo articolo e a fare una ricerchina sul web (dai, qui hai già il link di Wikipedia). Capirai che quando di parla di pace e diritti umani, non sono chiacchiere al vento.

La lotta per i diritti umani e civili è la lotta dell’altra metà del cielo.

Ricordi che la legislazione sui Diritti Umani prevede diritti politici che tutelano la libertà di partecipare alla vita politica attraverso la libertà di espressione, di protesta, di voto e di assumere cariche pubbliche?

È in nome di questa libertà che si sono combattute le lotte femministe. È a questo diritto inalienabile che si sono ispirati i movimenti di emancipazione delle donne.

A raccontarli alle generazioni che non hanno vissuto in quel tessuto sociale ci sono innumerevoli film. Il più recente è Suffragette.

Il film è ambientato a Londra, nel 1912. Maud Watts è una giovane lavandaia. Durante una consegna di lavoro si ritrova al centro di una rivolta per il diritto al voto femminile dove riconosce una sua collega, Violet Miller. Incoraggiata da Violet, Maud decide di partecipare ad una riunione ed unirsi al movimento delle suffragiste.

Inizia così una lunga battaglia da parte di Maud e le altre donne che fecero parte del movimento suffragista per ottenere il diritto al voto, che il parlamento britannico concesse alle donne al di sopra dei 30 anni nel 1918. A condizione, però, che fossero già iscritte al registro degli elettori provinciali o che lo fosse il loro marito, oppure che avessero delle proprietà, o che fossero studentesse universitarie in una circoscrizione universitaria, come Oxford e Cambridge. Nel 1928 tutte le donne al di sopra dei 21 anni ottennero il diritto di votare come i coetanei maschi, pur senza obblighi di leva, come invece previsto per il sesso maschile.

Diritti delle donne e diritti umani sul lavoro si incontrano anche in un altro film molto apprezzato. Si tratta di We Want Sex (Made in Dagenham), del 2010 e diretto da Nigel Cole.

Ispirato a fatti realmente accaduti, il film racconta lo sciopero del 1968 di 187 operaie alle macchine da cucire della Ford di Dagenham. Costrette a lavorare in condizioni precarie per molte ore e a discapito delle loro vite familiari, le donne, guidate da Rita O'Grady, protestarono contro la discriminazione sessuale e per la parità di retribuzione.

Pagate come operaie non qualificate, le lavoratrici attuarono uno sciopero che riuscì ad attirare l'attenzione dei sindacati e della collettività, trovando infine l'appoggio del ministro Barbara Castle, pronta a lottare con loro contro una legge iniqua e obsoleta.

Un film drammatico molto singolare se si pensa che in realtà sono fresche di quest’anno le polemiche sulla differenza retributiva che a Hollywood differenzia i cachet dei divi rispetto a quelli delle colleghe donne. Le attrici che interpretano le donne che combattono per il loro diritti combattono, a loro volta, su due fronti distinti.