Trieste, il festival accoglie e premia Monica Bellucci

La diva interpreta una donna in fuga e innamorata nel film di Emir Kusturica Sulla Via Lattea, ambientato durante la guerra nei Balcani

Una misteriosa donna italiana promessa sposa a un generale trova riparo in un villaggio dei Balcani negli anni Novanta sconvolti dalla frantumazione della Jugoslavia, dall'esplosione della guerra e conflitti etnici. È un personaggio senza nome, viene semplicemente chiamata la Sposa, e nel suo ruolo c'è Monica Bellucci. Il film, Sulla Via Lattea, dopo l'anteprima alla Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia 2016, dove era inserito nel concorso principale, sarà l'ultimo evento speciale della ventottesima edizione del Trieste Film Festival, in visione sabato 28 gennaio 2017 al termine della cerimonia di chiusura e della consegna dei premi. Se il regista, Emir Kusturica, non ci sarà, arriverà invece a Trieste la gran diva del cinema italiano, e tutta l'attenzione, inevitabilmente, sarà per lei. Non solo protagonista di Sulla Via Lattea, ma anche premiata sul palco della sala Tripcovich con l'Eastern Award.

Dall'azione attivata dallo spionaggio di Spectre a quella scatenata dalla guerra del film di Kusturica. La cinquantaduenne attrice umbra scivola da un personaggio all'altro, dai set della saga di 007 a quelli di una regione devastata che fu scenario di atrocità devastanti. Con la sua presenza, la Sposa mette a soqquadro la vita del lattaio Kosta (interpretato dallo stesso regista), che quotidianamente attraversa il fronte di guerra a dorso di un asino, schiva le pallottole e porta quel nutrimento così prezioso ai soldati. La sua esistenza scorre tranquilla, nonostante tutto, ed è amato da una giovane donna del paese. Eppure, l'arrivo della Sposa sarà fatale. È l'entrata in campo non solo del personaggio, ma della diva sognata, del cinema. Nascerà un amore proibito che l'autore di Underground e di Gatto nero, gatto bianco racconta nel suo stile inconfondibile abitato dalle situazioni grottesche ed esasperate. Uno stile che agli inizi della carriera rientrava nella sobrietà di Ti ricordi di Dolly Bell? (1981) e Papà è in viaggio d'affari (1985, i suoi primi due film e ancora oggi le sue opere migliori), per poi sprofondare sempre più nell'eccesso tanto visivo quanto musicale. Così, quello di Emir Kusturica è diventato un cinema che o si ama o si detesta, non esistono mezze misure, proprio come non esistono nella rappresentazione dei suoi universi rutilanti e urlati.

Monica Bellucci, affrontando con intensità il personaggio e la sua condizione di vita, conquista un posto all'interno delle inquadrature costruite dal regista, dove ogni spazio è saturo. E dove la natura gioca un ruolo rilevante in questa storia d'amore e di guerra durante una primavera insanguinata e al tempo stesso infiammata dal desiderio. “Abbiamo girato per un lungo periodo di tempo - afferma Kusturica - principalmente in esterni, lottando con l'ambiente e la natura circostante, perché volevo dei paesaggi che rendessero la dimensione interiore dei personaggi principali, un uomo e una donna che s'innamorano e che sono pronti a sacrificarsi con la natura”.