L'associazione tra l'uccisione di esseri umani e quella di animali per mangiarli è stata riconosciuta anche da Tobe Hooper
Chi sceglie di diventare vegetariano lo fa perché probabilmente è rimasto scosso dalla visione di Non aprite quella porta. È quanto rivelano le principali associazioni per la difesa dei diritti degli animali come la PETA e l'OIPA e numerose personalità autorevoli del mondo del cinema, da Guillermo del Toro a Forest Whitaker. Uscito nei cinema statunitensi l'11 ottobre 1974, il capolavoro slasher di Tobe Hooper (in originale The Texas Chain Saw Massacre) ha avuto un ruolo fondamentale nella diffusione della cultura vegana e vegetariana e nel rifiuto dell'alimentazione basata sulla carne animale.
Non aprite quella porta film decisivo per i vegetariani
Girato con un budget di appena 300.000 dollari in un clima politico infuocato tra l'omicidio di JFK, la guerra in Vietnam, lo scandalo Watergate e i delitti della Manson Family, Non aprite quella porta sottolinea di continuo l'associazione tra l'uccisione di esseri umani e quella di animali per mangiarli. La storia è quella di un gruppo di ragazze e ragazzi che decidono di trascorrere un week-end nelle campagne isolate di Newt, in Texas, a bordo di un furgoncino.
Quando rimangono a secco di benzina, i giovani raggiungono separatamente una casa abitata da una famiglia davvero sui generis, i Sawyer: una banda di ex macellai diventati cannibali. Il patriarca vuole rimpolpare il proprio mattatoio con i loro corpi e sguinzaglia Leatherface, feroce assassino che indossa una pelle di cuoio sul volto, per ucciderli in sequenza con una motosega. L'horror, tornato in sala in versione restaurata in 4K in occasione del 50esimo anniversario dall'uscita, ha generato una saga da tre sequel, un remake, un prequel del remake, un film in 3D, un prequel dell'originale e un ulteriore sequel.
Tobe Hooper: Non aprite quella porta allegoria vegetariana
Associare il consumo di carne all'idea di omicidio si è rivelato determinante per generazioni di spettatori e spettatrici. Tobe Hooper l'ha ammesso apertamente soltanto anni dopo averlo realizzato, ma Non aprite quella porta collega in modo esplicito il massacro alla macellazione animale. Le tecniche dei Sawyer per ammazzare i malcapitati visitatori della loro casa sono le stesse con cui vengono uccisi gli animali nei mattatoi. Non solo: il regista texano ha trasformato gli oggetti di uso quotidiano (ganci, martelli, motoseghe) in letali strumenti di morte, accrescendo questo parallelismo.
Le vittime della mattanza di Leatherface urlano proprio come i maiali portati al macello. È significativa la scena in cui Sally, quella che diventerà l'unica sopravvissuta, viene costretta ad una cena in famiglia con piatti a base di carne umana: presa in giro con versi di animali, è accolta in una sala da pranzo arredata di ossa e fatta sedere su una macabra poltrona con braccia al posto di braccioli. Il tutto girato e messo in scena in maniera estremamente realistica e con un elevato tasso di violenza, disagio e mancanza di umanità.
L'allegoria vegetariana, camuffata per anni con quella politico-sociale, è stata confermata da Hooper in un'intervista concessa nel 2010 al magazine Bizarre. "Ho smesso di mangiare carne mentre giravo il film. In un certo senso mi sembrava che il suo cuore fosse proprio la carne: Non aprite quella porta parla della catena della vita e dell'uccidere esseri senzienti, e poi c'è il cannibalismo. Ma è tutto implicito, devi arrivare alle conclusioni da solo", ha dichiarato il regista, scomparso nel 2017 all'età di 74 anni.
Foto: Midnight Factory