Non è un paese per giovani: ecco cosa significa avere 20 anni, perdersi e ritrovarsi... A Cuba

Tutto quello che (forse) non sapevi sul nuovo film di Giovanni Veronesi: Non è un paese per giovani

Non è un paese per giovani, come suggerisce il titolo, parla dei ragazzi, i 20enni, quelli che se ne stanno andando dall'Italia. Due di loro, Sandro e Luciano, non scelgono la solite Londra, Amsterdam o New York e, fuori dalle rotte battute dai loro coetanei, approdano in una terra di frontiera: Cuba. La speranza (e l'attesa) è quella della svolta economica che nutre un sogno: aprire un ristorante con wi-fi.

Ma il loro destino è segnato: le loro vite cambieranno quando si imbatteranno in Nora, una ragazza "interrotta", tanto bella quanto estrema (e italiana come loro). La bellezza e la violenza dell'isola faranno perdere a Luciano ogni punto di riferimento, mentre Sandro scoprirà il vero motivo per cui ha deciso di seguirlo fino a lì...

Per la regia di Giovanni Veronesi nel film troviamo: Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo, Sara Serraiocco, Sergio Rubini, e Nino Frassica.

Scopri il trailer del film di Giovanni Veronesi (regista di Silenzio si nasce)!

Non è un paese per giovani: tutto quello che devi sapere

Il film di Veronesi si colloca a metà tra il cinema del cuore e dell’anima, e il cinema di riflessione. Non è un film romantico, ma attraverso la commedia (anche se si ride meno del solito) ci spiega cosa significa perdersi e precipitare negli abissi, non quelli di Cuba, ma quelli della propria mente.

Una sorta di romanzo di formazione veloce e travolgente con tre attori che funzionano bene insieme: Filippo Scicchitano, Giovanni Anzaldo e Sara Serraiocco.

Dalla radio, al cinema

L'idea alla base della pellicola Non è un paese per giovani nasce dall'esperienza di Veronesi a Radio 2, dove conduce una trasmissione omonima insieme a Massimo Cervelli. Grazie alla radio, infatti, il regista viene in contatto con tutti quei ragazzi che sono espatriati alla ricerca del lavoro che l'Italia non può più dar loro.

"È una sorta di road movie che affronta i problemi di una generazione e che poi si trasforma in viaggio dell’anima. In questo film c’è molto di me, sia dal punto di vista sociologico che interiore. Mi sono messo in gioco parlando di una generazione che non è la mia.

I ragazzi mi piacciono perché hanno quell’incoscienza e sensibilità che nel corso della vita si perdono. Solo gli artisti dovrebbero conservale. Non avrei mai fatto questo film senza l’esperienza in radio. Mi piace moltissimo e spero di farla per tutta la vita. Tutte le mattine sento le voci di ragazzi da Los Angeles, dall’Australia, dall’Europa e Hong Kong.

Voci che mi dicono che se ne sono andate fuori dall’Italia non per fare un’esperienza, ma perché è stato il nostro paese ad espellerle, come delle ernie. Mi sembrava giusto raccontare questo esodo inesorabile di 120 mila giovani all’anno. Dal Nord al Sud. A loro non importa dei soldi, ma se gli stronchi i sogni, gli stronchi la vita", ha raccontato il regista.

Fonte foto: instagram.com/raffaelecasarano