Obbligo o verità: la recensione di un teen horror sovrannaturale poco fantasioso

In obbligo o verità un gruppo di ragazzi si ritrova a giocare ad uno stupido gioco che da innocente diventa mortale

Esistono giochi in cui almeno una volta nella vita ci si è lasciati coinvolgere, come il gioco della bottiglia, dimmi, dammi, comandami o obbligo o verità. Giochi innocenti e a volte un po' pruriginosi fatti per innescare reazioni, dalle risate alle palpitazioni, e per mettersi alla prova. E' proprio da uno di questi giochi che nasce l'idea di Obbligo o verità (Truth or dare), presentato in anteprima italiana al Future film festival di Bologna del 2018. Il film, targato Blumhouse, è un teen horror sovrannaturale ed è diretto da Jeff Wadlow, già visto all'opera nella regia di Kick-Ass 2 e Nickname: enigmista. Obbligo o verità è prodotto dal re dell'horror moderno, Jason Blum (che fra gli altri ha prodotto anche pellicole vincitrici di premi Oscar comeWhiplash di Damien Chazelle e Scappa - Get Out di Jordan Peele) che grazie alla sua horro factory riesce a realizzare in continuità film su film, dando spazio anche alle giovani leve come nel caso di Obbligo o verità, e produzioni dal budget ridotto.

Obbligo o verità: la trama

Ci sono quattro semplici regole da seguire per i protagonisti del film: “Una volta che ti viene chiesto di giocare, sei in gioco. Devi dire la verità, altrimenti muori. Devi osare o morire. Se smetti di giocare, muori". Al centro della trama di questo horror c'è un gruppetto di ragazzi che decide di passare insieme l'ultimo spring break in Messico, sarà la loro ultima vacanza da studenti prima della fine del loro percorso universitario. Lì, i ragazzi dopo una searta alcolica decidono di giovare ad una innocua gara di "Obbligo o verità". Nulla di più leggero, peccato che il gioco li segue fino a casa, perseguitandoli e costringendoli a continuare il gioco: in caso contrario c'è la morte che li attende. Un po' come in Final destination i protagonisti iniziano a morire uno dietro l'altro... come fare a fermare questo perfido gioco?

Obbligo o verità, lo guardi e poi lo dimentichi

Obbligo o verità segue uno schema semplicissimo, che chi ama l'horror conosce a menadito, quello del gioco maledetto a cui gli ingenui giovani protagonisti decidono sempre di aderire. Anzi gli spettatori più appassionati al genere penseranno di ritrovarsi di fronte un dejavù ed è proprio per questo che bisogna fare una premessa: il genere horror è il più prolifico nel cinema, dopo il porno ovviamente, e per questo è davvero difficile proporre prodotti che riescano ad emergere da una grande produzione di titoli (si contano più di 300 film all'anno fra i sottogeneri dell'horror). Attenzione però: il fatto che Obbligo o verità non aggiunga nulla dal punto di vista narrativo né di scelte registiche non è un difetto.

Esistono infatti film dalla struttura classica che riescono ad entusiasmare nonostante siano “già visti” - se vogliamo usare un termine riduttivo e un paio di esempi usciti in sala poco tempo fa sono Oujia – L'origine del male o Autopsy. Ottimi esempi di film che omaggiano il genere, riuscendo a gestirlo senza annoiare lo spettatore che anzi beneficerà del sentirsi a sua agio in una struttura già nota. Diversamente, Scappa – Get out o Quella casa nel bosco che invece stravolgono le regole, creando film che aggiungono nuova forza al genere. Obbligo o verità non si colloca in nessuna di queste due categorie: il film di Jeff Wadlow infatti non solo è scontato ma è anche scarico di adrenalina.

A differenza delle presenze inquietanti di It follow, ciò che insegue i protagonisti di Obbligo o verità è uno spiritello che procura loro delle allucinazioni. Allucinazioni in cui i ragazzi sono obbligati da chi gli sta intorno, la cui bocca assume uno strano ghigno (per niente terrificante e che ricorda i filtri di messenger e snapchat) a giocare al gioco. Nulla di più di quanto detto: il film infatti diventa ripetitivo dopo poco, incastrandosi nella necessità di dare spiegazioni che riducono tutto ad una banalità disarmante. Il film però non manca di spunti interessanti: l'associazione del gioco ai rapporti fra reali fra amici, in cui la soglia fra sincerità e bugia a fin di bene è sottilissima, la possibilità che un demone possa impossessarsi di segreti e idee, all'assurdità delle morti, che forse viste da una prospettiva meno patinata avrebbero avuto maggior effetto, infine l'utilizzo dei social network e di come i messaggi che passano attraverso essi possano raggiungere una viralità globale, a volte con effetti positivi, a volte con effetti negativi. Quest'ultimo uno spunto interessante che però viene utilizzato solo per disincastrarsi dal loop che prende la trama.

Obbligo o verità: film horror senza entusiasmo

Non c'è tensione, non c'è sangue, non c'è empatia per i personaggi, non ci sono colpi di scena. Non c'è nemmeno un buon tasso di fantasia nell'inscenare le morti e di ironia come dichiarato dagli autori: poche battute e non incisive. Nel cast ci sono le star Lucy Hale, di Little pretty liars, nel ruolo della protagonista Olivia, e Tyler Posey di Teen wolf, che interpreta Lucas, il belloccio di turno, ma l'unica che convince sul serio nella sua interpretazione in Obbligo o verità è è l'esordiente Violett Beane, che qui interpreta la migliore amica di Olivia. In più la protagonista del film è anche portatrice di un politically correct davvero insopportabile: è davvero difficile parteggiare per lei.

Obbligo o verità: uscita

Detto questo Obbligo o verità si guarda fino alla fine, forse fra qualche sbadiglio e un paio di sguardi all'orologio del cellulare, collocandosi fra i film che fanno il compitino senza emozionare. O meglio fanno il compito per incassare, cosa che questo film farà. Peccato perché il regista di questo film è dedito al genere e come ha dichiarato nelle note di regia ha avuto delle nobili ispirazioni, da It Follows a The Ring, fino al romanzo di Donna Tartt "Dio di illusioni". Il film uscirà nelle sale italiane il prossimo 21 giugno, ha una durata di 100 minuti e non ha restrizioni d'età.

Voto 4,5