Mentre Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar continua a sbancare il botteghino, l'associazione animalista ha qualcosa da dire.
In tutto il mondo Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar sta continuando la sua scalata al botteghino, che nemmeno l'uscita di Wonder Woman è riuscita a fermare. Il film, prodotto dalla Disney, si trova al momento al primo posto nella classifica dei film più visti negli Stati Uniti e sta andando alla grande anche nel resto del mondo. C'è però chi non ha affatto gradito alcune scene del film e in particolare quella che riguarda una scimmia cappuccino alle prese con dei problemi di stomaco. La PETA (People for the Ethical Treatment of Animals), un'organizzazione no-profit a sostegno dei diritti degli animali, ha parlato di presunti abusi nei confronti dell'animale durante le riprese della pellicola.
Pirati dei Caraibi: la vendetta di Salazar, la scimmietta ha subito maltrattamenti?
La PETA sostiene che sul set del film, che vede protagonista Johnny Depp, la Disney avrebbe utilizzato una scimmia malata, che vomitava realmente come si vede in una scena, da molti giudicata come una delle più spassose. Questo sarebbe un comportamento abusivo nei confronti di un animale che avrebbe bisogno invece di particolare cura. Nello specifico, come fanno sapere da PETA, le scimmie cappuccino hanno "complesse esigenze fisiche e psicologiche".
Il vice presidente di PETA, Colleen O'Brien, in una nota riportata dal portale The Hollywood Reporter ha dichiarato:
Gli uomini morti non possono raccontare storie (il riferimento è al titolo originale del film: "Dead Men Tell No Tales", ndr), ma le scimmie cappuccino che vomitano senza controllo e mordono un make-up artist sul set di Pirati dei Caraibi parlano per se stesse. PETA sta invitando i produttori di cinema a rinsavire e ad aderire all'era moderna di immagini generate dal computer e smettere di forzare gli animali selvaggi sensibili ad esibirsi davanti alla macchina da presa.
Per il momento dalla Disney non sono arrivate delle comunicazioni a riguardo delle accuse dell'associazione animalista.