Posizione di tiro

Il romanzo di Jean-Patrick Manchette pubblicato da Einaudi che ha cambiato il genere noir e da cui è stato tratto The Gunman

Posizione di tiro dell’autore francese Jean-Patrick Manchette (Einaudi) è un romanzo che si legge sempre da capo.

Lo puoi aver letto anni fa o adesso per la prima volta, poco conta, perché ogni volta è sempre un libro diverso, che ti sorprende e ti frega perché le parole sono sempre le stesse, ma è come se nel frattempo fosse lievitato qualcosa di nuovo fra quelle pagine. Le cose allora devono essere due: o sei cambiato tu, caro lettore, e questo è più che ovvio, oppure Posizione di tiro è un libro liquido, fluido che si rimodella alle forme del tempo in cui lo si legge.

Hanno ragione quanti dicono che Manchette ha riscritto il noir, sdoganandolo come letteratura “alta”, riscrivendo i codice del genere, svuotando gli stereotipi stantii ricostruendo, con i suoi personaggi, un’identità frammentata, affogata nella contemporaneità e assorbita da un’esistenza, la nostra, dove ci ritroviamo a comprare cose che non ci servono con soldi che non abbiamo per far colpo su persone che non sopportiamo. Sembra una frase dei Sex Pistols, e proprio in un momento punk che Manchette concepisce il suo capolavoro. Siamo agli inizi degli anni ’80, i colorati e plastificati anni ’80, e il mondo occidentale sta per fratturarsi, un cambio di paradigma tra le crisi del decennio precedente e le angosce nascoste di quello ancora tutto da venire.

Con una scrittura scarna, essenziale, quasi grattata via Posizione di tiro gioca una partita impensabile, quella di una storia apparentemente ovvia: Martin Terrier è un assassino professionista, ha appena compiuto il suo ultimo delitto e ora dice basta, vuole ritirarsi. Di soldi da parte ne ha, qualche progetto molto borghese (prendere moglie), ma c’è chi non la pensa come lui: il suo datore di lavoro.

Di fatto non puoi fare quella professione e poi un giorno, di punto in bianco, decidere che ora basta e arrivederci. Troppi nomi, troppe conoscenze, troppi segreti che non sono solo quelli di Martin. Inizia un vortice di situazioni: l’appartamento messo sottosopra incluso il gatto ammazzato, l’amore della vita sequestrata per ricattarlo e costringerlo compiere un ultimo delitto, una ridda d'inseguimenti. Ah, tra l’altro Martin Terrier neanche è il più bravo sulla piazza.

Ma è l’atmosfera che si crea in questo romanzo che ha modificato il noir, sì perché di morti ammazzati ce ne sono in ogni pagina, ma il perché questi ammazzano e si fanno ammazzare, per dirla ancora con i Sex Pistols, è essenzialmente uno solo: lo fanno per lo sporco lucro.

Il movente allora è uno solo, il profitto, Manchette crea un romanzo spettacolare ma dove non gli frega un bel niente di mettere la parola fine e risolvere il caso, qui non c’è manco un caso da risolvere. I suoi personaggi sono tutti cattivi perché il mondo non è bianco o nero, è sempre grigio, gli uomini che ci vivono, noi, siamo cattivi e qualche volta un po’ meno cattivi ma non splendiamo mai per bontà. Questo è il tratto che connota questo romanzo che possiede una dimensione sociale ed esprime un giudizio politico sulla nostra società. Quindi se Martin alla fine si mette in posizione di tiro chi può biasimarlo?

Massimiliano Pistonesi