Al festival del cinema le cinque puntate del raro Otto ore non fanno un giorno e le due della fantascienza distopica Il mondo sul filo
Non sarà mai colmato il vuoto da Rainer Wener Fassbinder. Dal suo cinema, dal suo teatro, dai suoi libri. Dal suo pensiero, dalle sue provocazioni, dalla sua libertà nell'affrontare argomenti scomodi, e non solo quello dell'omosessualità. È dal 1982, quando il 10 giugno scomparve, che ci manca. Sono passati 35 anni, quasi l'età, 37, che aveva il regista tedesco al momento della morte. Era nato il 31 maggio 1945. Tra il 1966 (anno del suo esordio con tre cortometraggi, poi, nel 1969, ecco il primo lungometraggio di ghiaccio e di passione, in bianconero, L'amore è più freddo della morte) e il 1982 (il suo congedo è con due tra i suoi tanti capolavori, Veronika Voss, ritorno al bianconero, il suo Viale del tramonto, e Querelle, tratto da Querelle de Brest di Jean Genet, che tanto scandalo provocò) diresse oltre quaranta film, una media che sfiora i tre film all'anno. Bruciava, Fassbinder, e lo comunica in ogni sua immagine e parola. I film liberano la testa è il titolo di una sua memorabile raccolta di scritti sul cinema (e sulla vita). Una frase da non dimenticare mai, da praticare sempre. È quindi un regalo enorme quello del festival di Berlino 2017 che ha inserito nel programma Berlinale Special Acht Stunden sind kein Tag (Otto ore non fanno un giorno) e nella retrospettiva dedicata alla fantascienza, al futuro imperfetto del mondo, Welt am Draht (Il mondo sul filo), oltre a un film interpretato dal regista, Kamikaze 1989 (1982) di Wolf Gremm.
Otto ore non fanno un giorno era un'opera invisibile. Una serie televisiva realizzata nel 1972 che fu interrotta dopo cinque puntate perché, secondo la direzione della programmazione, rischiava di diventare prolissa e quindi di perdere l'attenzione dello spettatore. In realtà, le prime puntate avevano dato fastidio a tutti, ai conservatori, ai liberali, alla sinistra. Fassbinder attraverso la finzione seriale aveva disegnato la situazione sociale e politica della Germania parlando di trasporti pubblici gratuiti, del mondo operaio maltrattato, dei lavoratori immigrati, degli anziani, delle casalinghe. Il lavoro di preparazione durò un anno, Fassbinder incontrò sindacalisti, visitò fabbriche prima di scrivere la sceneggiatura. Ora quel testo ha ripreso vita ed è auspicabile che essa non sia limitata al festival di Berlino, ma trovi un suo percorso per farsi ri-conoscere. Tanti film di Fassbinder sono stati distribuiti in Italia, nelle sale, in televisione, in dvd. Che lo sia presto anche Otto ore non fanno un giorno!
Lo spettatore curioso troverà invece in dvd Il mondo sul filo, il film di fantascienza che Fassbinder girò nel 1973. Anche questo nasce come film per la televisione (in due puntate), ma la potenza sovversiva, narrativa e visiva, del regista scardina ogni destinazione pre-ordinata (per raggiungere l'apice con il monumentale Berlin Alexanderplatz, sceneggiato televisivo in tredici puntate e un epilogo del 1979/1980). Siamo in un mondo dove la simulazione sostituisce la realtà nel momento in cui un progetto dell'Istituto di Cibernetica e Futurologia si concretizza nella creazione del computer Simulacron. Fassbinder lo popola di personaggi e citazioni rendendo il film sia un urlo contro il potere sia un omaggio al cinema. Come in tutta la sua filmografia.