La recensione di Brimstone con protagonisti Dakota Fanning e Guy Pearce

La recensione in anteprima della pellicola diretta da Martin Koolhoven, Brimstone, con protagonisti Dakota Fanning e Guy Pearce

Brimstone è il nuovo film di Martin Koolhoven con protagonista Dakota Fanning, la quale è affiancata dalla star di Game of Thrones Kit Harington e da Guy Pearce (Equals) nel ruolo di un temuto reverendo. Presentata in concorso alla 73. Mostra internazionale del Cinema di Venezia, la pellicola racconta la storia di Liz (Dakota Fanning), una giovane madre muta che conduce una vita apparentemente tranquilla insieme alla famiglia. Sulle sue tracce arriva Il Reverendo (Pearce), un misterioso e macabro religioso che cerca vendetta e farà di tutto pur di ottenerla (solo in seguito scopriremo quale sia il conto in sospeso con la donna).

La recensione di Brimstone

Il Brimstone di Koolhoven potrebbe essere considerato uno dei lavori più riusciti della Mostra del Cinema. A colpire è la struttura della narrazione, in quanto la trama viene narrata a partire dalla fine, per poi spiegare quanto è successo in precedenza attraverso una divisione netta in capitoli. Scene forti, inquietanti e travolgenti permettono allo spettatore di mantenere la concentrazione e l’interesse per tutte le due ore e mezza di proiezione. Il regista riesce a creare un qualcosa di nuovo e originale, dove il connubio tra western, thriller e horror è sapientemente calibrato e capace di sorprendere gli occhi di chi assiste. Non solo dramma, c’è anche spazio per tenerezza e amore in un film che sembra non lasciare alcuna speranza di sopravvivenza o via d’uscita per la protagonista.

Dalle riprese in primo piano emerge la volontà di Martin Koolhoven di mettere in evidenza i particolari del volto, di dare maggiore importanza all’espressività degli attori coinvolti, tutti perfettamente in parte. A emergere è senza dubbio una matura Dakota Fanning, che - nonostante nel progetto impersoni una donna muta - è riuscita a dare il giusto spessore al suo personaggio. Brimstone, nonostante sia un po’ piatto, è un’opera da vivere con il cuore, capace di far provare emozioni vere, sincere e in grado di tenere il pubblico in continua suspance emotiva. E’ un progetto che colpisce nel profondo l’animo umano.

Lo spettatore, infatti, sarà trasportato in un vortice di perversione e ossessioni che sono proprie della vita del reverendo, un uomo che compie gesti atroci in nome di Dio per salvare dalla perdizione le persone che ama (se non è pazzia questa..). Ogni personaggio, anche se secondario come quello di Carice van Houten e Kit Harington, ha un ruolo fondamentale nella vicenda: ognuno di essi permette al pubblico di comprendere la relazione che lega Liz (Joanna) e colui che le vuole fare del male e il suo cambiamento nel tempo.

Il regista pone l’attenzione su un problema che esiste da sempre: la condizione della donna, che spesso è obbligata a lasciarsi sottomettere dall’uomo. Ma anche sul rapporto con la religione e, più precisamente, con Dio, che a volte può assumere risvolti inaspettati. Certamente di colpi di scena ne sono presenti molti, ma non di quelli che ti sorprendono all’improvviso: alcune situazioni lasceranno perplessi gli spettatori per la forza e la crudeltà presenti nelle scene stesse, dove spesso usare la violenza sembra essere l’unica possibilità per ottenere quel po' di felicità.