La recensione di Famiglia all'improvviso - Istruzioni non incluse

Abbiamo visto in anteprima la pellicola Famiglia all'improvviso - Istruzioni non incluse. La nostra recensione del film con Omar Sy

Quanto può essere sincero e potente il legame tra un padre e una figlia? Lo sa bene Samuel che vive la sua vita nel Sud della Francia senza responsabilità e legami importanti fino a quando una delle sue vecchie fiamme gli lascia tra le braccia una bambina di pochi mesi, Gloria, che gli rivela essere sua figlia. Inizialmente incapace di prendersene cura, Samuel impara giorno dopo giorno ad essere un buon padre. Otto anni dopo, quando il protagonista e la piccola Gloria sono ormai inseparabili e felici, una sorpresa inaspettata cambierà le loro vite. Ricordiamo che il film francese “Famiglia all’improvviso - Istruzioni non incluse” è diretto da Hugo Gélin e vede tra i suoi interpreti Omar Sy, Clémence Poésy, Antoine Bertrand e Ashley Walters.

La recensione di Famiglia all'improvviso - Istruzioni non incluse 

Il film diretto da Hugo Gélin è un vortice di emozioni travolgenti e contrastanti. Se da una parte viene messo in luce il rapporto esclusivo di un padre e una figlia - si dice infatti che i papà siano legati più alle figlie femmine -, dall’altro viene evidenziato quanto una madre sia una figura insostituibile nella vita di un bambino. È bene dire che il film si apre con una festa la quale ci permette di comprendere il carattere del protagonista Samuel sin dal principio. Stiamo parlando di un uomo affetto dalla sindrome di Peter Pan, per il quale il divertimento è tutto e le responsabilità sono un qualcosa da evitare, almeno fino a quando non entra nella sua vita la piccola Gloria. 

È proprio in questo momento che la storia prende una piega intrigante perché la pellicola ci pone di fronte a un cambiamento radicale del personaggio interpretato da Omar Sy. Quest’ultimo riesce a sottolineare l’evoluzione di Samuel attraverso i suoi gesti, il timbro di voce e la sua forza espressiva, anche dei suoi sguardi. Intensità ed emotività sono le parole giuste per descrivere la pellicola di Hugo Gélin, che è stato capace mischiare sapientemente umorismo e dramma, evitando così al pubblico di annoiarsi nel corso della proiezione. 

Un ritmo lento caratterizza l’intero film che contiene, però, dei colpi di scena non da poco. Uno di essi è dato da uno stratagemma ben riuscito del regista: omettere parole chiave per poi rendere chiaro il concetto sul finale, un po’ come faceva agli inizi Dario Argento con i suoi horror. La regia di Hugo Gélin è priva di eccessi in quanto privilegia la semplicità: i cambi di inquadratura permettono di provare un’emozione sempre nuova e più intensa, spesso data anche da profondi silenzi e dialoghi molto diretti e intelligenti. Non può mancare, infine, una menzione speciale alla piccola e piena di talento Gloria Colston, la quale è risultata molto credibile, anche più dei personaggi secondari.