Abbiamo visto in anteprima The Bye Bye Man di Stacy Title. Ecco la nostra recensione del film horror.
Era da un po’ di tempo che il cinema non sfornava un horror ben realizzato, ma The Bye Bye Man di Stacy Title ha tutte le carte in regola per essere considerato uno dei migliori dell’anno. Tre amici che studiano all'università vanno a vivere in una vecchia casa nelle vicinanze del campus, ma si scoprono perseguitati da un’entità soprannaturale chiamata Bye Bye man, una figura misteriosa che potrebbe essere la causa principale di molte azioni maligne compiute dagli uomini in passato. Protagonisti della storia sono gli interpreti Douglas Smith, Lucien Laviscount e Cressida Bonas, ma nel cast sono presenti anche Doug Jones, Michael Trucco, Jenna Kanell ed Erica Tremblay.
La recensione di The Bye Bye Man
Se da una parte la pellicola di Stacy Title è poco originale in termini di ambientazione - la storia si svolge per lo più in un luogo isolato - dall’altra quest’ultima ha dato vita a un prodotto degno di nota, caratterizzato da una valenza psicologica di forte impatto. Per questo motivo sarebbe meglio definirlo un horror/thriller di stampo psicologico, piuttosto che un comune film dell’orrore. Questo aspetto si comprende nel momento in cui la storia prende una piega inaspettata. Sembra infatti che non vi sia alcun modo di eliminare la minaccia che vuole uccidere lui e tutte le persone che sentono il suo nome, Bye Bye Man. Eppure una soluzione ci sarebbe, perché è chiaro che basterebbe poco perché non faccia più del male a nessuno, ma quando a farla da padrone è la paura, nulla può essere evitato.
L’entità in questione si avvicina a loro e diventa sempre più letale nel momento in cui la si pensa o semplicemente si dice il suo nome. Tutti sono in pericolo, a meno che il suo nome non venga più pronunciato ed è proprio ciò che rende la pellicola innovativa e intrigante allo stesso tempo: “non dirlo, non pensarlo”. La particolarità sta proprio nel fatto che chiunque senta il nome di questa entità, sarà soggetto alle sue persecuzioni e non potrà uscirne fino a quando tutti coloro che ne avevano sentito parlare non saranno morti.
Il ritmo è altalenante ma incisivo: le scene più lente mostrano a pieno le emozioni provate dai personaggi coinvolti e quelle più serrate contribuiscono a creare una buona dose di suspance, nonostante non vi siano scene horror di forte impatto visivo. La riuscita del lungometraggio è da attribuire anche a una fotografia nitida e fatta di tonalità scure, cupe e fredde, e da una colonna sonora accattivante, che colpisce nei momenti più prevedibili e si ferma nelle scene più impensabili (a volte) per creare quell’ansia che un film horror dovrebbe sempre riuscire a trasmettere.
Nonostante ciò, bisogna dire che è facile intuire quando succederà davvero qualcosa di macabro e quando invece l’intento del regista è solo quello di far credere allo spettatore che sta per accadere qualcosa, ma in realtà è solo un modo per spaventare il pubblico senza alcun motivo valido. Gli attori sono credibili e molto espressivi (nulla è come sembra per via delle allucinazioni e della tensione e loro esprimono questo disagio nel migliore dei modi). Alla riuscita del progetto contribuiscono anche l’accuratezza dei dialoghi e il buon uso di effetti speciali.