La recensione di Mister Universo con Tairo Caroli

Abbiamo visto in anteprima Mister Universo di Tizza Covi e Rainer Frimmel e con Tairo Caroli. Scoprite con noi cosa vi aspetta!

Mister Universo di Tizza Covi e Rainer Frimmel racconta la storia di Tairo Caroli il quale a vent’anni è diventato un domatore di leoni come suo padre. Il piccolo circo in cui lavora (da quando era bambino) attraversa una crisi profonda: roulotte cadenti, pochi spettatori, artisti spesso malconci, animali vecchi e stanchi. Anche il giovane Tairo è in un brutto momento: uno dei suoi leoni è morto, la leonessa è ormai anziana, le tigri svogliate; come se non bastasse, perde l’oggetto cui teneva di più, il suo portafortuna: una sbarra di ferro piegata a mani nude davanti a lui, allora bambino. Quell’uomo si chiama Arthur Robin, Mr. Universo nel 1957 e primo uomo di colore a vincere tale titolo. Tairo inizierà a cercarlo in giro per l’Italia, spinto anche dalla superstizione dell’amica contorsionista Wendy, che dopo una seduta con la sua cartomante di fiducia si convince che l’amuleto vada ritrovato o sostituito al più presto; un viaggio che lo porterà a ritrovare amici e parenti, come la madre e il fratello che non vede da quattro anni. Quando finalmente raggiungerà Arthur Robin, troverà un uomo che dopo anni di palcoscenico e fatica si gode in pace l’amore della moglie, indebolito dal tempo ma non nello spirito. Un uomo che non può più compiere lo sforzo di piegare il ferro ma che ha tanto da insegnare.

La recensione di Mister Universo 

Sorprende il Mister Universo di Tizza Covi e Rainer Frimmel, un docufilm che mostra la vita di un giovane e la sua ricerca per ottenere nuovamente il portafortuna che lo faceva sentire talmente protetto da non poterne farne a meno. Nonostante una regia piuttosto banale e priva di idee (d’altronde parlando di una sorta di documentario non potevamo aspettarci qualcosa di molto diverso), il progetto non risente del tutto della mancanza di originalità, la stessa che invece troviamo nel soggetto in questione. Si tratta di un viaggio nell’esistenza di un uomo che ha una visione molto ristretta della fortuna e che presto potrebbe capire quanto essa il più delle volte dipenda dalle nostre scelte. Ciò che colpisce in Mister Universo sono i dialoghi diretti e naturali: stando al fatto che i personaggi coinvolti non interpretano un ruolo, ma devono essere loro stessi, non si curano del linguaggio adottato. C’è chi si esprime per lo più attraverso l’uso di parolacce e chi non conosce la grammatica italiana e allora parla come mangia. Questo modo di relazionarsi gli uni con gli altri in modi così semplici e senza preoccuparsi delle conseguenze permette al pubblico di vivere il film come un qualcosa di nuovo e di coinvolgente. 

A contribuire alla riuscita della pellicola è anche una colonna sonora d’altri tempi ma adatta al genere di appartenenza del progetto. C’è da dire anche che se inizialmente il ritmo di Mister Universo è molto lento, tanto che il pubblico potrebbe annoiarsi, andando avanti si presentano situazioni più interessanti e si scoprono alcuni modi di dire e di fare che potrebbero piacere a un possibile spettatore. Certo, essendo un docufilm, ne risente anche l’interpretazione dei personaggi - compreso Tairo Caroli - che appaiono poco credibili nelle loro vesti. Dobbiamo ammettere però che non è un progetto da consigliare ad un pubblico di bambini perchè si narrano esperienze che per nulla si accostano ai loro interessi.