Spider-Man: Homecoming, il perfetto equilibrio tra umorismo e azione

Abbiamo visto in anteprima Spider-Man: Homecoming. La recensione del film di Jon Watts con Tom Holland e Michael Keaton

Il giovane Peter Parker/Spider-Man, entusiasta della sua esperienza con gli Avengers - ricordiamo infatti che il personaggio è apparso in una sequenza di ben 20 minuti di Captain America: Civil war -, torna a casa, dove vive con la zia May, sotto l'occhio vigile del suo nuovo mentore Tony Stark. Peter cerca di tornare alla sua routine quotidiana - distratto dal pensiero di dover dimostrare di valere di più dell’amichevole Spider-Man di quartiere - ma quando appare l’Avvoltoio, tutto ciò a cui Peter tiene maggiormente viene minacciato. Questa la trama di Spider-Man: Homecoming, il nuovo film della Marvel che vede alla regia Jon Watts e come interpreti Tom Holland, Marisa Tomei, Zendaya, Donald Glover, Robert Downey Jr., Michael Keaton, Jacob Batalon, Laura Harrier, Tony Revolori, Tyne Daly e Bokeem Woodbine

La recensione di Spider-Man: Homecoming

Il film si apre con Tom Holland (Peter) che, arrivato in un hotel di lusso e intento a registrare tutto quello che accade con un video, prova la sua nuova ‘uniforme’ da supereroe, che gli servirà durante la scena iniziale con gli Avengers. Sin dall’inizio è presente Robert Downey Jr., che torna a vestire i panni di Tony Stark/Iron Man, l’uomo che diventa una sorta di mentore per il 15enne Peter Parker.

Nonostante si veda in poche scene, l’attore è riuscito a dare un particolare spessore al suo personaggio, che pare aver acquisito una maggiore saggezza grazie a brevi ma intuitive farsi, smorzate spesso da battute cariche di umorismo. Un umorismo usato nel modo giusto, perché permette di alleggerire i toni delle scene d’azione e di quelle più drammatiche. È evidente, infatti, un perfetto equilibrio tra i momenti volti a far ridere (è inevitabile) e quelli più incisivi e carichi di adrenalina, propri del genere. Ciò rende la pellicola adatta anche a chi, come molti di noi, non apprezza particolarmente le storie incentrate sui supereroi, dove spesso a farla da padrone è l’azione. 

Diversamente dall'eccezionale trilogia di Raimi con Tobey Maguire e dal noiosissimo The Amazing Spider-Man, Spider-Man: Homecoming mostra uno Spider-Man più immaturo e ‘inesperto’ (ricordiamo che nell’originale Peter ottiene i poteri ma li gestisce bene, senza lasciarsi prendere dall’euforia), che vuole tutto e subito. Non capisce però che il suo valore non si misura sulla base di una tuta ultra-tecnologica, ma è qualcosa di più interiore, che lui scoprirà solo quando potrebbe essere troppo tardi (o forse no). Non manca quindi lo spazio per la riflessione, sempre trattata con quella leggerezza che riecheggia per tutte le oltre due ore di film.

Una sceneggiatura soddisfacente è alla base del progetto, anche se gli avvenimenti che si susseguono non sono fedeli ai fumetti (ma sono presenti piccole citazioni che piaceranno agli appassionati), così come - l’avrete capito - la caratterizzazione dei personaggi. Questo perché il regista Jon Watts ha voluto realizzare un film che potesse interessare soprattutto agli adolescenti e ai giovani. In Spider-Man: Homecoming, infatti, l’innovazione tecnologica gioca un ruolo fondamentale e rimanere inpassibili di fronte alle straordinarie potenzialità della nuova tuta di Spider-Man sarà impossibile per chiunque. 

Inoltre, l’intento di colpire il pubblico più giovane è potenziato dal carattere dei 15enni presenti nel film - tra cui il compagno di scuola nonché suo aiutante Ned - e dal loro linguaggio (il termine ‘fico’ viene usato anche più del dovuto, ma almeno rende bene l’idea). Per quanto riguarda la regia, ci saremmo aspettati qualcosa di più dal regista, ma nel complesso le scene d’azione sono ben fatte. È bene mettere in chiaro però che la trilogia di Raimi è inarrivabile, almeno per il momento. Tutti gli interpreti sono molto credibili (è interessante vedere l'evoluzione del personaggio di Tom Holland), ma una menzione speciale è da attribuire al cattivo di turno, l’Avvoltoio, ovvero il mai deludente Michael Keaton, perfetto nel suo ruolo: ha dato spessore al suo personaggio. 

Nella pellicola è presente qualche colpo di scena che la rende meno prevedibile di quanto ci si aspetta inizialmente. Contribuisce alla sua riuscita, nonostante il ritmo incalzante si sia perso durante due/tre scene, una colonna sonora accattivante e fresca. Ricordatevi di rimanere in sala fino al termine dei titoli di coda perché, come sempre, vi attende una sorpresa (oltre all'immancabile piccola apparizione di Stan Lee e Capitan America)!

Voto: 7

Frase: 

Se sei niente senza costume, non dovresti averlo