Rimetti a noi i nostri debiti: la recensione del film con Marco Giallini e Claudio Santamaria

Rimetti a noi i nostri debiti rimarrà nella storia per essere stato il primo film pensato per il cinema ma che ha abbandonato la sala per scegliere una distribuzione online. Il film però non brilla: ottima l'idea, deludente la realizzazione

Dal 4 maggio 2018 è online su Netflix il film Rimetti a noi i nostri debiti: il soggetto e la regia sono opera di Antonio Morabito, uno dei giovani autori del cinema italiano che nel 2014, al Festival del cinema di Roma, aveva ricevuto ottime critiche per il suo film Il venditore di medicine. Nel cast di Rimetti a noi i nostri debiti, film pensato per il cinema e finito in esclusiva sulla piattaforma di streaming, ci sono Claudio Santamaria e Claudio Giallini, che interpretano una coppia di colleghi davvero atipica. Come ne Il venditore di medicine, dove Morabito raccontava un personaggio schiacciato nell'inferno lavorativo dell'industria farmaceutica (sempre interpretato da Santamaria), anche nel suo secondo lungometraggio il regista di Carrara sceglie una storia che parla di lavoro, immaginando due personaggi che per sbarcare il lunario sono costretti a svolgere un compito avvilente e dalla dubbia moralità.

Rimetti a noi i nostri debiti: la trama

Guido (Claudio Santamaria) vive tirando avanti come può: è un ingegnere ma dopo che la ditta di informatica per cui lavorava è fallita, si barcamena in un lavoro saltuario da magazziniere. La sua vita privata non è più ridente: il suo tempo libero lo trascorre bevendo qualche bicchiere al bar con Rina (Flonja Kodheli), la nuova barista del locale che frequenta di solito, e in compagnia di un vecchio professore (Jerzy Stuhr), suo vicino di casa e unico amico. Guido però ho un problema: dei debiti accumulati nel tempo e mai pagati. Quando perde anche il lavoro precario e subisce un’aggressione commissionata dai suoi creditori, capisce che l’unico modo per risollevarsi è paradossalmente lavorare per loro, divenendo lui stesso un esattore e prestando il suo servizio in cambio dell'estinzione del suo debito. L'affiancamento per imparare tutti i segreti di questo mestiere glielo farà Franco (Marco Giallini), un esperto e affermato recuperatore di crediti. Fra i due si instaurerà uno strano rapporto, un'amicizia a specchio in cui l'uno cerca di riconoscersi nell'altro, per assolvere i propri peccati, o meglio la scelta di alimentare un sistema che dapprima li ha schiacciati.

Ottima l'idea, ma Rimetti a noi i nostri debiti è un film deludente 

Il secondo lungometraggio di Antonio Morabito racconta uno scenario molto attuale. Un modno dove il lavoro scarseggia, in cui ci si arrangia come si può, a volte ci si improvvisa, accettando lavori saltuari e sottopagati, e dove molti, anzi moltissimi, si indebitano con le banche per andare avanti. Tutto familiare e scontato, ma è l'idea centrale del film di Antonio Morabito ad essere davvero interessante: l'autore mette in scena due protagonisti vittime e carnefici allo stesso tempo, intrappolati all'interno del sistema da cui in realtà vorrebbero scappare. Il film cerca di indagare il rapporto che si instaura fra i due, come aveva fatto Antoine Fuqua nell'avvincente action Training day, ma è proprio qui che il film si inceppa.

I personaggi, interpretati dalla coppia Santamaria-Giallini, sono due esattori di debiti, a volte accumulati da povera gente altre volte da magnaccia indolenti, al servizio di istituti di credito che gli commissionano di recuperare i crediti dei loro clienti: alla banca non interessa come, l'importante è raggiungere la cifra, sulla quale poi i creditori estraggono una percentuale con cui viene pagato il loro stipendio. Insomma un lavoro a provvigione, senza orari d'ufficio e attuato con metodologie borderline. Una volta individuati i debitori se piccoli e squattrinati i due li intimidiscono con qualche mazzata, se pezzi grossi, quelli che la banca dice “siamo sicuri che i soldi li ha”, i due prima indossano delle toghe per darsi un tono (per imparentarsi con la giustizia, perché la finanza non guarda in faccia a nessuno, non c'è moralità quando ci si trova nel giusto) li stalkerizzano mettendoli alla gogna in pubblica piazza perseguitandoli fin quando il debitore cede allo stalking e salda il suo debito.

Rimetti a noi i nostri debiti non si allontana dalla realtà

In Spagna una figura del genere esiste per davvero: si tratta dei cobrador del frac, degli esattori ingaggiati per riscuotere i debiti non pagati inseguendo ovunque il debitore: sotto casa, davanti all'ufficio, per la strada, sui mezzi pubblici, al teatro e ovunque vada, creando molto imbarazzo per il malcapitato che corre immediatamente a pagare i suoi conti pur di liberarsene. Il problema però è fare pace con se stessi ed andare a dormire sapendo di avere la coscienza pulita.

Il film di Antonio Morabito mette in scena due personaggi a specchio

Il soggetto del film è ottimo ma la sceneggiatura lungo il film si perde, inserendo moltissimi dettagli che non vengono approfonditi a sufficienza: dal rapporto con la ragazza del bar a quello con il professore. Sullo sfondo, Rimetti a noi i nostri debiti presenta un personaggio scontato ma sempre attuale. Guido è qualificato eppure sempre alla rincorsa di lavori saltuari, con il dramma di non avere in tasca i soldi per pagare le bollette. Il focus del film invece è collegato al dilemma morale che il protagonista si trova ad affrontare: è giusto perseguitare la gente per fargli pagare i debiti e addirittura vivere di questo guadagnandosi il pane quotidiano sulle disgrazie altrui? E' giusto avvilire chi magari per una sfortuna non riesce a ripagare i propri debiti? Insomma vale sempre il detto plautino homo homini lupus o all'istinto prevale l'umanità?

Dall'altro lato abbiamo Franco, esattore professionista, spietato sul lavoro - perché per lui “estinguere i debiti costa” - padre modello e amorevole in casa. Una doppia faccia che il personaggio riesce a sostenere solo grazie alla sua grande fede: basta una confessione per lavare via i peccati e sdebitarsi dei propri peccati morali di fronte a Dio. Giudo e Franco in fin dei conti sono la faccia della stessa medaglia, che raccontano una storia comune, quella in cui in questa vita si scende a compromessi per raggiungere un equilibrio. Peccato per alcune scene telefonate e patetiche: il film anche se intrattiene non soddisfa le aspettative.

Claudio Santamaria e Marco Giallini sempre sinonimo di qualità?

Rimetti a noi i nostri debiti è ambientato in una Roma grigia, dove non splende mai il sole, dove le persone non sorridono mai e dai toni funerei (non a caso c'è una lunga scena girata in un cimitero, in una metafora che vede tutti gli uomini come morti che camminano a causa di un sistema societario malato che ci indebita da tutti i punti di vista fin da quando nasciamo). I due attori protagonisti non regalano una grande performance: Claudio Santamaria, anche se non splende, offre un personaggio introverso e riservato molto credibile, Giallini, un po' troppo caricato, restituisce un carattere esuberante ma troppo impostato.

Voto: 5